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“Faziose”, hanno ripetuto i lanzichenecchi di regime che più che mai intasano totalitariamente il video. Se ne facciano una ragione: domenica, detto molto sobriamente e senza fanfare, l’Italia s’è desta.
Il difficile comincia ora. Quella incontenibile volontà di liberazione che ha illuminato di serena e fraterna indignazione i volti e gli animi delle italiane e degli italiani migliori, può suonare la diana della fine del regime ma può anche disperdersi nella morta gora di una politica consegnata una volta di più al monopolio inetto dei politici di mestiere. (Sì, migliori. Facciamola questa parentesi: in piazza domenica c’era proprio l’Italia migliore, moralmente e umanamente migliore. Perché avere timore di dirlo, di fronte all’Italia del “porco è bello!”, che spaccia da libertà sessuale il servizio a pagamento per virilità posticce e da meritocrazia la nomina nei Parlamenti e nei ministeri delle epigone nostrane – ma avide – di Monica Lewinsky?).
Le animatrici di “Se non ora quando?” non facciano dunque l’errore compiuto dai girotondi, e poi dai Viola, e dal movimento degli studenti, e da tutti i movimenti di lotta che hanno mantenuto civile e vivo questo paese nel “quasi ventennio” cupo che abbiamo vissuto, non deleghino ai soli partiti il momento elettorale, perché quello è il pallottoliere che alla fine decide i governi e le leggi, la realizzazione o la distruzione della nostra Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza. Dieci anni di movimenti trovino la lucidità di discuterne seriamente adesso, tra loro, di come essere protagonisti anche il giorno delle urne. I partiti non bastano, lo hanno mostrato al di là di ogni ragionevole dubbio.
Paolo Flores d'Arcais, Il Fatto quotidianoLe animatrici di “Se non ora quando?” non facciano dunque l’errore compiuto dai girotondi, e poi dai Viola, e dal movimento degli studenti, e da tutti i movimenti di lotta che hanno mantenuto civile e vivo questo paese nel “quasi ventennio” cupo che abbiamo vissuto, non deleghino ai soli partiti il momento elettorale, perché quello è il pallottoliere che alla fine decide i governi e le leggi, la realizzazione o la distruzione della nostra Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza. Dieci anni di movimenti trovino la lucidità di discuterne seriamente adesso, tra loro, di come essere protagonisti anche il giorno delle urne. I partiti non bastano, lo hanno mostrato al di là di ogni ragionevole dubbio.
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