La paura, si sa, è cattiva consigliera.
Eppure buona parte delle azioni che le persone fanno sono ispirate dalla
paura. Paura di repressione fisica e della morte violenta, di finire
fatti a pezzi con la motosega o sparati, nei Paesi dove le mafie e i paramilitari legati ai poteri oppressivi dettano legge. Paura della crisi, di perdere il lavoro, la casa. Paura di ammalarsi e non trovare l’assistenza sanitaria. E tante altre paure, vissute da ciascuno nella sua solitudine individuale, dato che la dimensione collettiva è sempre più difficile da trovare.
Anche le elezioni di domenica, per molte persone, saranno dettate dalla paura. Paura che torni Berlusconi e quindi bisogna votare il meno peggio, turandosi il naso. Paura di fare la fine della Grecia e quindi affidiamoci al tecnico demiurgo. Paure alimentate dal terrorismo dei finti sondaggi
opera di personaggi che andrebbero perseguiti penalmente per la
violazione del divieto di diffondere sondaggi a ridosso delle elezioni e
per la falsità delle notizie che diffondono. Vogliono creare un clima
di paura per favorire la conservazione dello status quo. Si dimostra la
validità del vecchio adagio, rimuovendo, per paura del peggio, la
possibilità di un’alternativa invece possibile e necessaria.
Oltretutto, il sistema bipolare perverte la democrazia
anche qualora, come nel caso italiano, il tentativo di introdurlo
fallisce miseramente. Restano i suoi peggiori elementi, soglie di sbarramento e premi di maggioranza, tutti meccanismi volti a inquinare il voto popolare e a impedire a ciascuno di votare per la lista che sente più affine. E avallando l’abominio del voto utile, negazione del pluralismo e della democrazia.
Per superare le paure, spesso irrazionali, parliamo di programmi
e di contenuti, seguendo il suggerimento di una commentatrice del mio
penultimo blog. E qui voglio scrivere ancora del programma di Rivoluzione Civile, lista per la quale come sapete mi candido, e che ho ascoltato ieri sera alla bella e partecipata manifestazione di chiusura enunciato dal suo leader Antonio Ingroia. Un punto per tutti: l’abolizione dei privilegi fiscali per la Chiesa. Chi altro la propone, oltre a Rc, Radicali e 5 stelle? Ma, oltre a questo, una serie di punti
su cui non si può non concordare e che solo Rivoluzione Civile porta
avanti con la dovuta determinazione e chiarezza: lotta alle oligarchie finanziarie che dominano e devastano l’Europa mutilando il suo progetto politico ed ideale; eliminazione delle mafie; laicità dello Stato; no al precarietà; promozione delle imprese in armonia con l’interesse pubblico; salvaguardia ambientale contro le grandi opere; uguaglianza e diritti sociali; cultura e conoscenza; pace e disarmo; eliminazione dei privilegi della politica.
Nell’epoca
del pragmatismo senza principi, della politica tangentara, del piccolo
cabotaggio del giorno per giorno che ci porta verso il disastro sociale e
ambientale solo rilanciando questi grandi temi si potrà restituire alla
politica la dignità che ha perso in mano a questo ceto di affaristi e
intrallazzoni. Solo una rivoluzione ci salverà, se sarà civile tanto
meglio.
Cosa ci differenzia dal
Movimento Cinque Stelle, col quale ci sono pure vari punti in comune che
mi auguro si potranno approfondire e consolidare in tutte le sedi?
Direi una chiarezza sui punti del voto e della cittadinanza agli immigrati, sull’antifascismo,
sulla democrazia nel rapporto con gli eletti. Non è poco, ma c’è una
comune ispirazione a rovesciare il regime delle caste, delle cosche e
delle cricche. E ci si deve augurare che il popolo a 5 stelle sappia
maturare risposte positive e chiare che dissipino ogni ambiguità sui
punti enunciati.
Il voto a Rivoluzione Civile è il primo passo verso la necessaria alternativa
in Italia. Domenica il popolo italiano ha l’occasione storica di dire
la sua opinione al proposito. L’importante è che lo faccia con il cuore
e, soprattutto, senza paura.
E rigettando il ricatto del voto utile, che significa in ultima analisi
solo riconsegnare il Paese ai soliti politicanti che tanto cattiva
prova di sé hanno dato negli ultimi venti e più anni. Diamo una chance
all’alternativa, se non ora quando? Nella consapevolezza che la nostra
rivoluzione è solo agli inizi…
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