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Con la crisi incombente e lo spread che impazzava quasi a quota 600
il Pd aveva due possibilità davanti: o andare subito al voto (anche i
primi gennaio) confermando la coalizione di Vasto allargata a società
civile e Fiom nel più classico centrosinistra, stravincere le elezioni,
dare la mazzata finale a Berlusconi, uscire dal berlusconismo iniziando
ad abrogare una serie di leggi porcata e cercare di tamponare la crisi
finanziaria con politiche espansive e di difesa del welfare State. Di
fronte a un tale scenario, il Pd – e più in generale il pensiero liberal
in Italia – ha deciso tafazzianamente un’altra strada.
Ma siamo matti che andiamo a governare e facciamo qualcosa di
sinistra? Figuriamoci. Meglio i professori, anche perché – la vera
bufala raccontata è questa – non c’è altra soluzione per fermare la
corsa dello spread! E qui scende in campo la martellante campagna
disinformativa - guidata dall’alto dal migliorista Napolitano – che ha
fatto credere che non ci fosse alternativa a Monti, il Salvatore,
chiunque provava ad obiettare era accusato di “alto tradimento”.
Tutti con i tecnici, all’inizio persino Vendola – che prima o poi
dovrà risolvere questo problema ancestrale col Pd – aveva una linea
attendista e possibilista. Ci salveranno dalla crisi. “Noi siamo un
partito responsabile e pensa all’Italia non a vincere le elezioni”
esclamava un entusiasta Bersani. Contento lui.
Passano i mesi: lo spread è ancora sopra i 400, in Italia si stanno
smantellando diritti e soprattutto è in atto una macelleria sociale. Chi
sostiene Monti in Parlamento è in forte difficoltà, sentire esponenti
di Pdl e Pd fa ridere: attaccano le leggi, per poi votarle
sistematicamente. Bah. Schizzofrenia o paraculismo acuto? Forse la
seconda.
Resta il fatto che il Pd ha una grave responsabilità perché insieme
all’ex Terzo Polo è il più forte sostenitore del governo
Monti-Passera-Napolitano. Alle prossime elezioni – probabilmente a
novembre perché se Berlusconi è furbo (come penso), staccherà lui la
spina ripresentandosi al voto come oppositore dei tecnici, dell’Europa
dei banchieri e dell’euro – c’è la possibilità che possa rinascere un
centrodestra e che Grillo – in questo squallore generale – faccia il
boom vero da farlo sentire anche al Quirinale.
A questo punto la speranza è che il Pd faccia il salto del Rubicone,
vada pure con l’Udc. Facciano anche un governo insieme con il sostegno
dei “giornaloni”. Se così fosse a sinistra ci sarebbe uno spazio
politico e il modello Syriza in Grecia non sarebbe più troppo lontano.
Una sinistra alternativa unita: Idv, Sel, Federazione della Sinistra
aperta a Fiom, società civile, movimenti per l’acqua pubblica, No-Tav.
Una coalizione che rilancerebbe diritti manomessi e difenderebbe il
welfare smantellato. Un cartello che vada oltre i partiti – che fosse
per me si potrebbero anche sciogliere – con a capo una personalità della
società civile, un volto nuovo (Landini?), unico modo per arrestare
l’avanzata dei grillini.
Altro che primarie… il Pd ha gravi colpe sulla fase attuale e sulle
sortite dell’attuale ministro del Lavoro Elsa Fornero. Sgombrasse il
campo. Non c’è più tempo per l’indecisione bersaniana e il suo progetto
utopico e politicista di formare una coalizione dalla Fiom all’Udc (ma
senza Di Pietro). C’è invece un vuoto da colmare a sinistra, quella
vera.
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