12 Novembre 2009
“Il potere dichiara che il giovane arrestato di nome Gesù figlio di Giuseppe è morto perché aveva le mani bucate e i piedi pure, considerato che faceva il falegname e maneggiando chiodi si procurava spesso degli incidenti sul lavoro. Perché parlava in pubblico e per vizio si dissetava con l´aceto, perché perdeva al gioco e i suoi vestiti finivano divisi tra i vincenti a fine di partita.“
“I colpi riportati sopra il corpo non dipendono da flagellazioni, ma da caduta riportata mentre saliva il monte Golgota appesantito da attrezzatura non idonea e la ferita al petto non proviene da lancia in dotazione alla gendarmeria, ma da tentativo di suicidio, che infine il detenuto è deceduto perché ostinatamente aveva smesso di respirare malgrado l’ambiente ben ventilato. Più morte naturale di così toccherà solo a tal Stefano Cucchi quasi coetaneo del su menzionato.”
(Erri de Luca, scrittore)
“Il potere dichiara che il giovane arrestato di nome Gesù figlio di Giuseppe è morto perché aveva le mani bucate e i piedi pure, considerato che faceva il falegname e maneggiando chiodi si procurava spesso degli incidenti sul lavoro. Perché parlava in pubblico e per vizio si dissetava con l´aceto, perché perdeva al gioco e i suoi vestiti finivano divisi tra i vincenti a fine di partita.“
“I colpi riportati sopra il corpo non dipendono da flagellazioni, ma da caduta riportata mentre saliva il monte Golgota appesantito da attrezzatura non idonea e la ferita al petto non proviene da lancia in dotazione alla gendarmeria, ma da tentativo di suicidio, che infine il detenuto è deceduto perché ostinatamente aveva smesso di respirare malgrado l’ambiente ben ventilato. Più morte naturale di così toccherà solo a tal Stefano Cucchi quasi coetaneo del su menzionato.”
(Erri de Luca, scrittore)
di Giovanni Russo Spena
Abbiamo, dalle prime ore successive alla sua morte, detto e dimostrato
che la morte di Stefano era omicidio di Stato. Oggi, con scientificità
giuridica, affermiamo che la sentenza di primo grado è una sentenza di
regime. Essa è frutto della "ragion di Stato" che è storicamente figlia
dell'emergenzialismo, dello"stato di eccezione". Cioè dell'attuale
contesto politico. Se vengono condannati solo i medici e assolti
poliziotti, carabinieri, ecc., viene, infatti, dato un messaggio
preciso: Stefano è morto per un errore "sanitario"; e, tra l'altro (come
vomita l'infame Giovanardi), se l'è cercata, perchè era un"tossico"
(ricordo, per inciso, che la legge Fini/Giovanardi contro i
tossicodipendenti è un insulto alla ragione sul piano giuridico, sociale
e finanche medico). Il Sap, sidacato di polizia noto per posizioni
corporative e vandeane, esulta. Ilaria, i genitori, gli amici, i
compagni, noi ieri, alla lettura della sentenza, abbiamo pianto (di
dolore, di rabbia, di indignazione, per la morte dello Stato di
diritto).
Dovremo riflettere ed agire, ricostruire attenzione e coscienza
democratica su temi "difficili"anche per il popolo della sinistra, come
il carcere, il garantismo, la critica del potere (a partire dai poteri
militari). Riguarda anche il nostro agire sociale, le nostre lotte, se è
vero che, mentre i massacratori di Stefano vengono assolti, cresce la
"detenzione sociale"cioè un numero sempre maggiore di operai, precari,
occupanti di case, studenti viene represso e compagni antifascisti come
il nostro caro compagno di Termoli langue in un carcere di massima
sicurezza con una condanna abnorme. E' l'ora di ricominciare a pensare
ad una proposta di amnistia per la detenzione politica e sociale. Per il
momento pongo solo, brevemente, alcune questioni: 1) La magistratura
non ha mai creduto di dover svolgere un'indagine seria sull'uccisione di
Stefano. Non ha, infatti, mai collegato il suo viso tremendamente
tumefatto, le sue fratture, le sue ossa rotte, al contesto complessivo
concernente i tempi e i luoghi. Ha sminuzzato le indagini, le ha
sezionate, perdendo di vista il punto centrale: se non fosse passato in
quei luoghi gestiti dal potere militare Stefano sarebbe ancora vivo.
Quello dei periti asserviti al potere (anche per avere molti incarichi) è
diventeto, poi, un cancro per moltissimi processi; 2) Così muore lo
Stato di diritto perchè muore l'habeas corpus che ne è il fondamento
primo (quando una persona è nelle mani del potere, insegnava Cesare
Beccaria, la sua vita deve essere tutelata e considerata sacra da chi lo
arresta e ne domina anche il corpo, altrimenti introduciamo la pena di
morte surrettizia. Nelle carceri italiane, purtroppo, lo documentiamo da
anni, vige la tortura (sovraffollamento, atti di autolesionismo dei
detenuti, suicidi, torture fisiche vere e proprie). Tanto è vero che le
Commissioni europee prevedono la costituzione, entro un anno, del
National Preventive Mechanism (meccanismi di controllo e garanzia di
tutti i luoghi di detenzione, carceri, caserme, commissariati, galere
etniche); 3) La sentenza Cucchi, come la sentenza contro le violenze
poliziesche al G8 di Genova, richiedono l'applicazione dell'obbligo
dell'introduzione del reato di tortura nel codice penale. E' una delle
misure giuridiche per contrastare omertà e corporativismo omicida dei
poteri militari, alimentati dai comportamenti della quasi totalità delle
forze politiche. La Convenzione Onu contro la tortura ed altre pene e
trattamenti crudeli, disumani o degradanti è entrata in vigore il 26
giugno 1987. Nel giugno 2008 è stata ratificata da 145 paesi.
Vergognosamente l'Italia, pur avendo ratificato la Convenzione, non
vuole inserire nel codice penale il reato di tortura. L'Italia è lo
Stato europeo con il maggior numero di condanne per violazione della
Convenzione europea dei diritti della persona. Propongo che la dolorosa
vicenda di Stefano comporti un impegno eccezionale anche per la raccolta
di firme sulle tre leggi di iniziativa popolare di cui siamo
copromotori: introduzione del reato di tortura, per l'appunto; in
secondo luogo, per il rispetto della Costituzione nelle carceri; in
terzo luogo contro la legge Fini/Giovanardi, che tanta carcerazione
inutile produce dolorosamente ogni giorno nel nostro paese,
depenalizzando i consumi, diversificando il destino dei consumatori di
droghe leggere da quello di sostanze pesanti e diminuendo le pene ed
annullando la carcerazione.
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