La crisi politica interna alla maggioranza non si traduce ancora in crisi di governo, né è facile prevedere se ciò accadrà alla riapertura del Parlamento a settembre. Finora infatti la partita si gioca prevalentemente all'interno delle oligarchie al potere: il sistema politico di centro destra ma anche gruppi di potere finanziario e industriale, i quali sembrano preferire la continuità del governo Berlusconi-Bossi-Fini che finora è stato totalmente allineato alle posizioni e alle richieste del padronato, da Marchionne in giù. Lo stesso Berlusconi probabilmente non è del tutto sicuro dell'esito delle elezioni anticipate che pure minaccia, particolarmente con riferimento al voto per il Senato.
Molti, anche a sinistra, ritengono che in caso di crisi di governo sarebbe preferibile, rispetto alle elezioni anticipate, un governo variamente definito come tecnico o di transizione. Temono il rischio, altrimenti, di una nuova vittoria di Berlusconi. La preoccupazione non è priva di fondamento, ma la ricetta è sbagliata.
L'Italia non ha bisogno di indefinite transizioni, nelle quali inevitabilmente un peso dominante assumerebbero le tecnocrazie ansiose di continuare, e non certo di modificare e tantomeno invertire, le politiche economiche e sociali di Berlusconi e Tremonti.
La ricetta giusta è un'altra e richiede in primo luogo una capacità di mobilitazione unitaria da parte delle opposizioni. E' positivo che il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, abbia per la prima volta indicato la volontà del suo partito di riunire le opposizioni per costruire, in caso di elezioni, un'alleanza di alternativa a Berlusconi e Bossi. La Federazione della sinistra ha assunto un'analoga posizione da qualche tempo e ribadisce la sua disponibilità a fare la propria parte.
Ma se si vuole evitare che la partita continui ad essere giocata solo all'interno delle oligarchie di potere, occorre che l'unità dell'opposizione si manifesti da subito, sin da settembre, in una mobilitazione unitaria che indichi la comune volontà di contrastare le politiche del governo sul piano sociale, sul piano della difesa della costituzione democratica, sul piano dell'etica pubblica e della questione morale. Su questi tre grandi temi una mobilitazione unitaria delle forze di opposizione consentirebbe, da un lato, di rendere evidenti le ragioni vere per le quali è giusto che questo governo vada a casa, dall'altro, sarebbe la premessa per rendere chiare le motivazioni di un' alleanza democratica alternativa al governo delle destre, pronta ad affrontare le elezioni politiche unendo quella maggioranza di italiane e di italiani che non vuole che Berlusconi, Bossi e Fini continuino a governare colpendo i fondamenti della nostra democrazia, i diritti sociali e del lavoro.
Cesare Salvi, coordinatore Federazione della Sinistra
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