martedì 12 febbraio 2013

Voto utile? No, grazie di franco Calistri, Umbrialeft


Trovo francamente stucchevole ed insopportabile, in questo finale di una campagna elettorale per nulla esaltante, questo continuo richiamo e rincorsa da più parti al voto utile. Utile a cosa, a chi? Ma a battere Berlusconi, si risponde. Già, perché il problema non è vincere, ovvero convincere gli italiani della bontà ed appropriatezza delle proprie idee, di un progetto in grado di ridare respiro a questo nostro affaticato paese, di prospettare un futuro diverso. No il problema è battere l'immarcescibile Cavaliere. Ma così facendo il Caimano ha già vinto, riuscendo ad essere lui a dettare temi e tempi dell'agenda del confronto politico e tutti gli altri a corrergli dietro. Ancora una volta la cultura egemone è e continua ad essere quella del berlusconismo. Fa bene Oscar Giannino, il simpatico leader di Fare per fermare il declino, a rifiutarsi e mostrare platealmente grande fastidio nei talk show televisivi quando è chiamato ad intervenire a commento delle proposte (delle bufale) lanciate a raffica da Berlusconi. E poi, un pizzico di scaramanzia, qualcuno si ricorda del richiamo al voto utile delle passate elezioni 2008, grande capolavoro di Veltroni, oltre un milione e mezzo di voti dispersi a sinistra (Arcobaleno e Socialisti) e Berlusconi trionfante a Palazzo Chigi, forte di una maggioranza mai vista nella storia repubblicana.

Questa rincorsa del berlusconismo e delle sue proposte, non avviene per caso o per insipienza dei suoi avversari. No, c'è qualcosa di più profondo. Infatti non da oggi assistiamo ad una omologazione, in misura ed intensità diversa, al credo neoliberista da parte di tutte le maggiori forze politiche in campo. E' un processo che ha radici lontane e che, per quanto riguarda l'attuale Partito Democratico, risale al Congresso DS di Pesaro del 2001, quando la maggioranza apertamente si arrese al modello economico vincente, quello liberista della globalizzazione. Ecco quindi che oggi si va dal neoliberismo austero del prof. Monti, a quello becero e parolaio di Berlusconi, a quello temperato di Bersani, ma il risultato è sempre lo stesso, il sentiero, la rotta è quella, segnata dal fiscal compact e dal pareggio di bilancio, dal meno stato e più mercato, del lavoro ridotto a merce. Tutto ciò nonostante queste politiche neoliberiste, seguite in tutti i paesi europei, non solo non hanno risolto la crisi, ma l'hanno aggravata, appesantendola di costi sociali ormai divenuti insopportabili.
Va detto invece chiaro e forte che un'altra via è possibile, anzi necessaria. E' necessario cambiare radicalmente rotta, rovesciare l'ordine delle priorità. Ecco che le elezioni di febbraio diventano cruciali per il paese, per far si che ci possa essere in Parlamento una rappresentanza di un punto di vista diverso, una voce che, con parole ed opere, dimostri che questo paese non si è arreso, che un altro mondo è possibile: un mondo che abbia al centro il lavoro e l'occupazione, che rompa la spirale delle diseguaglianze, che investa nella cultura, nell'istruzione, nella pace, che assuma il paradigma ambientale come criterio dello sviluppo, che ripristini la democrazia e la partecipazione, che operi una riforma etica e morale della politica.

Per questi motivi voterò, ed invito a votare, le liste di Rivoluzione Civile, unica voce dissonante, unica forza politica che testardamente si batte per un'Italia diversa, più giusta, più equa, libera dalle mafie. Votare Rivoluzione Civile, lavorare per un suo successo elettorale significa anche dar forza ad un progetto politico che, andando oltre il contingente che oggi vede spezzoni di forze politiche e movimenti della società ritrovarsi insieme in un cartello elettorale, ponga le basi per una rifondazione a sinistra. Sarà voto utile? Sicuramente un voto libero che guarda al futuro.

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