Gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine sono partiti dopo
il tentativo di alcuni indigados di aprire un varco tra i 1350
poliziotti schierati in tenuta antisommosa a difesa del parlamento
iberico che, per oggi, è rimasta illeso dalla furia popolare.
Se la prima ondata di indiganti, quando c’era ancora Zapatero a
guidare la Spagna, fu largamente pubblicizzata dai media (tanto che
qualcuno parlò di movimento manovrato e di fabbrica del dissenso), il
tentativo odierno di sfonadre il muro di gomma della politica
d’austherithy portata avanti dal governo di Rajoy, almeno in Italia, non
ha avuto molta eco. Il rischio che la protesta contagi anche il
Belpaese forse è tropo alto e, ora che al governo non c’è più
Berlusconi, ciò non sarebbe nemmeno funzionale a certi poteri forti
antiberlusconiani. Il gioco dei nostri media sembra essere piuttosto
quello di sviare l’attenzione: il messaggio che quotidianamente passa
nei nostri telegiornali è che il vero problema sono i party di Fiorito e
della Polverini (che si godono solo le briciole che il sistema
economico-finanziario lascia loro) e che, come ci ricorda sempre e a
reti unificate Napolitano, il nemico da battere non è la finanza, non
sono le banche ma è la cosiddetta antipolitica. Loro la chiamano lotta
al populismo, gli spagnoli hanno capito che è una lotta contro il
popolo. E la stanno vincendo, i Napolitano.
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