La parola fino ad ora proibita,
‘sciopero’, compare nella parte introduttiva del documento,
altrettanto critica verso la strategia sin qui adottata dai vertici
nazionali, regionali e provinciali. «Un sindacato riformista deve
svolgere un ruolo incisivo e di prospettiva, ricordandosi quali sono i
soggetti da tutelare; ma, soprattutto, non rinunciando ad azioni
forti ed importanti, ivi compreso lo sciopero, per salvaguardare i
diritti».
Posizione che appare lontana anni
luce da quella espressa solo martedì dal regionale, e avvallata dal
segretario provinciale Giuseppe Demaria. «In una situazione di grande
difficoltà economica e sociale, poca cosa diventano le polemiche
sindacali che in questi giorni qualcuno vuole agitare», era uno dei
passaggi centrali. «La Cisl ha proposto di sostenere con iniziative di
sabato o di sera le rivendicazioni sindacali, convinta che serva il
dialogo e non l’abuso degli strumenti sindacali. Chi propone da solo lo
sciopero contro la manovra e la crisi, non crea risposte per
migliorare le condizioni di lavoratori e pensionati». Nei giorni
successivi, pur esprimendo giudizi sempre più duri sulle ipotizzate
modifiche alla manovra, la Cisl aveva sempre fatto riferimento a
generiche ‘mobilitazioni’: come il sit in di giovedì scorso (insieme
alla Uil) davanti al Senato, o quello programmato dal regionale per
lunedì alla villa Reale di Monza. Questo perchè parlare di sciopero
poteva essere letto, di fatto, come una retromarcia ed una
legittimazione della strategia Cgil.
Ma la Fim Cisl di Cremona ha spezzato
questo precario equilibrio; con una scelta di campo che fa prevedere
altre, dure polemiche.
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