A
cinque settimane dal voto la situazione è la seguente: un presidente
del consiglio “scaricato” che fa quello caricatissimo; un presidente
della Repubblica “scaricando” che si crede Napoleone; dieci “saggi nei
seggi” (ribattezzati da Napolitano 'facilitatori') che rischiano davvero
di ritrovarsi tra le mani il mazzo delle carte in un evidente conflitto
di potere con il Parlamento. Intanto, lo spread continua a rimanere ai
livelli di guardia. E gli unici a banchettare, guarda caso, sono gli
imprenditori, pronti ad incassare i “debiti della Pa”. Giovedì la Bce si
prepara ad entrare in conclave nel tentativo di riprendere in mano la
situazione. E la telefonata tra Draghi e Napolitano testimonia che la
"Cupola" europea non ha nessuna intenzione di farsi depistare dalle
fumisterie della politica italiana.
Il calcolo di Pier Luigi Bersani è che dopo l'elezione del nuovo Capo
dello Stato si possa ricominciare il giro. Un calcolo che mette nel
conto altre due settimane di “ballo sul Titanic”. Va cercata una intesa
sul nome. I “grillisti” fanno sapere intanto che non c’è niente da far,
almeno per il momento. Nonostante le articolazioni interne, che ieri si
sono fugacemente manifestate fin dentro al vertice con la classica
“sfumatura di grigio” del capogruppo al Senato Crimi, novello
sostenitore di Bersani, il movimento torna a chiudersi. Tra gli altri
nomi per il Quirinale si fanno i nomi di Gino Strada e Bonino. Il Pdl si
innervosice e continua a puntare sulle larghe intese e potrebbe invece
convergere su Amato.
Al massimo quello che si riuscirà a tirar fuori, per ammissione dello
stesso leader del Pd, che ormai tiene insieme il partito con lo
schotch, sarà un governo di minoranza affiancato da una convenzione per
le riforme. In oltre un'ora di conferenza stampa, Bersani, che ha voluto
al suo fianco Enrico Letta per ribadire schema e paletti, non cita mai
la parola incarico ma, gia' all'esordio, si capisce che i panni di
premier incaricato sono dismessi. ''Nell'ultima settimana ho dovuto
rivestire un ruolo che non mi ha sempre consentito di rispondere
pienamente...'', e' l'eloquente premessa per aprire alle domande dei
cronisti. Ma pur essendo il suo ruolo ''assorbito'' dai saggi, Bersani
non ha alcuna intenzione di ''andare al mare'', di farsi da parte a meno
che nel Pd non gli si sbarri la strada. ''Se sono un ostacolo, sono a
disposizione'', e' la sfida interna che il leader Pd rilancera' la
prossima settimana nella direzione del partito. Tra i dem, in realta',
cresce il numero di chi si sta chiedendo dove portera' l'insistenza di
Bersani sul governo di cambiamento. ''Capisco il no alle larghe intese -
spiega in Transatlantico il renziano Matteo Richetti - ma al paese
servono soluzioni per affrontare la crisi. Serve un cambio di passo, una
strategia riorientata''. Nonostante il no secco a governissimi o a
nuovi governi ''Monti senza Monti'', il leader Pd sa che eleggere il
successore di Napolitano con ''una larghissima convergenza'' potrebbe
riaprire la strada ad un nuovo incarico per lui. Il nome di Giuliano
Amato come punto di caduta che potrebbe soddisfare Pd e Pdl.
Nel M5S, dopo il caso Lombardi, il caso Crimi che l’altra sera su
Facebook, alle undici di sera, ha messo nero su bianco parole
inequivocabili che hanno creato un putiferio. Immancabile la smentita di
Beppe Grillo sul suo blog. Le parole incriminate scritte da Crimi erano
quasi un via libera a Bersani, seppur sfiduciato. "Forse poteva essere
intrapresa una strada mai percorsa prima - scrive Crimi – e cioe' di
affidare il governo a Bersani che con i suoi ministri poteva presentarsi
al Parlamento e qualora non avesse ricevuto la fiducia poteva
continuare, alla stregua dell'attuale governo Monti, senza la fiducia ma
solo per gli affari ordinari. Almeno sarebbe stato rappresentativo di
una maggioranza relativa e non di una strettissima minoranza come il
governo Monti in regime di prorogatio". In pratica, ha sostenuto,
sarebbe stato meglio un governo Bersani piuttosto che l'attuale governo
Monti.
Grillo è stato costretto a ribadire il suo “No” a una fiducia a qualunque governo, politico o pseudo-tecnico sostenendo che "Bersani non e' meglio di Monti, e' semplicemente uguale a Monti, di cui ha sostenuto la politica da motofalciatrice dell'economia". Insomma, il dibattito e' acceso e si consolida quella parte del Movimento che si e' stancata di dire 'No' a tutto e che, pur con prudenza, vuole ridiscutere la linea politica, copyright Grillo-Casaleggio, per potere finalmente - e' l'aspirazione di tanti - entrare nel vivo delle questioni di merito. Intanto, alcuni esponenti di M5S, come scrive Repubblica, hanno avuto incontri all’ambasciata americana.
Grillo è stato costretto a ribadire il suo “No” a una fiducia a qualunque governo, politico o pseudo-tecnico sostenendo che "Bersani non e' meglio di Monti, e' semplicemente uguale a Monti, di cui ha sostenuto la politica da motofalciatrice dell'economia". Insomma, il dibattito e' acceso e si consolida quella parte del Movimento che si e' stancata di dire 'No' a tutto e che, pur con prudenza, vuole ridiscutere la linea politica, copyright Grillo-Casaleggio, per potere finalmente - e' l'aspirazione di tanti - entrare nel vivo delle questioni di merito. Intanto, alcuni esponenti di M5S, come scrive Repubblica, hanno avuto incontri all’ambasciata americana.
Alcuni segnali di disgelo fanno capolino in aula alla Camera, con M5S
che ha appoggiato la risoluzione del governo sullo sblocco dei
pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese, pur presentando
una risoluzione di minoranza; mentre al Senato ha addirittura ritirato
la propria risoluzione di minoranza.
Tra i grillini si discute anche di presidenza della Repubblica:
perche' se e' vero che l'individuazione del nome avverra' con una
consultazione sul web, tra i 300mila iscritti al Movimento, questa volta
non vogliono farsi cogliere impreparati qualora vi fosse (quando il
quorum sara' piu' basso) da scegliere tra due personalita' come ad
esempio Zagrebelsky o Gianni Letta.
Sulla vicenda politica interviene anche il segretario del Prc Paolo Ferrero. “Lo scenario politico segnala la continuazione di un vergognoso gioco a rimpiattino tra tutte le principali forze politiche, da Grillo a Berlusconi passando per Bersani, mentre le famiglie che non arrivano a fine mese aumentano quotidianamente”, si legge in una nota. “L’Italia ha bisogno di cambiare immediatamente l’indirizzo delle politiche economiche e sociali, a partire dalla tassa sulle grandi ricchezze per arrivare alla disdetta del Fiscal Compact, non di attendere mesi che lor signori si mettano d’accordo sul Presidente della Repubblica”, conclude Ferrero.
Sulla vicenda politica interviene anche il segretario del Prc Paolo Ferrero. “Lo scenario politico segnala la continuazione di un vergognoso gioco a rimpiattino tra tutte le principali forze politiche, da Grillo a Berlusconi passando per Bersani, mentre le famiglie che non arrivano a fine mese aumentano quotidianamente”, si legge in una nota. “L’Italia ha bisogno di cambiare immediatamente l’indirizzo delle politiche economiche e sociali, a partire dalla tassa sulle grandi ricchezze per arrivare alla disdetta del Fiscal Compact, non di attendere mesi che lor signori si mettano d’accordo sul Presidente della Repubblica”, conclude Ferrero.
Il caos politico in Italia agita Mario Draghi,
presidente della Bce, che giovedi' tornera' sotto i riflettori in
occasione del consiglio direttivo mentre nuove, minacciose nubi si
addensano all'orizzonte: taglio del rating per l’Italia da parte di
Moody's e rinnovo delle scadenze dei titoli di Stato, taglio dei tassi
di interesse, immissione di nuova liquidità nel sistema bancario,
vampirizzato intanto dagli istituti di credito.
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