sabato 8 giugno 2013

Abruzzo: aumentano le poltrone, riducono la democrazia di Maurizio Acerbo, Consigliere Regionale PRC


Abruzzo: aumentano le poltrone, riducono la democrazia
Inutile lamentarsi di essere etichettati come casta se da casta ci si comporta.
Oggi, come concordato dalla conferenza dei capigruppo con il solito accordo trasversale, e’ stato licenziato in commissione il provvedimento che prevede l’incompatibilità tra la carica di assessore e quella di consigliere.
Praticamente una maniera per bypassare la riduzione decisa dal governo Monti del numero dei consiglieri regionali.

Insomma 6 consiglieri eletti dovranno dimettersi per fare gli assessori e così subentreranno altrettanti non eletti.
Gia’ era discutibile la riforma montiana che invece di tagliare i privilegi ha ridotto il numero dei privilegiati e ha caricato la riduzione dei costi della politica sulle forze minori. Infatti la riduzione del numero dei consiglieri innalza le soglie reali di sbarramento e sostanzialmente sfavorisce le formazioni piu’ piccole diminuendo la rappresentativita’ politica e territoriale del Consiglio.
Ora questi virtuosi della truffa aumentano il numero di nuovo, ma solo a beneficio della coalizione vincente che usufruira’ quindi di un  doppio premio di maggioranza.
Ovviamente e’ stata respinta la mia proposta di finanziare questo aumento dei costi degli organi politici diminuendo le indennita’ di assessori e consiglieri.
Ricordo che questa operazione costa 640.000 euro annui e che sarebbe piu’ sensato prevedere che siano reperiti diminuendo proporzionalmente le indennita’ (cosa che comunque va fatta e su cui tornero’ alla carica).
La Morale della favola e’ che la casta regionale ha deciso di non discutere in consiglio nell’ultima seduta possibile importantissime questioni legate alla legge regionale ma in compenso convoca un consiglio straordinarie per aumentare le poltrone.
Il tutto e’ davvero triste se pensiamo che erano all’esame della commissione e pronte per arrivare in aula proposte di legge su questioni come la doppia preferenza di genere (che non si capisce perche’ debba valere per i comuni e non in Regione), il collegio unico regionale, il doppio turno o la soglia per usufruire dell’abnorme premio di maggioranza.
Particolarmente surreale che si riprenda dai comuni la norma sull’incompatibilita degli assessori ma non quella elettorale.
Faccio presente che la legge elettorale regionale ha lo stesso difetto del porcellum, cioe’ quello che il presidente Napolitano e la Cassazione hanno definito “abnorme” premio di maggioranza.
In un sistema non piu’ bipolare PDL e PD con relativi satelliti intendono prendersi – magari anche con meno del 30% -  il 60% del consiglio e ora ci aggiungono anche 6 poltrone in più.

Invece dei costi della politica tagliano la democrazia di Stefano Vinti, Assessore PRC Umbria


Prima Tremonti e poi Monti obbligano le regioni (ad eccezione della Lombardia) alla riduzione della rappresentanza politica e territoriale dei consigli regionali.
I liberisti, Berlusconi e Monti, approfittando degli scandali che si sono susseguiti in diverse regioni, su tutte la Lombardia dove nella giunta Formigoni sedeva direttamente un assessore accusato di collusione con la ‘ndrangheta, amplificati da una campagna di delegittimazione della politica, per abbassare i costi (inaccettabili) della politica stessa, hanno pensato bene di tagliare il 30% dei consiglieri regionali, mutilando, di fatto, il pluralismo politico, culturale e territoriale.
In Umbria il consiglio regionale passerà dagli attuali trenta consiglieri a venti. Un consiglio mutilato e ridotto ad un consiglio di amministrazione, a cui si aggiunge la forma di governo presidenziale.
Le stime ufficiali, del governo ci dicono che l’evasione fiscale in Umbria ammonta a 4 miliardi di euro, ma il problema sono i consiglieri regionali.
L’attacco è alla democrazia rappresentativa dopo il taglio dei consigli comunali, la soppressione dei consigli provinciali, il paventato taglio dei parlamentari e con l’introduzione del presidenzialismo alle porte, il progetto liberista di disfarsi dello stato sociale e della democrazia sta prendendo minacciosamente corpo.
La riduzione così drastica della rappresentanza in consiglio regionale avrà conseguenze devastanti per l’Umbria.
Rifondazione Comunista ha proposto, per ridurre i costi della politica, l’abolizione immediata dei vitalizi per i consiglieri e il dimezzamento dell’indennità, lasciando a trenta componenti il consiglio.
Inoltre il passaggio definitivo a venti consiglieri, per accordo politico, avrebbe dovuto essere contestuale alla stesura dei criteri per la nuova legge elettorale regionale in grado di garantire il pluralismo politico, culturale e territoriale
Questo accordo non è stato rispettato dal PD e, con la legge elettorale vigente, il centrosinistra sarà rappresentato solo dal PD e per l’opposizione dal M5S e dal PdL. Un esito inaccettabile per Rifondazione Comunista e ritengo per tutti coloro che hanno a cuore la democrazia.
Ora si apra un vero confronto pubblico sulla nuova legge elettorale regionale, non solo nelle stanze e nei corridoi di Palazzo Cesaroni ma nella società regionale. Un confronto a tutto campo dove ogni forza politica deve assumersi le proprie responsabilità. Sarebbe ora che la “sinistra umbra” abbia un sulsulto unitario e cominci a far sentire la propria voce.

 


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