Intervista a Carlo Freccero, direttore di Rai 4. Per l’esperto di media, Grillo è il megafono della confusione unica di internet che si contrappone al pensiero unico delle emittenti generaliste e dei grandi giornali
Carlo
Freccero, direttore di Rai4, è uno dei massimi esperti della tv e della
comunicazione. Ha un teoria molto articolata ma quasi matematica sul
rapporto tra politica e media in questa campagna elettorale.
Grillo è stato criticato perché si è sottratto al confronto tv, ma la tv è ancora così importante e sede del dibattito democratico?
Innanzitutto Beppe Grillo è andato in televisione, è nato ed è sempre stato in tv. Adesso la tv che lo aveva cacciato lo ha riscoperto, ma questo è il frutto di un lungo lavoro, su internet e con i suoi spettacoli prima ancora che con il Movimento 5 Stelle. Già come comico faceva un grande lavoro di denuncia. Adesso la tv lo richiama e lui gli risponde di no. La cosa interessante, al di là delle prediche sulla democrazia, è capire perché non ci va.
E perché?
Devo fare una premessa. Internet diffonde un giornalismo d’inchiesta che può anche degenerare in eccessi, forzature di tipo paranoico e scandalistico. La tv, invece, punta sulla quantità e dunque sull’infoteinment e sul conformismo. Viviamo una strana realtà perché le notizie più importanti circolano liberamente, ma su fasce parallele rispetto alla tv generalista: in programmi di nicchia o su internet. E anche i grandi giornali nella loro forma cartacea tendono a essere per lo più generalisti, mentre nella loro versione on line veicolano notizie che altrimenti non danno. Ad esempio, sul Corsera online si trova la Gabanelli. La tv poi riscopre con ritardo di mesi, o di anni, queste notizie che viaggiano su binari paralleli. Un altro esempio: Monte dei Paschi di Siena su internet era una vicenda nota, perché lo diventasse anche per la tv c’è voluta un’inchiesta. Per Grillo vale lo stesso discorso. Adesso è riscoperto.
Grillo però conquista le piazze.
Come dicevo, è frutto di un lavoro molto lungo che non si improvvisa. Ma è anche un fenomeno mediatico. Internet, oltre alla buona inchiesta, alimenta la protesta anti-casta e contro tutto e tutti. Una protesta non su base politica ma sulla base, direi così, dei diritti del consumatori. Un coacervo di proteste di tutti i tipi, di destra e di sinistra, dove c’è tutto e il contrario di tutto. C’è cioè tutto quello che non va in televisione o sui giornali generalisti. I quali invece tendono al pensiero unico, a tagliare le ali e a raggruppare tutti a contendersi il centro, o il voto utile. Da un parte il pensiero unico della politica e dei media generalisti, che per esempio Mario Monti cerca di rappresentare, dall’altra la confusione unica di internet che Grillo è stato capace di rilanciare come un megafono. Per questo non si confronta.
Quindi fa bene?
Grillo è un megafono, un altoparlante, e un altoparlante per sua natura amplifica, non si confronta con nessuno.
Ma in televisione c’è anche Berlusconi.
Quella è la televisione spettacolo che ben conosciamo. Eppure anche Berlusconi ha capito che non c’è più solo quella dimensione o quella del pensiero unico. E anche lui ha provato a trasformarsi nel megafono delle proteste di un altro italiano, diverso da quello di Grillo, ma analogo nel modo di incarnare la protesta. Quello che non vuole pagare le tasse, che è contro lo stato e che tratta gli italiani come un patrigno.
Che spazio rimane a un pensiero critico di sinistra?
La sinistra è sempre un po’ in ritardo su queste cose. L’altro giorno ne parlavo con Luca Casarini e lui giustamente mi diceva: «Grillo è riuscito a fare quello che non siamo riusciti a fare noi».
E cosa dovremmo fare noi?
Un altro tipo di lavoro politico, che certo è lungo e che si stava facendo, penso ad Alba ed a Cambiare si può, o ad altre esperienze di questo tipo che però sono state bruscamente interrotte dall’incombere del voto.
Andrai a San Giovanni venerdì?
Non sono a Roma, ma certo ci andrei perché voglio capire. Credo che l’arrivo del Movimento 5 Stelle in parlamento non risolverà i problemi ma rappresenta una rottura, un infarto del pensiero unico, anche se di fatto Grillo non ha una vera visione politica che vada al di là di quella del buon amministratore di condominio.
Grillo è stato criticato perché si è sottratto al confronto tv, ma la tv è ancora così importante e sede del dibattito democratico?
Innanzitutto Beppe Grillo è andato in televisione, è nato ed è sempre stato in tv. Adesso la tv che lo aveva cacciato lo ha riscoperto, ma questo è il frutto di un lungo lavoro, su internet e con i suoi spettacoli prima ancora che con il Movimento 5 Stelle. Già come comico faceva un grande lavoro di denuncia. Adesso la tv lo richiama e lui gli risponde di no. La cosa interessante, al di là delle prediche sulla democrazia, è capire perché non ci va.
E perché?
Devo fare una premessa. Internet diffonde un giornalismo d’inchiesta che può anche degenerare in eccessi, forzature di tipo paranoico e scandalistico. La tv, invece, punta sulla quantità e dunque sull’infoteinment e sul conformismo. Viviamo una strana realtà perché le notizie più importanti circolano liberamente, ma su fasce parallele rispetto alla tv generalista: in programmi di nicchia o su internet. E anche i grandi giornali nella loro forma cartacea tendono a essere per lo più generalisti, mentre nella loro versione on line veicolano notizie che altrimenti non danno. Ad esempio, sul Corsera online si trova la Gabanelli. La tv poi riscopre con ritardo di mesi, o di anni, queste notizie che viaggiano su binari paralleli. Un altro esempio: Monte dei Paschi di Siena su internet era una vicenda nota, perché lo diventasse anche per la tv c’è voluta un’inchiesta. Per Grillo vale lo stesso discorso. Adesso è riscoperto.
Grillo però conquista le piazze.
Come dicevo, è frutto di un lavoro molto lungo che non si improvvisa. Ma è anche un fenomeno mediatico. Internet, oltre alla buona inchiesta, alimenta la protesta anti-casta e contro tutto e tutti. Una protesta non su base politica ma sulla base, direi così, dei diritti del consumatori. Un coacervo di proteste di tutti i tipi, di destra e di sinistra, dove c’è tutto e il contrario di tutto. C’è cioè tutto quello che non va in televisione o sui giornali generalisti. I quali invece tendono al pensiero unico, a tagliare le ali e a raggruppare tutti a contendersi il centro, o il voto utile. Da un parte il pensiero unico della politica e dei media generalisti, che per esempio Mario Monti cerca di rappresentare, dall’altra la confusione unica di internet che Grillo è stato capace di rilanciare come un megafono. Per questo non si confronta.
Quindi fa bene?
Grillo è un megafono, un altoparlante, e un altoparlante per sua natura amplifica, non si confronta con nessuno.
Ma in televisione c’è anche Berlusconi.
Quella è la televisione spettacolo che ben conosciamo. Eppure anche Berlusconi ha capito che non c’è più solo quella dimensione o quella del pensiero unico. E anche lui ha provato a trasformarsi nel megafono delle proteste di un altro italiano, diverso da quello di Grillo, ma analogo nel modo di incarnare la protesta. Quello che non vuole pagare le tasse, che è contro lo stato e che tratta gli italiani come un patrigno.
Che spazio rimane a un pensiero critico di sinistra?
La sinistra è sempre un po’ in ritardo su queste cose. L’altro giorno ne parlavo con Luca Casarini e lui giustamente mi diceva: «Grillo è riuscito a fare quello che non siamo riusciti a fare noi».
E cosa dovremmo fare noi?
Un altro tipo di lavoro politico, che certo è lungo e che si stava facendo, penso ad Alba ed a Cambiare si può, o ad altre esperienze di questo tipo che però sono state bruscamente interrotte dall’incombere del voto.
Andrai a San Giovanni venerdì?
Non sono a Roma, ma certo ci andrei perché voglio capire. Credo che l’arrivo del Movimento 5 Stelle in parlamento non risolverà i problemi ma rappresenta una rottura, un infarto del pensiero unico, anche se di fatto Grillo non ha una vera visione politica che vada al di là di quella del buon amministratore di condominio.
Giorgio Salvetti - il manifesto
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