sabato 1 marzo 2014

Bobbio, Renzi e il cinematografo Di ilsimplicissimus


cult_4495391_57180Tra le stilettate inferte al comune senso del pudore politico  c’è anche quella di vedere che topogigio Renzi fa prendere la penna a qualche suo ghost writer (probabilmente Baricco, il birignao vivente del salottismo parassita) per annunciare la buona novella che il Pd non è più di sinistra. Lo fa astutamente e con la complicità del giornalaio amico, sulla nuova edizione di Destra e Sinistra di Norberto Bobbio che purtroppo è un testo abbastanza vecchio da non essere ancora a fumetti e nemmeno è la base di un format. La ragione sta nel fatto che l’autore sconosciuto delle parole firmate da Renzi può nascondere dietro un preteso “anticomunismo” di Bobbio l’abiura della parola sinistra.
Inutile dire che la cosa era già visibile da anni e che solo l’antiberlusconismo di facciata aveva nascosto l’evidenza di un Pd convertito al liberismo, tanto che la sua stessa nascita aveva lo scopo di concretizzare la lunga conversione covata prima nel Pds e poi  nei Ds . Inutile sottolineare che la posizione di Bobbio è assai più complessa e che in ogni caso sinistra non coincide tout court con comunismo nel suo senso marxiano. Ancora più effimera è la ragione di questa operazione: dire, esattamente come Grillo, che destra e sinistra non hanno più senso, mentre la nuova bussola ha come riferimento vecchio e nuovo dentro i binari di una ormai lontanissima terza via.
Francamente è un po’ patetico che una teoria politica nasca dall’estensione universale del posticcio giovanilismo renziano, ma anche cercando di scavare dentro un discorso grossolano va notato che la posizione di Renzi,  quella di sostituire due coordinate spaziali come destra e sinistra, con un sistema temporale di vecchio e nuovo, è in realtà di matrice medioevale, opportunamente tradotta in una furbata retorica che coniuga l’idea di progresso, svuotata come una cozza di cui sono rimaste sole le valve iridescenti, applicata a una visione statica della società in cui nulla può davvero cambiare, post ideologica nel senso che esiste una sola ideologia e che perciò concepisce solamente problemi concreti, come se essi non nascessero all’interno di un sistema di metodi, processi, pensieri, prassi e potessero davvero essere risolti all’interno degli stessi. E’ chiarissima la radice reazionario – cattolica  dove la palingenesi è spostata al regno dei cieli mentre la società è quella che è, passibile non di trasformazione, ma al massimo di compassione e di buone azioni. Nel gioco del vecchio e del nuovo abbiamo fatto un salto all’indietro a prima dell’illuminismo. E del resto mentre destra e sinistra stanno per due diverse e articolate visioni della società, vecchio e nuovo sono una impostura, subiscono il tempo, piuttosto che appropriarsene e non esiste alcun motivo per cui il nuovo debba essere meglio del vecchio o viceversa, sono semplicemente posti in ordine seriale. Il nuovo in quanto nuovo non è una qualità e anzi tende a nascondere ogni degrado con la sua biacca appiccicosa, è un termine vuoto di qualsiasi dialettica.
Si vede bene come questa trovata nasca da uno degli equivoci più clamorosi che dello Zeitgeist contemporaneo che divora le menti più distratte e più superficiali: la confusione tra dinamicità e cambiamento che al contrario sono due tensioni spesso antitetiche. E anzi la sostituzione della seconda con la prima è una delle immagini -forza del capitalismo neo liberista: confondere con i fuochi artificiali,  asserire il movimento circolare che resta sempre sullo stesso punto come una giostra. La confusione investe ogni settore dai media alla tecnologia dove la reale novità si confonde con il gadgets commerciale, dalla scienza all’economia dove all’ idea imprenditoriale si sostituisce la girandola dello startappismo. Il movimento convulso e rapidissimo serve a nascondere il fatto che non c’è una direzione o uno scopo se non quello di rendere i ricchi più ricchi come appunto i principi del pensiero unico prescrivono. Se scaldiamo l’acqua in una pentola le molecole si muoveranno sempre più pazzamente da ogni parte senza però che la pentola stessa si muova. Ciò che conta è cosa vogliamo ottenere, pasta riso, bollito, brodo o qualunque altra cosa. Ma da molti anni la pentola sta bollendo senza che niente vi sia immerso ed esaurendo soltanto la riserva di acqua, cioè di pensieri e di speranze, cuocendo le pietre della disarticolazione sociale e ipnotizzando tutti con le bolle di vapore che salgono alla superficie.
Inutile stupirsi come sembra fare Rossanda che l’abiura definitiva alla sinistra in cambio di questa ideuzza da osceno fare del vecchio e nuovo, arrivi proprio quando la disoccupazione è alle stelle. Renzi è appunto la tacca superiore della manopola del gas per rendere più intenso il bollore e la relativa fascinazione.
Anche da un punto di vista della teoria dell’informazione l’espediente renziano fa riferimento a cose superate : il prima e il poi sono seriali e analogici, mentre destra e sinistra sono digitali, ad accesso diretto. E per farmi comprendere meglio è la stessa differenza che passa tra un libro che può essere aperto in qualsiasi pagina e un antico rotolo che deve essere svolto in sequenza. Ed ecco che il nuovismo visto da qualche angolazione meno scontata si rivela un vecchio arnese e alla fine solo un’ espediente esistenziale per dare movimento al nulla. O meglio alla fissità di un pensiero unico che detta il mondo e di un sistema politico che si  propone di passare da una inerzia ormai scoperta e intollerabile a quella nascosta dalla dinamicità futurista.
In una parola al cinematografo.

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