Centinaia di feriti e arrestati, si parla anche di
morti. La brutalità della polizia turca scatena la reazione popolare.
Migliaia di manifestanti in piazza in molte città turche. Nel centro di
Istanbul barricate e scontri durissimi.
Ieri quella che era iniziata come
una protesta pacifica contro la distruzione di uno dei pochi parchi che
rimangono in una città che si riempie più di cemento, il Gezi Park, si è
trasformata in una vera battaglia. Alle cinque del mattino centinaia di
poliziotti muniti di bulldozer si sono presentati sul teatro della
protesta, dove dall’inizio della settimana alcune centinaia di persone
manifestano contro l’abbattimento dei 600 alberi e l’edificazione di un
centro commerciale e di una moschea. E senza tanti complimenti hanno
distrutto e incendiato le tende, manganellato i manifestanti e inondato
gli attivisti con i gas lacrimogeni e gli spray urticanti spruzzati
direttamente dai poliziotti sulla faccia degli inermi ecologisti. Solo
l’arrivo di alcuni deputati dell’opposizione repubblicana ha convinto le
forze di sicurezza a interrompere per qualche tempo lo sgombero, mentre
poco prima un deputato curdo del Bdp - Sirri Sureya Onder - era finito
in ospedale, insieme ad altre decine di manifestanti, a causa delle
ferite riportate durante l’attacco. Ma la pausa è durata poco, e dopo
poche ore l’assalto è ricominciato e le botte agli attivisti anche.
La violenza estrema utilizzata ieri contro chi protestava
pacificamente in nome di una città vivibile e contro la gentrificazione
del centro della megalopoli si è rivelata un boomerang. Se infatti fino a
ieri la protesta era circoscritta a poche centinaia e poi ad alcune
migliaia di persone, per lo più aderenti ad associazioni ecologiste,
associazioni di abitanti dei quartieri del centro di Istanbul e circoli
giovanili alternativi, la repressione selvaggia di ieri ha dimostrato
che in ballo non ci sono ‘solo’ i 600 alberi del Gezi Park, che il
governo della città e del paese vogliono trasformare nell’ennesima area
commerciale. In ballo c’è un modello di sviluppo che sta rapidamente
trasformando Istanbul in una città invivibile, a misura dei turisti e
degli interessi economici e commerciali di un’elite sempre più potente.
Un’elite che quando Recep Tayyip Erdogan da sindaco di Istanbul diventò
primo ministro della Turchia era inviso alle lobbie economiche e ai
militari, tradizionalmente fedeli al dogma laicista e all’alleanza con
Washington. Più volte l’esercito e la magistratura hanno tentato di
escludere Erdogan dal potere con le buone o con le cattive, ricorrendo
anche a tentativi di colpo di stato che però l’Akp – il partito
liberal-islamista – è stato capace di sventare. E di ritorcere contro le
tradizionali elite, sconquassate a suon di epurazioni e conquistate con
l’avvio di uno tsunami edilizio e finanziario che in pochi anni ha
completamente trasformato il volto dell’antica metropoli sul Bosforo. Su
Istanbul sono piovuti miliardi di metri cubi di cemento, e la città si
allarga ogni anno di qualche chilometro estendendosi in maniera
tentacolare in tutte le direzioni. Lo skyline dei quartieri alti svetta
di sempre più numerosi grattacieli, mentre il prezioso centro della
città vive un processo di gentrificazione senza freni. Prima di Gezi
Park, a due passi dalla centralissima Piazza Taksim, era toccato al
quartiere di Tarlabasi i cui abitanti – per lo più Rom – sono stati
cacciati e le loro case sventrate e rase al suolo per far posto a nuovi
edifici destinati alla classe media fedele alle aspirazioni da califfo
di Erdogan. Ma non è che l’inizio: nel giro di pochi anni Istanbul
distruggerà e ricostruirà un terzo delle sue case, avrà un nuovo enorme
aeroporto – il 'più grande del mondo' - una nuova 'enorme' moschea con i
minareti più alti del pianeta, un nuovo 'canale di Panama' che
sdoppierà il Bosforo, un terzo ponte fra Asia e Europa. Con una pioggia
di miliardi che naturalmente fa gola a tanti e che si accompagna ad una
islamizzazione neanche più tanto strisciante della finora
multiculturale, multietnica e tollerante metropoli.
E così in poche ore ieri la battaglia
‘per gli alberi’ di Gezi Park si è trasformata in qualcosa di diverso,
di più importante, generale. Nel pomeriggio nel centro di Istanbul sono
confluiti decine di migliaia di manifestanti, molti dei quali, alla
violenza brutale delle forze dell’ordine, hanno risposto con pietre e
bottiglie. Scontri sono avvenuti per ore, fino a tarda notte, non solo a
Gezi Park e nei contigui quartieri di Gumussuiu e di Harbiye, ma si
sono estesi anche in Piazza Taksim e su una via Istiklal che ha cambiato
completamente volto: vetrine rotte, automobili bruciate, il manto
stradale divelto e i sampietrini sparsi ovunque, insieme a centinaia di
spolette dei lacrimogeni sparati senza cura contro i manifestanti dalla
polizia che ha usato anche getti d’acqua a pressione nel tentativo di
placare la rivolta. Non vengono risparmiati neanche i turisti che ignari
si trovano improvvisamente circondati dalle nuvole dei gas tossici,
travolti dalle cariche o dalla fuga dei manifestanti.
Le immagini degli scontri di ieri – che le tv turche hanno
accuratamente nascosto – parlano chiaro: volti tumefatti, gente svenuta a
terra a causa dei gas, teste spaccate grondanti sangue, le vie dei
quartieri del centro di Istanbul trasformate in un campo di battaglia.
Anche le stazioni della metropolitana del centro vengono invase dai gas,
scatenando il panico tra chi vi si era rifugiato proprio per sfuggire
alla battaglia in corso fuori.
Le notizie sono confuse, viaggiano soprattutto sulla rete – facebook,
twitter – e a volte si amplificano, e vengono distorte. Ma a un certo
punto, in serata, le voci che la repressione abbia causato il primo
morto – i primi morti? – si fanno sempre più insistenti e più precise.
Insieme alle testimonianze secondo le quali la polizia avrebbe
cominciato a sparare proiettili veri contro la folla.
Nel pomeriggio, ad Ankara, la già prevista manifestazione contro le
restrizioni sulla vendita di alcolici si trasforma in un corteo contro
il regime di Erdogan e la repressione. Ma la sorte dei manifestanti
della capitale, per lo più attivisti del Partito Repubblicano del
Popolo, non è migliore di quella toccata al ‘popolo di Gezi Park’. La
polizia carica più volte i manifestanti che cercavano di raggiungere il
quartier generale del Partito per la Giustizia e lo sviluppo (Akp), e li
inonda di gas. A Izmir, sulla costa, scendono nel frattempo in piazza
migliaia di persone.
Ma da Istanbul arrivano notizie gravi. I feriti – molti in maniera
grave – sono quasi duecento, gli arrestati – dice il governatore –
sarebbero finora 81. Una turista egiziana - secondo altre fonti
marocchina - è sta gravemente ferita ed è stato operata al cervello a
causa di una emorragia cerebrale. Ma secondo una ricercatrice italiana
testimone della repressione, Annalena Di Giovanni, ci sarebbero stati
sicuramente due morti. Secondo altre fonti le vittime sarebbero
addirittura cinque.
Ma ormai la miccia è
accesa. E infatti questa mattina, dopo poche ore di calma tesa,
centinaia di celerini hanno di nuovo cinto d'assedio tutto il centro di
Istanbul e hanno attaccato strade e piazze dove decine di migliaia di
manifestanti erano rimasti durante la notte o erano affluiti fin
dall'alba. Di nuovo gas lacrimogeni, cannoni ad acqua, granate
assordanti. I media turchi indipendenti riportano notizie di nuovi
scontri sulla Istiklak Caddesi e nelle vie adiacenti e anche nel
popolare e combattivo quartiere di Besiktas. Grandi manifestazioni si
segnalano in vari quartieri di Istanbul, compresi quelli della sponda
asiatica come Kadikoy, e in decine di città turche.
In nottata, mentre sulla Istiklal e su Tarlabasi Boulevard compaiono
le barricate e incendi cominciano a costellare il centro della città,
arriva la notizia che un tribunale ha ordinato la sospensione del
progetto per la distruzione del Gezi Park.
Turchia, centinaia di feriti negli scontri con la polizia. Stamattina ancora presidi in piazza Taksim
Giornata
di guerra urbana e di caos a Istanbul e in tutta la Turchia ieri:
decine di migliaia di persone sono scese in piazza contro il premier
Recep Tayyip Erdogan, denunciandone la politica autoritaria e il
progetto di 're-islamizzare' il Paese. Gli scontri con la polizia sono
stati durissimi, manifestazioni sono avvenute in almeno 90 luoghi del
Paese, arrivando in nottata ad Ankara. Mille i feriti, di cui almeno
quattro hanno perso la vista, quasi mille gli arresti. Questa mattina in
piazza Taksim si stanno riformando alcuni presidi. Erdogan in serata ha dovuto lanciare un invito alla calma e a desistere dalla protesta. 939 le persone arrestate in diverse citta', secondo fonti governative. La repressione della polizia e' stata durissima. Secondo una associazione medica almeno quattro persone hanno perso la vista a causa dei candelotti lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo. Il ministro Guler ha dichiarato che i feriti sono stati in tutto 79, ma fonti mediche avevano in precedenza parlato di oltre mille. Fra i feriti anche un deputato curdo, colpito da un lacrimogeno, e tre cronisti. Amnesty International (Ai) aveva denunciato l'uso eccessivo della forza da parte delle forze dell'ordine, preoccupazione e' venuta da Ue e Usa. C'e' chi annuncia una "primavera turca", chi una "estate calda", chi una rinascita degli "indignados". Quella che lunedi' era la protesta di centinaia di giovani contro la distruzione di uno degli ultimi spazi verdi del cuore di Istanbul e' ora una rivolta di massa laica contro il 'sultano' Erdogan. Moltissimi tengono in mano bottiglie di birra, simbolo della resistenza contro il partito islamico Akp del capo del governo, che la settimana scorsa ha imposto un duro giro di vite sul consumo di bevande alcoliche. Su un marciapiede di Tunali i manifestanti hanno depositato una dietro l'altra una cinquantina di bottiglie, alcune decorate con lumicini accesi. Lungo la via ci sono anche diverse coppie che, sempre a mo' di contestazione delle autorita' islamiche, si baciano sulla bocca. La settimana scorsa la polizia di Ankara aveva tentato di impedire una ''protesta del bacio'' in una stazione del centro della capitale, convocata dopo che le autorita' locali avevano invitato i passeggeri della metropolitana ad un ''comportamento morale''. Le telecamere a circuito chiuso avevano infatti ripreso alcuni giovani che si erano baciati sulla bocca.
Su quanto sta accadendo in Turchia è intervenuto anche il segretario del Prc Paolo Ferrero. "Condanniamo la pesantissima repressione delle forze dell'ordine ai danni dei manifestanti in Turchia – ha detto - . Le scuse di Erdogan sono del tutto insufficienti: ritiri invece la polizia e le forze dell'ordine che stanno massacrando la gente in piazza. Europa e governo italiano intervengano subito e prendano posizione contro questa barbarie, per il rispetto dei diritti umani di chi protesta e della democrazia".
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