La boje, inno dei i braccianti in lotta nel 1885 nelle province di Mantova e Rovigo, ha le seguenti parole: “ L’Italia l’è malada. Sartori l’è il dutur. Per far guarì l’Italia.
Tajem la testa ai sciur”. Sartori era un dirigente socialista
dell’epoca. Sono passati quasi centotrenta anni ma l’Italia è sempre
malata. Giorgio Bocca, del resto, scrisse un libro con questo titolo già
nel 1977, prima ancora del CAF e di Tangentopoli. I sintomi della
malattia c’erano già allora, passato il boom economico e rifluite le
lotte operaie che avevano portato a una certa redistribuzione del
reddito e a qualche riforma.
Oggi, a trentasei anni dal libro di Bocca, l’Italia è più malata che mai.
Siamo nel bel mezzo delle macerie della seconda Repubblica, nata dal
tentativo maldestro di Occhetto e Mario Segni di instaurare la
democrazia del maggioritario, che ha aggravato ulteriormente la
situazione. Con un pessimo sistema elettorale e i poteri illegali, che
hanno trovato negli ultimi venti anni i loro precisi referenti politici
di governo, più prosperi e nocivi che mai.
Molti Stati nel mondo sono più o meno capitalistici, ma ciascuno ha il capitalismo che si merita. Il nostro è segnato a fondo, da sempre, dai fenomeni noti come mafia, il prodotto di esportazione italiano più di successo assieme alla moda e al calcio, e corruzione.
Con questi poteri illegali sono venuti a patti i partiti politici, con
davvero poche eccezioni, e i potentati economici. Da questo connubio
osceno è nato il sistema di potere italiano attuale, all’insegna delle
tre C: cosche, cricche e caste.
Nei momenti di
crisi occorre ritrovare le proprie migliori energie e ispirazioni.
Altrimenti si soccombe. Mafie e corruzione sono il vero piombo sulle ali
della società e dell’economia italiana. Il governo Monti, sorretto dal
consenso pressoché unanime del vergognoso Parlamento uscente, non ha
fatto nulla per contrastare questi fenomeni nocivi, trovando più
conveniente prendersela, come sono del resto solite fare le classi
dirigenti italiane, con lavoratori, pensionati, donne e giovani. E’ più
facile affondare la lama nel ventre molle della società che prendersela
con i veri responsabili del disastro. Sulla corruzione, una legge burla,
che ha registrato non a caso il consenso unanime dello schieramento
politico e che l’ex magistrato Livio Pepino ha definito giustamente
“una operazione tutta mediatica che, al di là delle apparenze, non
renderà certamente più efficace il contrasto alla corruzione”.
Le
inchieste giudiziarie hanno ovviamente un ruolo fondamentale, ma da
sole non sono sufficienti a debellare questi fenomeni. Ciò spiega la
decisione di magistrati come Ingroia di entrare in politica. Ma non
basta. Ci vuole una mobilitazione costante da parte della società civile per chiedere trasparenza a tutti i livelli, una democrazia effettiva e la requisizione integrale dei patrimoni dei corrotti come di quelli dei mafiosi,
come richiesto da Rivoluzione Civile. Un primo passo verso l’equità
che, oggi come centoventotto anni fa, costituisce la condizione
preliminare per andare avanti, tagliando la testa, sia pure solo
metaforicamente, ai “signori” che malgovernano il Paese, e lo fanno
sottraendo risorse, demolendo i servizi pubblici, avvelenando il futuro e
costringendo settori crescenti della popolazione a frugare nei
cassonetti per sopravvivere e i giovani ad emigrare.
Il partito del malaffare
è rappresentato pienamente da Berlusconi, come da ultimo dimostrato
dalle sue affermazioni in materia di tangenti e da sempre dalla sua
prassi, sia imprenditoriale che politica. Con questo partito occorre fare i conti una volta per tutte.
Ma l’arco delle forze conniventi e colluse è ben più ampio. La migliore
dimostrazione dell’ampiezza di tali complicità è costituita proprio
dalla citata legge-burla sulla corruzione, oltre che dai casi giudiziari
che hanno coinvolto tutti i partiti.
Chi sarà dunque il dottore che salverà l’Italia?
La risposta è facile. Lo stesso popolo italiano, a condizione che dica
no il 24 e 25 febbraio all’attuale sistema, votando le forze
alternative, come Rivoluzione Civile e il Movimento Cinque Stelle,
e continui soprattutto a mobilitarsi nei mesi ed anni successivi fino a
restituire al nostro Paese il futuro che gli è stato sottratto da
caste, cosche e cricche varie, da sempre saldamente insediate nei posti
di potere. Per creare finalmente il contropotere dei cittadini che
consenta di mettere definitivamente a riposo le attuali classi dominanti
a livello politico, economico e criminale. Le elezioni non bastano ma
costituiscono un passaggio importante. Precisando tuttavia che il voto
al Movimento 5 Stelle, che sarà ottimo e abbondante, segnala una
situazione di disagio e permetterà l’ingresso in Parlamento di una
nutrita pattuglia di parlamentari che porteranno proposte interessanti e
positive, come il No alle grandi opere e il reddito garantito per i
disoccupati. Ma il voto a Rivoluzione Civile rappresenta la scelta
strategica per costruire da subito l’alternativa nel nostro Paese.
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