Un caro saluto e un benvenuto a Roma a tutte le donne e gli uomini
che stamattina saranno a Roma ad animare la manifestazione nazionale
convocata dalla Fiom. Il primo elemento di importanza di questa
manifestazione è data proprio dalla partecipazione popolare, degli
uomini e delle donne in carne ed ossa. L’Italia è infatti l’unico paese
in Europa in cui a fronte di politiche antipopolari durissime, non
abbiamo avuto una mobilitazione in risposta. Questa assenza di
mobilitazioni sociali non è stato solo un fatto estetico ma ha avuto
effetti rilevantissimi. In primo luogo i padroni del vapore hanno fatto
letteralmente cosa volevano. In Italia l’attacco è andato più a fondo
perché non ha avuto reazioni degne di nota. Questo però non è l’unico
effetto dell’assenza di mobilitazione, perché vi sono stati effetti
devastanti anche su chi subiva queste politiche. L’assenza di risposte
collettive, l’assenza di una mobilitazione generale ha indotto ed
aggravato il senso di impotenza tra la nostra gente. L’assenza di una
mobilitazione collettiva ha permesso una profondissima atomizzazione
sociale che ha trasformato la questione sociale in un dramma
individuale. Il subire individualmente, in una dimensione privata la
distruzione dei propri diritti e delle proprie aspettative ha fatto si
che la paura, la disperazione, il senso di impotenza diventassero il
vero senso comune del paese. Se in questi mesi abbiamo contato i
suicidi, gli omicidi – e segnatamente i femminicidi – è perché questa
disperazione sociale a cui non è stata costruita una forma collettiva di
elaborazione e di risposta, ha prodotto un vero e proprio
imbarbarimento del paese. In terzo luogo l’assenza di una mobilitazione
ha impedito al popolo italiano di capire quello che sta succedendo.
Ognuno chiuso nella propria casa ha scambiato giganteschi problemi
sociali per problemi individuali e ha avuto campo libero la
“colpevolizzazione della povertà” che costituisce uno degli effetti
peggiori dell’offensiva neoliberista. “Se tuo figlio è disoccupato è
colpa tua, che hai vissuto al di sopra dei tuoi mezzi”, “se sei un
giovane precario è perché sei uno sfigato, incapace di emergere” questi
sono stati i messaggi che sono passati nella comunicazione e che hanno
colonizzato le menti della nostra gente in questi anni. Questo è potuto
accadere proprio perché non vi è stato un movimento collettivo che abbia
costruito una sapere alternativo, una narrazione alternativa a quella
imposta dai mass media. La passività ha impedito alla nostra gente di
capire l’elemento politico e classista di quella che chiamiamo crisi,
che è invece stata presentato come un fenomeno naturale dai padroni del
vapore. Da ultimo questa passività di massa ha determinato una radicale
trasformazione della politica: la politica non è più il terreno in cui
si costruiscono risposte alle lotte e alla domanda sociale ma il terreno
separato della delega, dove moderni santoni si candidano a risolvere
miracolisticamente i problemi e a tal fine chiedono una delega totale.
“Votate me e vi risolverò i problemi”, questo è stato il leit motiv
della devastazione della politica di questi anni.
Ecco, l’elemento importantissimo di questa mobilitazione, a cui come Partito della Rifondazione Comunista abbiamo concorso con tutte le nostre forze, sta innanzitutto nella mobilitazione stessa, nell’uscire dalla passività e di mettere in gioco le persone, i corpi come le menti.
Ecco, l’elemento importantissimo di questa mobilitazione, a cui come Partito della Rifondazione Comunista abbiamo concorso con tutte le nostre forze, sta innanzitutto nella mobilitazione stessa, nell’uscire dalla passività e di mettere in gioco le persone, i corpi come le menti.
Ovviamente a questo primo dato occorre sottolineare i contenuti della
manifestazione. La messa in discussione delle politiche di austerità,
sia sul piano nazionale che europeo, è il punto fondamentale. Si tratta
di un contributo importante in un momento in cui dopo il governo Monti
che ha esaltato le virtù del rigore, ci troviamo di fronte ad un governo
Letta/Alfano che nutre la propria comunicazione di pura demagogia,
dicendo che le politiche di austerità sono il presupposto di politiche
di sviluppo. La prima cosa che la Fiom ci dice in modo chiaro è che le
politiche di austerità hanno unicamente effetti negativi e regressivi
sul piano sociale. Legato a questo la Fiom ci dice che la difesa dei
lavoratori e delle lavoratrici avviene sul terreno dei rapporti di
lavoro ma anche sul terreno generale, del welfare, della sanità,
dell’istruzione, del reddito sociale. Qui, nella piattaforma abbiamo un
passo in avanti in cui la Fiom esce dai puri confini sindacali per porre
il problema politico di una cambiamento complessivo delle politiche.
Questa piattaforma si salda con le modalità in cui avviene la
manifestazione: gli interventi di Rodotà, di Gino Strada e di molti
altri, ci parlano di una capacità della Fiom di riconnettere i diversi
fili di un mondo dell’opposizione di sinistra e di parlare il linguaggio
dell’alternativa.
Nell’augurare a tutti e tutte una buona manifestazione ci pare quindi
chiaro che la domanda politica che da questa manifestazione scaturisce
non si esaurisce nella giornata di oggi. Come comunisti impegnati nel
rilancio del Partito della Rifondazione Comunista crediamo che tre siano
in particolare i terreni su cui agire: In primo luogo la costruzione
rapida di una campagna referendaria che riproponga i quesiti che ci sono
stati scippati dal presidente Napolitano con il prematuro scioglimento
delle camere nella scorsa legislatura: pensioni, articolo 18, articolo
8, non possono essere affrontati efficacemente se non per via
referendaria e noi proponiamo alla Fiom e al complesso delle forze della
sinistra di dar vita immediatamente ad una nuova campagna referendaria.
In secondo luogo crediamo sia necessario costruire sul territorio
comitati contro la crisi che mettano in relazione tutti i soggetti
colpiti dalla crisi: nessuno deve restare solo e isolato in questa vera e
propria guerra che il capitale ha dichiarato contro i lavoratori. In
terzo luogo occorre arrivare alla costruzione di un polo politico della
sinistra di alternativa. Su questo non spendo parole perché l’urgenza di
questo processo unitario ma anche la necessità che sia un processo
democratico, partecipato e non verticista e arruffato è sotto gli occhi
di tutti. Voglio sperare che la Fiom possa dare un contributo a far si
che i tanti interlocutori che oggi saranno alla manifestazione sappiano
trovare percorsi unitari che vadano oltre lo spazio della
manifestazione.
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