“Né rossi, né neri. Solo liberi pompieri”
Ed è questo quindi il campo su cui si gioca il match sociale e nel quale emergono elementi potenzialmente moltitudinari.
È così che anche il solo affermare di
essere “di sinistra” significa portarsi appresso tutta una serie di
falsi pregiudizi che compongono il corrotto immaginario collettivo, tra
cui il peggiore: “sono tutti uguali”, probabilmente preceduto da quello
che è ormai il leit motive di molte proteste in Italia, ovvero né destra né sinistra,
indicando due vie discordanti e sbagliate, dando a una visione
centrista – che tale non è -, un’idea di equilibrio e utilità per il
popolo. Non sono certo elementi di recente concezione, visto che già nel
1978, nel suo Ecce Bombo, Nanni Moretti si incazzava come una bestia
davanti a simili affermazioni dell’italiano medio dell’epoca.
E questo cosa provoca? Il mantenimento
del potere nelle mani di chi già lo detiene. Perché non ammettere la
diversità di idee – e quindi il conflitto – significa spegnere qualsiasi
focolaio di speranza per un cambiamento in meglio della nostra società.
Quindi unitevi ai movimenti che non hanno appartenenza: avrete così, di
fatto, la libertà di essere pompieri del cambiamento.
Matteo Renzi, neo-segretario PD
Va dunque preso atto che, almeno nella sinistra diffusa, è un personaggio del genere a solleticare l’immaginario. Un immaginario che, a differenza di quello che insegna la storia della sinistra, riesce a comprendere tutti – ma proprio tutti – gli aspetti del mondo globalizzato capitalistico come fonte di riscatto. Qualcosa, in fondo, di già visto e rivisto, non solo nel centrosinistra. Anzi.
Renzi sembra un politico-attore, un format partorito da un’analisi di marketing,
con il suo buonismo ingenuo giovanile e la sua battaglia al vecchio,
come se a prescindere fosse il male assoluto, in barba ad Aristotele e
Platone che ritenevano invece che il governo della polis dovesse essere
riservato ai saggi… È questo l’unico ripieno del polpettone
offerto al cittadino italiano che, come un cliente con un desiderio
commerciale, cede i suoi desideri sociali al prodotto meglio
pubblicizzato.
Beppe Grillo, leader del M5S
Movimento Forconi
La sollevazione dei forconi pare molto simile a quella di matrice fascista-populistica che sconvolse Reggio Calabria nel 1970,
quando la questione dell’assegnazione del capoluogo di regione
calabrese fu motivo di sfogo campanilistico voluto da padroni e mafiosi,
col fondamentale aiuto di personaggi fascisti, che avevano l’unico
obiettivo di manovrare la forza popolare a loro uso, consumo e
interesse. Praticamente la stessa cosa che sta accadendo in questi
giorni, dove ad essere manovrati sono gli autotrasportatori, con gli
stessi imprenditori a guidare e a spronare la protesta.
“Dì qualcosa di sinistra”. E diciamola.
Essere
di sinistra non è quindi, oggi, fuori dal tempo: c’è bisogno di
consapevolezza storica, che resista a tutti i revisionismi, anche di
sinistra e che soprattutto impari dagli errori del passato; c’è bisogno
di ripensare a un futuro diverso, donando alle nuove generazioni, che – lo si sente! – sono stanche dell’aridità e dei ritmi del capitalismo,
un’idea di immaginario da inseguire e nel quale sperare. Senza speranza
ogni lotta è persa, e senza un obiettivo ogni organizzazione è
impossibile.
Quindi, per intenderci, almeno chi
crede in valori come la liberazione dal lavoro, la parità sociale tra
gli uomini e di genere, chi crede che ogni forma di fascismo sia
aberrante e che qualsiasi forma di nazionalismo significhi soltanto una
divisione dei popoli oppressi, non si vergogni a dirlo: siamo di sinistra.
Di sicuro adesso la differenza non è più
netta come prima. Potremmo anzi considerare il primo nemico della
sinistra la stessa sinistra parlamentare (per intenderci, la stessa che
promulga come idee del cambiamento quelle della Green Economy, legata
indissolubilmente allo sfruttamento dei territori e dell’uomo, quella
che ormai non riesce ad essere neanche lo scudo politico dei lavoratori
oppressi come dimostrano Pd e Sel con le politiche adottate riguardo
l’Ilva).
Certo, alla luce di tutti questi
discorsi non sarà facile resistere, soprattutto in un territorio come il
nostro, dove – oltretutto – gli esempi di governo di sinistra sono
stati tutt’altro che “floridi”. Anzi, potremmo tranquillamente
considerarli vergognosi. Ma la differenza tra destra e sinistra deve
essere anche questa: mantenere intatta la capacità di critica sociale nei confronti di chiunque.
E proprio perché siamo la generazione
degli epiloghi, forse ci troviamo all’alba di un periodo di forti
cambiamenti. Non lasciamoci sfuggire questa occasione.
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