venerdì 16 settembre 2011

Un referendum a difesa degli assetti sociali e politici esistenti

La crisi del sistema politico-istituzionale è giunta al suo apice. Morto il vecchio sistema dei poteri, non sembra si sia già conformato il nuovo assetto. In questa situazione di transizione si pone la proposta di referendum sul sistema elettorale. Una proposta ben più rilevante di quanto non possa apparire, poiché non propone solo la cancellazione della legge attualmente vigente (l'ignobile porcellum), ma prefigura anche il "nuovo" assetto che la rappresentanza politica dovrebbe assumere dopo la caduta di Berlusconi e del suo regime. 
In realtà il sistema che i referendari (ri)propongono sembra ispirarsi al nietzschiano «eterno ritorno del sempre eguale». Infatti, la proposta «innovativa» sarebbe quella di tornare alle origini per ripercorrere la strada che ci ha portato sin qui, facendo rivivere quella legge che ha reso sempre più asfittico il sistema politico italiano (il contestato mattarellum). La domanda decisiva sulla quale interrogarsi per valutare questa iniziativa allora diventa: il successo del referendum sarebbe un vero progresso rispetto all'oggi ovvero rappresenterebbe solo un'opera di conservazione degli equilibri esistenti in un ritrovato contesto istituzionale?
Secondo il mio punto di vista i referendari hanno una sola freccia nel loro arco, una sola ragione da poter validamente spendere: nulla può essere peggio dell'attuale legge elettorale. Per questo la sua cancellazione e la sostituzione con un diverso sistema elettorale dovrebbe rappresentare un imperativo categorico per tutti i democratici. Ma è anche certo che l'operazione politica che si vuole portare avanti mediante lo strumento del referendum ha un segno inequivocabilmente conservatore. A garanzia degli assetti sociali e politici esistenti.
Per chi ritiene che la fine annunciata del berlusconismo debba essere segnata da una soluzione di continuità con il passato rimarrà attonito nello scoprire che larga parte dell'attuale opposizione non ha nessuna voglia di cambiare passo, ma anzi si sta attrezzando per assicurarsi che nulla cambi quando tutto sarà cambiato.
Non è però detto che le forze della conservazione postberlusconiana debbano prevalere. Sia perché può sperarsi che l'indignazione della società civile alla fine riesca ad imporre una diversa tabella di marcia e a sostenere iniziative meno paludate e realmente innovative (com'era quella, ormai naufragata, del referendum Passigli), sia per quello che i referendari non dicono. 
L'operazione che si sta compiendo, le firme che si stanno chiedendo ai cittadini per far svolgere il referendum sul sistema elettorale, per quanto moderata e conservatrice sul piano politico, appare assolutamente spericolata su quello giuridico e costituzionale. Si vuol resuscitare una normativa espressamente soppressa dal Parlamento italiano (la disciplina vigente dal 1993 al 2005), sebbene la Corte costituzionale abbia più volte affermato che referendum i quali perseguono lo scopo di far rivivere una normativa abrogata sono da ritenersi inammissibili (da ultimo nella sentenza che ha dichiarato per questo motivo inammissibile uno dei tre quesiti sull'acqua). Sicché, dopo tanto parlare alla fine ci troveremmo con un referendum dichiarato inammissibile e la legge porcellum ancora in vigore. Chi ne risponderà?

Gaetano Azzariti

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