I senatori espulsi dal Movimento 5 stelle si organizzano e nei prossimi giorni potrebbero dar vita a un gruppo autonomo. A parlarne è stato ieri il senatore Lorenzo Battista, che in un’intervista al programma Le Iene ha dato quasi per fatta la nascita della nuova formazione. «Il nostro obiettivo è quello di avere un’identità come gruppo. Sarà più democratico rispetto al M5S, non ci sarà alcun leader e tutti potranno esprimere il loro pensiero liberamente», ha spiegato.
Non si tratta certo di una novità. L’idea di formare un gruppo a parte circola infatti da parecchio, ma le parole di Battista sembrano anticipare un po’ troppo i tempi. Al momento mancano infatti i numeri perché un nuovo gruppo possa nascere. Oltre agli ultimi quattro espulsi — insieme a Battista, Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino e Luis Alberto Orellana — nel gruppo potrebbero confluire i quattro senatori che hanno già lasciato il movimento nei mesi scorsi: Adele Gambaro, Marino Mastrangeli, Paola De Pin a Fabiola Antinori. In totale fa otto, quando per formare al Senato ne servono almeno dieci. I due mancanti potrebbero essere tra i sei che, dopo le ultime espulsioni, hanno presento le dimissioni. «E’ vero i numeri ancora non ci sono ma non siamo lontanissimi e io sono ottimista», ammette Campanella. Che non nasconde di sognare un nuovo Movimento 5 stelle «senza né Grillo né Casaleggio». Anche con Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma fresco fresco anche lui di scomunica? «Non ho mai parlato con lui, mi dicono che sia una persona in gamba ma per ora va lasciato lavorare in pace, come sindaco di una città ha già i suoi problemi. Poi, se ci sarà una prospettiva credibile, se ne può riparlare», dice cauto Campanella.
Chi non chiude la porta alla possibilità di un nuovo gruppo è la senatrice Gambaro, tra i primi a essere stata cacciata dalla rete. Anche lei, però, ritiene che Battista abbia accelerato un po’ tropo i tempi. «Per ora non ne abbiamo ancora discusso, e comunque siamo in pochi ma non lo escludo a priori. Nel frattempo io ho invitato gli ultimi espulsi a entrare nel gruppo misto, dove noi ex M5S abbiamo già una formazione autonoma, i Gruppi di azione popolare».
Intanto il guru genovese ieri ha dovuto incassare un duro colpo proprio da Pizzarotti. Il sindaco di Parma ha infatti confermato l’intenzione di tenere una riunione con tutti i candidati sindaco del M5S, e questo nonostante il divieto arrivato dall’ex comico. Ieri a Parma, sia Pizzarotti che i consiglieri del M5S hanno preferito evitare di inasprire ulteriormente la situazione con nuove dichiarazioni, pur confermando l’appuntamento del prossimo 15 marzo, ma è chiaro che l’intervento di Grillo, che non ha digerito le parole di Pizzarotti contro le espulsioni, crea problemi nella giunta e nel M5S cittadino che a questo punto deve scegliere da che parte stare, se con il sindaco o con Grillo. Scelta quest’ultima che equivarrebbe a una sfiducia nei confronti del primo cittadino. Se così fosse, Grillo potrebbe appuntarsi anche la medaglia di aver fatto cadere il suo primo sindaco, fino a oggi un orgoglio per il M5S.
Senza contare che il movimento continua a perdere pezzi. In polemica con Grillo e Casaleggio ieri a lasciare è stato Pietro Brambillasca, considerato un attivista storico del M5S a Bergamo. «La ditta Grillo-Casaleggio è una delle tante anomalie di questa Paese — ha detto Brambillasca spiegando la sua decisione -. Nessuno la vede, tutti la tollerano. Se sei una persona intellettualmente onesta, smetti di tollerarla». « Meglio pochi ma coesi», aveva detto il leader chiedendo l’espulsione dei dissidenti. E’ probabile che alla fine sarà accontentato. Stando infatti all’ultimo sondaggio dell’istituto Piepoli, dopo le ultime espulsioni il M5S si attesta al 17,5%, quasi otto punti in meno rispetto alle politiche.
Carlo Lania - il manifesto
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