La democrazia ed il lavoro sono i nodi centrali del nostro tempo in Italia e in Europa.
Perché oggi il lavoro manca, è sempre più precario, è sempre meno pagato, al punto che pur lavorando si è poveri. Perché oggi nei luoghi di lavoro, a partire dalla Fiat, si rischia l’autoritarismo con la messa in discussione del Contratto nazionale, dei diritti individuali e collettivi.
Perché la democrazia è negata. Alle donne e agli uomini che lavorano è impedito di votare liberamente gli accordi che li riguardano e di potersi scegliere chi li rappresenta, fino alla messa al bando di un’intera organizzazione sindacale e all’esplicita discriminazione verso gli iscritti della Fiom-Cgil. È in questo contesto che Governo e Confindustria vogliono far passare l’idea, sbagliata e inaccettabile, che per uscire dalla crisi bisogna cancellare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, dopo aver manomesso il sistema pensionistico pubblico. All’opposto devono essere universali, quindi estesi a tutti, la cassa integrazione quale alternativa ai licenziamenti collettivi e la tutela del reddito come diritto di cittadinanza. In una «Repubblica democratica fondata sul lavoro» quale l’Italia deve costituzionalmente essere, la libertà operaia è la libertà di tutti; la sicurezza del disoccupato e il superamento della precarietà è la sicurezza di tutti; un’economia ambientalmente sostenibile e un piano straordinario di investimenti pubblici e privati sono le condizioni per difendere i beni comuni e costruire nuovi posti di lavoro.
Maurizio Landini - il manifesto
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