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sabato 6 settembre 2014

La Repubblica all’armi



eziocasaneroA chi inviamo armi oggi? Dopo i kurdi, dopo quelle alla Libia e alla Siria (finite irre­pa­ra­bil­mente ai jiha­di­sti), dopo aver letto l’editoriale di Ezio Mauro, non abbiamo dubbi: inviare subito armi alla «Repub­blica». Dif­fi­cile, fran­ca­mente, leg­gere un edi­to­riale più cao­tico e sospeso in un vuoto dav­vero peri­co­loso. A un certo punto abbiamo temuto che un virus o un copia-incolla sba­gliato abbia immesso nella rifles­sione auto­re­vole una lunga gia­cu­la­to­ria di Oriana Fal­laci, l’ennesima lode al «civile» Occi­dente insi­diato dall’inferno bar­baro che lo cir­con­de­rebbe, dall’Islam al resto del mondo.
Dun­que per Mauro sarebbe comin­ciata la terza era dell’Alleanza, dopo la prima della Guerra Fredda e la seconda, quando con la caduta del Muro «sem­brò aprirsi un secolo lungo senza più nemici per le demo­cra­zie che ave­vano infine ricon­qui­stato il Novecento».
Eppure le date non tor­nano: la prima Nato nasce pre­ven­tiva nel 1949 (il Patto di Var­sa­via nascerà solo nel 1951) e la seconda sta­gione atlan­tica si avvia nell’aprile del 1999 (dieci anni dopo l’89) a Washing­ton in piena guerra «uma­ni­ta­ria» di 78 giorni di raid sull’ex Jugo­sla­via. Con una nuova guerra espan­siva: altro che alleanza di «difesa».
Ma la demo­cra­zia non aveva vinto? Non era il caso di rive­dere quell’Alleanza scia­gu­rata, invece di man­te­nere l’ideologia del nemico necessario.
Ma ora la terza fase, quella nata ieri in Gal­les, è dav­vero neces­sa­ria: guar­date il Calif­fato isla­mico con la sua morte sce­neg­giata. Ma chi ha usato que­sti macel­lai nei vari tea­tri di guerra, dall’Afghanistan alla Bosnia, se non l’Occidente e per por­tare alla vit­to­ria, con­tro il socia­li­smo rea­liz­zato morente e per geo­stra­te­gie di potenza, l’ideologia atlan­tica della pri­ma­zia di civiltà? Che rap­porto c’è ora tra pugnale insan­gui­nato isla­mi­sta e clu­ster bomb ame­ri­cane e israeliane?
Niente dubbi. Anche se la demo­cra­zia ormai «esclude», serve solo ai garan­titi, «non è più garan­zia di gover­nance», sal­tati gli Stati nazio­nali, nelle sedi sovra­na­zio­nali. Il mondo è «fuori con­trollo» ed è «impos­si­bile» lo scam­bio tra cit­ta­dini e Stato, tra diritti e «sicu­rezza». Mili­tare, natu­ral­mente. ma allora, si chiede Ezio Mauro siamo comun­que dispo­sti a difen­dere la demo­cra­zia sotto attacco?
Pure se esau­sto e senza con­te­nuto, per Ezio Mauro l’Occidente va difeso «ad ogni costo». E anche Putin — è il caos — deve rispon­dere alla sfida isla­mi­sta (come se avesse dimen­ti­cato Beslan a tre giorni dall’anniversario). Quindi nuove guerre «uma­ni­ta­rie» insieme a tante basi della Terza glo­riosa fase Tre della Nato, a ridosso della Rus­sia. Un nuovo Muro militare.
Subito, ad ogni costo, armi a Repub­blica.

Tommaso Di Francesco - il manifesto

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