martedì 4 giugno 2013

Rappresentanza, lettera di Carlo Guglielmi al leader della Fiom Landini: "La battaglia per la democrazia è per tutti"


Caro Landini (…) l’unico limite che hai identificato è che il patto (sulla Rappresentanza, ndr) “non risolve il problema della Fiat”, ed è “proprio per questo necessario arrivare comunque ad una legge” che evidentemente speri possa ricalcare i medesimi contenuti dell’accordo. Inizia così la lunga lettera (testo completo) che Carlo Guglielmi, presidente del Forum Diritti Lavoro, indirizza al leader della Fiom sul giudizio, “positivo”, che questi ha dato dell’accordo tra sindacati confederali e Confindustria raggiunto pochi giorni fa. Questi i punti di critica elencati da Guglielmi.

-         Il dato elettorale” nelle elezioni per le Rsu. In base all’accordo del 31 maggio nei posti di lavoro (di certo prevalenti) ove i lavoratori già oggi non votano per eleggere i propri rappresentanti si potrà procedere al “passaggio alle elezioni delle Rsu ….solo se definito unitariamente dalle federazioni aderenti alle Confederazioni firmatarie il presente accordo” con pesantissimo arretramento rispetto al protocollo del 1993 che prevedeva il potere di impulso a qualsiasi sindacato raccogliesse il 5% delle firme dei lavoratori e aderisse alle procedure elettorali di cui al protocollo stesso. Con il patto del 31 maggio il diritto di scelta dei propri rappresentati non è più neppure formalmente dei lavoratori ma diviene una facoltà di Cgil, Cisl e Uil azionabile discrezionalmente a seconda delle convenienze azienda per azienda. Insomma, quand’anche la Fiat rientrasse in Confindustria, comunque senza il consenso di Fim e Uilm e Federmeccanica i lavoratori non potrebbero votare.
-         Ma addirittura stupefacente è la successiva previsione contenuta nell’accordo del 31 maggio per cui comunque - laddove le elezioni delle Rsu invece si terranno – ‘ai fini della misurazione del voto espresso da lavoratrici e lavoratori nella elezione della Rappresentanza Sindacale Unitaria varranno esclusivamente i voti assoluti espressi per ogni Organizzazione Sindacale aderente alle Confederazioni firmatarie della presente intesa’. Insomma - dato che tu stesso additi le regole dell’accordo di venerdì scorso “alla politica” come strumento per “risolve(re)…quella che è una crisi generale della rappresentanza” - è come se consigliassi all’omologo governo di larghe intese di fare una riforma elettorale che dica che il cittadino può scegliere il partito che vuole ma poi, per la distribuzione dei seggi in Parlamento, varranno esclusivamente le tessere e i voti espressi per i soli partiti aderenti alla maggioranza che sostiene il Governo Letta-Alfano, realizzando un sistema quanto meno”protetto” cioè autoritario.
-         Alla domanda sui limiti dell’accordo, tu abbia del tutto omesso di riferire come per te (e per la tua organizzazione) sia almeno un “problema” il fatto che l’accordo del 31 maggio non solo prevede “l’impegno... a non promuovere iniziative di contrasto agli accordi” ma che ad esso si aggiunge il rinvio ai contratti di categoria per identificare “le conseguenze di eventuali inadempimenti”. E così il patto del 31 maggio ha fatto cadere persino la davvero minimale clausola di garanzia contenuta nell’accordo del 28 giugno 2011 che quanto meno imponeva che le sanzioni riguardassero “non i singoli lavoratori” avendo invece da oggi i contratti nazionali facoltà di colpirli qualora vogliano mettere in campo “iniziative di contrasto” (come subito rilevato dal vicepresidente di Confindustria Dolcetta sul Sole 24 ore del 2 giugno).
-         Insomma forse per qualche giorno la tua personale credibilità e quella della tua organizzazione potranno impedire ai più di comprendere appieno i contenuti dell’accordo e quindi prendere per buona la tua affermazione per cui l’accordo del 31 maggio “riconosce il valore delle nostre lotte”. Ma il punto è che quando dici “nostre” non puoi fare riferimento solo al gruppo dirigente nazionale che ti sostiene e neppure alla sola Fiom ma lo devi fare al ben più ampio movimento di cittadini, studiosi, personalità pubbliche, associazioni, partiti e altri sindacati che con te si sono attivati e battuti. Ti ricordo allora che le “nostre” lotte non erano per sostituire la regola dell’art. 19 dello Statuto per cui può rappresentare i lavoratori solo chi firma il contratto con la nuova regola del 31 maggio per cui possono rappresentare i lavoratori solo Cgil Cisl e Uil. Le “nostre” lotte non erano solo per ottenere il doverosissimo reingresso della Fiom ai tavoli della contrattazione e nella pienezza dell’agibilità sindacale (trattenute, diritto di assemblea eccetera) in cambio della rinunzia al conflitto sindacale e giudiziario. Le “nostre” lotte erano per l’esatto contrario: un nuovo protagonismo conflittuale e democratico dei cittadini al lavoro.
-        Credo quindi tu abbia oggi tre scelte davanti a te da prendere molto rapidamente
   La prima è dire che il tuo giudizio positivo atteneva alla scelta di contare voti e tessere ma che non approverai mai nessun accordo e nessuna legge che non prevederanno il diritto universale dei lavoratori di votare e il corrispondente dovere di contare voti e tessere di tutti i lavoratori senza alcuno scambio con il diritto al conflitto, continuando così ad essere uno dei protagonisti assoluti della battaglia per la democrazia sul posto di lavoro. 
  La seconda scelta è dire la verità sui disastrosi contenuti dell’accordo del 31 maggio e provare a spiegare la tua posizione per tentare di tenere unito un filo di confronto con i moltissimi che hanno guardato alla Fiom e a te personalmente con speranza e fiducia e che ora si sentono abbandonati e delusi. 
  La terza scelta è continuare a sostenere che l’accordo del 31 maggio sia “positivo e importante… un passo avanti in materia …di democrazia nei luoghi di lavoro” da generalizzare per legge, diventando così tu di fatto un vero e proprio ostacolo (forse il maggiore) sulla strada della democrazia del lavoro in questo paese.

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