Oltraggioso e minaccioso il messaggio che il capo di Confindustria ha mandato a un Paese stremato da crisi, evasione, inquinamento, delocalizzazioni e altre norme su misura dei suoi associati
di Alessio Di Florio, Popoffquotidiano.it
Si è vissuti per troppi anni al di sopra delle possibilità. Frasi del
genere in questi anni hanno fatto capolino qua e là nei commenti sulla
crisi economica. L’abbiamo risentita nei giorni scorsi, pronunciata dal
Presidente di Confindustria al meeting di Comunione e Liberazione. Ha
fatto riferimento generalmente all’Italia, a tutto il popolo, senza
individuare responsabili ma facendo quasi intendere che tutti lo sono.
Ma quando “tutti sono responsabili” spesso è come se nessuno lo fosse.
O, ancor di più, che lo sono coloro che non hanno voce, che non sono
potenti e riveriti.
Si è vissuti per anni al di sopra delle possibilità,
ma chi? E quali sono le possibilità? Si fa riferimento alle tantissime
industrie inquinanti? A chi ha avvelenato interi territori? Ai
ricchissimi che possiedono la stragrande maggioranza della ricchezza
prodotta e che son sempre vissuti nel lusso? Ad aziende e operatori
economici che tentano di pagare sempre meno e di meno gli operai perché
per anni hanno speculato e dilapidato? No, si fa riferimento
genericamente all’Italia e agli italiani. Quindi il pensionato,
l’operaio che per decenni si è spaccato la schiena in una fabbrica o in
un altro luogo di lavoro fisico, mettendo quotidianamente a rischio la
propria salute e incolumità, il malato grave costretto in un letto, gli
impoveriti e coloro che hanno sempre vissuto al limite (se non sotto) la
“soglia di sopravvivenza” hanno causato la crisi perché sono vissuti al
di sopra delle possibilità …
Da tantissimi anni ci viene raccontata l’esigenza di una riforma
delle pensioni perché l’attuale regime sarebbe insostenibile.
All’incirca lo stesso periodo dal quale periodicamente qualcuno afferma
che lo “Stato Sociale” è fallito e quindi bisogna sostituirlo (ma se
provi a chiedere che vuol dire che è fallito i balbettii sarebbero
comici se non parlassimo di dolore, sofferenza, diritti fondamentali),
mentre in questi anni si è arrivati a considerare privilegi persino
leggi come la 104/92 che semplicemente consente di assistere un
familiare grave permettendo di non recarsi a lavoro per 3 giorni al
mese. I tagli alla sanità (6 anni dopo lo scandalo Sanitopoli in Abruzzo
la stampa informa che da ottobre non esisterà più la riabilitazione
gratuita per i disabili…) e al sociale sono quotidiani da molto prima
che iniziasse la crisi. La scuola è sempre più in difficoltà economiche e
da molti anni viene denunciato che la stanno trascinando nelle
“braccia” dei privati. Tutto questo perché in Italia si è vissuto al di
sopra delle proprie possibilità. Poi arrivano provvedimenti come
“inquinatore protetto” di cui abbiamo già scritto alcune settimane fa,
in cui i movimenti ambientalisti denunciano che rischia di favorire i
grandi inquinatori odierni e futuri e non facendo pagare agli
inquinatori di ieri (i costi alla fine saranno a carico della
collettività), o l’attualissimo “sblocca italia” che dietro alle fanfare
e agli annunci trionfalistici nasconde l’Italia fossile di domani
consegnando interi territori ad un futuro “nero-petrolio” che favorisce
solo le multinazionali degli idrocarburi.
Paolo Pietrangeli fece cantare ad una a dir poco acida borghese che
“anche l’operaio vuole il figlio dottore” scandalizzandosi di quale
“ambiente (che) può venir fuori” perché “non c’è più morale”. Decenni dopo stiamo tornando a quei tempi, come
disse anni fa Warren Buffet la lotta di classe esiste, è quella dei
padroni. E’ una lotta di classe che avviene in nome di una crisi nella
quale si favoriscono i padroni, anche quando inquinano e devastano,
mentre si garantiscono sempre meno i diritti essenziali dei lavoratori e
degli impoveriti. Perché, nell’Italia che è “vissuta al di sopra delle
possibilità”, i ricchi possono vivere e consumare a piacere e i loro
profitti vanno difesi. Tutto il resto non deve esistere più …
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua