Più volte qui, sulle pagine di Carmilla,
si è insistito sul fatto che esistono già, di fatto, due società
contrapposte i cui interessi sono totalmente contrastanti e
inconciliabili. Di fatto un doppio potere in cui uno dei due attori
(quello che è stato definito per comodità il 99%), però, non è
ancora cosciente della propria forza. Nell’apparente assenza di lotte
sociali generalizzate e in mancanza di un chiaro indirizzo politico
(partito formale) tale affermazione potrebbe apparire priva di
fondamento. Eppure, eppure…
Eppure l’1% ha paura. E hanno paura i
suoi servi. Tutti: ministri, politici, giornalisti, responsabili del
disordine pubblico e magistrati asserviti. Fino ai gradi più bassi:
pennivendoli, agenti delle forze del disordine, presidi e burocrati
vari. Gli invisibili radar che ricoprono i loro corpi sono in allarme.
Come fiere braccate avvertono il pericolo e reagiscono sfoderando armi,
minacce e denti. A tutti i livelli e per qualsiasi motivo.
I rilevatori sismici nei palazzi del
potere oscillano in continuazione, senza riuscire ad individuare
chiaramente l’origine esatta del sisma in arrivo. A quale profondità
stiano avvenendo i movimenti della tettonica sociale destinati, più che
probabilmente, a sfociare in scosse politiche in confronto alle quali le
lotte degli anni sessanta e settanta non potranno sembrare altro che
allegre passeggiate e divertenti scampagnate. Un venticello primaverile
in confronto ai tornado attuali sull’Oklahoma.
Infatti, non sarebbe possibile spiegare
altrimenti l’accanimento con cui negli ultimi mesi, sempre più spesso,
la repressione collettiva ed individuale abbia assunto un parossismo
che, se non fosse per i drammi individuali di chi è stato colpito dalla
vendetta preventiva dell’apparato statale, potrebbe apparire
addirittura farsesco. Così come sempre più farsesca appare la lotta di
tutti contro tutti che agita, al di là delle apparenze, i vertici dello
Stato, del Governo fantoccio e dell’Economia.
Stanno in piedi per miracolo e sono
attaccati ai seggi parlamentari e ministeriali, letteralmente, con lo
sputo e lo sanno. Tutti i passi sbagliati li hanno fatti e continueranno
a farli, incapaci ed impossibilitati, allo stesso tempo, a correggere
la propria traiettoria. Come la nave porta-container in avaria nel porto
di Genova: destinata a schiantarsi su una torre di controllo molto mal
costruita e insicura. Chiamatela Governo Letta se volete.
Accusano di terrorismo chiunque si ponga
al di fuori della semplice e supina accettazione di ciò che è “già
stato deciso”: da Caselli e Il Fatto Quotidiano che si
avventano su Davide Grasso (reo dell’occupazione di un ufficio di una
ditta coinvolta nella realizzazione del TAV in Val di Susa)
all’esponente del PD piemontese Stefano Esposito che denuncia un
giornalista e blogger No TAV (Fabrizio Salmoni, titolare del blog
anti-TAV Maverick) come pericoloso eversore per aver definito i
lavoratori che pur di lavorare accettano qualsiasi compromesso, in barba
agli interessi sociali e di classe, “crumiri”.
Il neo-eletto segretario del PD accusa
di tradimento chi non si allinea all’alleanza con Berlusconi, mentre il
mummificato migliorista Emanuele Macaluso ricorda che Berlinguer e
Togliatti non partecipavano ai cortei operai (dimenticando, però, di
dire che all’epoca, stalinianamente, la CGIL-Fiom era considerata la
cinghia di trasmissione delle posizioni del Partito all’interno della
classe operaia). Urlano all’omicidio per l’annerimento di un escavatore e
approvano i peggiori massacri sull’altra sponda del Mediterraneo.
Preparano leggi autenticamente fasciste
per bloccare l’ascesa dei movimenti al Parlamento, ma si inchinano alle
proposte del Pdl e alle leggi ad personam. Si preoccupano
dell’Imu, sperando che il loro elettorato sia ancora composta da una
classe media sempiterna e non si accorgono dell’impoverimento che ha
colpito anche quella loro, unica classe di riferimento elettorale.
Mentre il Presidente della Repubblica, tra un allarmato e sentito
proclama e l’altro, recalcitra di fronte ai giudici di Palermo.
Straparlano, si insultano sulle piazze e in Tv ma predispongono una
legge per incarcerare chiunque oserà ancora contestare i comizi e
qualsiasi altra manifestazione del carrozzone politico e mediatico.
Hanno svuotato le casse dello Stato e le tasche dei cittadini ed ora pietiscono miseria e misericordia davanti ai cerberi dalla Bundesbank
e della UE. Promettono lavoro per i giovani, ma intanto preparano leggi
per abbassare ulteriormente il costo del lavoro e le pensioni pagate a
chi ha versato i contributi per quarant’anni e più. Hanno svuotato le
casse dell’INPS per pagare miliardi di ore di Cig, quando la FIAT lo
riteneva necessario, e le pensioni e le liquidazioni d’oro di dirigenti
abili solo a tagliare le teste dei dipendenti ed ora faticano a coprire
le spese minime per gli esodati.
Hanno usufruito di ogni margine, legale ed illegale, per evadere le tasse ed avvalersi di benefit
statali (cassa integrazione in deroga, finanziamenti, favori e commesse
basate sulle peggiori corruttele), senza mai investire in ricerca e
sviluppo ed oggi piangono sulla perdita di competitività, la cui causa è
fatta ricadere, tra l’altro, interamente sulla classe operaia e i suoi
diritti, conquistati a costo di dure e sanguinose lotte.
Si sono lanciati nelle più spericolate
operazioni finanziarie, spesso sulla pelle di milioni di cittadini dei
paesi meno sviluppati e dipendenti economicamente dall’Occidente, per
ritrovarsi poi con un pugno di mosche in mano e come unica possibilità
di salvezza, per le banche e i manager, quella di affamare i propri
cittadini attraverso l’acquisto continuo di titoli di stato garantiti.
Incrementando così sempre più il debito pubblico e la necessità di
tagliare ciò che resta ancora dei servizi sociali, della sanità e
dell’istruzione.
Hanno tagliato i fondi alla scuola
pubblica ed oggi, mentre il candidato Presidente “di sinistra” Prodi
esalta l’attribuzione dei finanziamenti pubblici alle scuole private
cattoliche, i dirigenti scolastici perseguitano studenti e professori
che si sono opposti alle ridicole ed inutili prove Invalsi.
Così, mentre
il bastone diventa sempre più grosso e minaccioso, si cerca di
distrarre ancora il pubblico con l’offerta di una carota sempre più
striminzita e marcia.
E’ stato detto, su queste pagine, tante
volte: i margini di aggiustamento tra gli interessi della maggioranza
dei cittadini e quella di chi governa la politica, le banche e
l’economia non ci sono più o sono talmente ridotti da far sì che anche
un compianto ed un recupero tardivo delle politiche keynesiane possa
essere inutile e, tutto sommato, soltanto di facciata. Senza contare che
anche quelle originali non avrebbero portato da nessuna parte se di
mezzo non ci fosse stato il secondo conflitto mondiale.
Ma oggi non esiste nemmeno un governo
forte di parte, la dittatura del capitale si affida ormai a rituali
sciamanici che non funzionano più nemmeno televisivamente. Hanno
sbagliato tutto, da anni e lo sanno. Prima con Berlusconi, la cui colpa
maggiore non risiede, agli occhi del Capitale, nelle orge da puttaniere e
nei probabili legami mafiosi, ma piuttosto nell’aver disvelato agli
occhi dei cittadini, per primo e in maniera inequivocabile, i legami tra
interessi privati degli imprenditori e politica.
Poi con Monti, che ha rivelato la
profonda dipendenza dell’azione politica ed economica statale dagli
interessi e soprusi della finanza internazionale, e con la ministra
Fornero, che ha rivelato l’assoluta imbecillità dei provvedimenti presi
dagli esperti e dai tecnici bocconiani. Ed in fine, come
si era pronosticato su queste pagine, con la definitiva perdita di ogni
tipo di maschera sociale e politica di sinistra da parte del
PD-DS-PDS-PCI, dopo un risultato elettorale disastroso e il rinnovo di
un patto di alleanza per il potere con un nemico tutt’altro che mortale.
Stop! Ce n’è davvero abbastanza
per far dire: siete finiti su un binario morto, senza prospettive e
senza futuro. Per voi e per la società che vi deve ancora sopportare. E
non è certo Grillo a spaventare gli gnomi al governo. No, dopo le prove
di conformismo ed imbecillità date dai parlamentari grillini e visto
anche il programma elettorale sbandierato ultimamente dal comico
genovese(taglio dell’Imu, referendum sul jus soli, referendum per
l’uscita dall’euro, etc.), tutto sommato poco distante da quello delle
destre, senza contare il recentissimo flop elettorale in occasione delle
amministrative.
E non sono nemmeno le iniziative di
tipo offensivo messe in atto sui territori occupati militarmente o
altrove. Quelle al massimo sono pretesti, come i colpi di pistola e le
reazioni viscerali e suicide di qualche disperato.
No, fa più paura una
classe operaia che va in piazza e spinge, anche confusamente, la Fiom a
prendere sempre più le distanza, magari ancora solo strumentalmente, dal
PD e dai vertici della CGIL.
Fa paura il non voto di milioni di
cittadini e il loro progressivo e smagato distacco nei confronti delle
sirene politiche e parlamentari. Fa paura l’organizzazione e la
discussione che viene dal basso. Fanno paura l’incontro tra studenti ed
operai in piazza Verdi a Bologna e lo sciopero interrazziale e spontaneo
dei facchini. Fanno paura Anonymous e l’azione degli hacker, spesso giovanissimi, che infrangono i portali degli apparati di stato e dei loro segreti.
Fanno paura gli otto milioni e mezzo di
cittadini che versano, secondo le ultime stime dell’Istat, in gravissime
condizioni economiche (raddoppiati nel corso degli ultimi due anni), i
15 milioni di individui che versano in condizione di deprivazione e disagio economico,
i due milioni e mezzo di giovani (tra i 15 e i 29 anni) che non
studiano e non lavorano e i circa sei milioni di disoccupati cronici. Il
capitale, insomma, ha paura di se stesso e delle conseguenze delle sue
politiche.
Così il premier Enrico Letta è costretto a scrivere, in una lettera, al presidente del Consiglio della Ue, Herman Van Rompuy: ”Avere
finanze pubbliche sane serve. Ma se l’Ue non è capace di intervenire
per risolvere la disoccupazione, finirà per alimentare sentimenti di
frustrazione e risentimento facendo crescere movimenti populisti ed
antieuropei“.
Il potere accusa, condanna, denuncia,
costringe alla latitanza decine di cittadini. Lo stesso potere che fa i
salti mortali per nascondere verità sempre più evidenti, come quella
che, forse, negli attentati a Falcone e Borsellino sono più coinvolti i
servizi, tutt’altro che deviati, dello Stato che la mafia stessa. Lo
stesso potere che si guarda intorno spaventato e vede pericoli ovunque.
Tutto questo ha un nome: controrivoluzione preventiva. Ma, per nostra
fortuna, Marx ci ha già spiegato che là dove c’è necessità di un’azione
controrivoluzionaria, sicuramente la Rivoluzione (sì, quella con la R
maiuscola) è già all’opera. Anche al di là del sentire della classe
direttamente interessata.
Così oggi occorre saper incassare,
subordinare qualsiasi giovanile esuberanza ed intemperanza alla
necessità di sviluppare organizzazione politica, sociale e sindacale sul
territorio; dando la priorità alla necessità di andare avanti
nell’approfondimento del dibattito sulle prospettive di un movimento che
non potrà essere altro che radicalmente anti-capitalista, ma senza
rinunciare alla denuncia dei soprusi e delle ingiustizie e senza
arretrare sul piano della decisa ed intransigente difesa delle idee, dei
diritti sindacali e degli spazi di iniziativa politica e sociale .
Negli anni ottanta del XIX secolo
Engels, che pur di barricate ed organizzazione militare se ne intendeva,
esortava gli operai tedeschi a far fronte con determinazione alle leggi
anti-socialiste di Bismarck e a preparare l’organizzazione politica e
sociale per rovesciare la prassi dell’esistente modo di produzione,
senza cadere nella trappola dello scontro per lo scontro, sul terreno
scelto dalla borghesia. Tale indicazione vale, forse più, anche oggi.
La scossa sismica in arrivo non farà
solo oscillare i rilevatori, ma ne frantumerà scale, vetri e lancette.
Ma, forse, per giungere a ciò non saranno più necessari gesti romantici
come un’altra presa del Palazzo d’Inverno o qualche clamorosa, e
facilmente sconfiggibile sul piano militare, iniziativa insurrezionale:
il destino di questo morente modo di produzione sarà quello di
afflosciarsi ed accartocciarsi sulle proprie contraddizioni ed errori e
non varrà nemmeno uno scoppio di petardo. Sarà solo allora che il 99%
potrà cogliere il frutto della sua azione di contrasto e procedere
oltre.
“Ma la rivoluzione va fino al fondo delle cose. Sta ancora attraversando il purgatorio. Lavora con metodo. Fino [ad ora]
non ha condotto a termine che la prima metà della sua preparazione; ora
sta compiendo l’altra metà. [...] essa spinge alla perfezione il potere esecutivo,
lo riduce alla sua espressione più pura, lo isola, se lo pone di fronte
come l’unico ostacolo, per concentrare contro di esso tutte le sue
forze di distruzione. E quando la rivoluzione avrà condotto a
termine questa seconda metà del suo lavoro preparatorio, l’Europa
balzerà dal suo seggio e griderà: Ben scavato, vecchia talpa!” (K: Marx, Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, dicembre 1851 – marzo 1852)
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