mercoledì 5 marzo 2014

Grillo tra ribelli a Roma e Parma

Stelle. Si spera nell’arrivo di almeno due senatori dimissionari
brokenI sena­tori espulsi dal Movi­mento 5 stelle si orga­niz­zano e nei pros­simi giorni potreb­bero dar vita a un gruppo auto­nomo. A par­larne è stato ieri il sena­tore Lorenzo Bat­ti­sta, che in un’intervista al pro­gramma Le Iene ha dato quasi per fatta la nascita della nuova for­ma­zione. «Il nostro obiet­tivo è quello di avere un’identità come gruppo. Sarà più demo­cra­tico rispetto al M5S, non ci sarà alcun lea­der e tutti potranno espri­mere il loro pen­siero libe­ra­mente», ha spiegato.
Non si tratta certo di una novità. L’idea di for­mare un gruppo a parte cir­cola infatti da parec­chio, ma le parole di Bat­ti­sta sem­brano anti­ci­pare un po’ troppo i tempi. Al momento man­cano infatti i numeri per­ché un nuovo gruppo possa nascere. Oltre agli ultimi quat­tro espulsi — insieme a Bat­ti­sta, Fran­ce­sco Cam­pa­nella, Fabri­zio Boc­chino e Luis Alberto Orel­lana — nel gruppo potreb­bero con­fluire i quat­tro sena­tori che hanno già lasciato il movi­mento nei mesi scorsi: Adele Gam­baro, Marino Mastran­geli, Paola De Pin a Fabiola Anti­nori. In totale fa otto, quando per for­mare al Senato ne ser­vono almeno dieci. I due man­canti potreb­bero essere tra i sei che, dopo le ultime espul­sioni, hanno pre­sento le dimis­sioni. «E’ vero i numeri ancora non ci sono ma non siamo lon­ta­nis­simi e io sono otti­mi­sta», ammette Cam­pa­nella. Che non nasconde di sognare un nuovo Movi­mento 5 stelle «senza né Grillo né Casa­leg­gio». Anche con Fede­rico Piz­za­rotti, il sin­daco di Parma fre­sco fre­sco anche lui di sco­mu­nica? «Non ho mai par­lato con lui, mi dicono che sia una per­sona in gamba ma per ora va lasciato lavo­rare in pace, come sin­daco di una città ha già i suoi pro­blemi. Poi, se ci sarà una pro­spet­tiva cre­di­bile, se ne può ripar­lare», dice cauto Campanella.
Chi non chiude la porta alla pos­si­bi­lità di un nuovo gruppo è la sena­trice Gam­baro, tra i primi a essere stata cac­ciata dalla rete. Anche lei, però, ritiene che Bat­ti­sta abbia acce­le­rato un po’ tropo i tempi. «Per ora non ne abbiamo ancora discusso, e comun­que siamo in pochi ma non lo escludo a priori. Nel frat­tempo io ho invi­tato gli ultimi espulsi a entrare nel gruppo misto, dove noi ex M5S abbiamo già una for­ma­zione auto­noma, i Gruppi di azione popolare».
Intanto il guru geno­vese ieri ha dovuto incas­sare un duro colpo pro­prio da Piz­za­rotti. Il sin­daco di Parma ha infatti con­fer­mato l’intenzione di tenere una riu­nione con tutti i can­di­dati sin­daco del M5S, e que­sto nono­stante il divieto arri­vato dall’ex comico. Ieri a Parma, sia Piz­za­rotti che i con­si­glieri del M5S hanno pre­fe­rito evi­tare di ina­sprire ulte­rior­mente la situa­zione con nuove dichia­ra­zioni, pur con­fer­mando l’appuntamento del pros­simo 15 marzo, ma è chiaro che l’intervento di Grillo, che non ha dige­rito le parole di Piz­za­rotti con­tro le espul­sioni, crea pro­blemi nella giunta e nel M5S cit­ta­dino che a que­sto punto deve sce­gliere da che parte stare, se con il sin­daco o con Grillo. Scelta quest’ultima che equi­var­rebbe a una sfi­du­cia nei con­fronti del primo cit­ta­dino. Se così fosse, Grillo potrebbe appun­tarsi anche la meda­glia di aver fatto cadere il suo primo sin­daco, fino a oggi un orgo­glio per il M5S.
Senza con­tare che il movi­mento con­ti­nua a per­dere pezzi. In pole­mica con Grillo e Casa­leg­gio ieri a lasciare è stato Pie­tro Bram­bil­la­sca, con­si­de­rato un atti­vi­sta sto­rico del M5S a Ber­gamo. «La ditta Grillo-Casaleggio è una delle tante ano­ma­lie di que­sta Paese — ha detto Bram­bil­la­sca spie­gando la sua deci­sione -. Nes­suno la vede, tutti la tol­le­rano. Se sei una per­sona intel­let­tual­mente one­sta, smetti di tol­le­rarla». « Meglio pochi ma coesi», aveva detto il lea­der chie­dendo l’espulsione dei dis­si­denti. E’ pro­ba­bile che alla fine sarà accon­ten­tato. Stando infatti all’ultimo son­dag­gio dell’istituto Pie­poli, dopo le ultime espul­sioni il M5S si atte­sta al 17,5%, quasi otto punti in meno rispetto alle politiche.
Carlo Lania - il manifesto

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