Nascono le Officine Zero (OZ)!
1 e 2 giugno due giorni di dibattiti, eventi culturali, laboratori, per presentare un progetto di resistenza alla crisi, per inventare il presente oltre le sciagure del presente.
Dopo un anno e mezzo di occupazione, le Officine ex-RSI (ex Wagon
Lits – via Umberto Partini, Casal Bertone) riaprono con un progetto
nuovo e ambizioso. Di fronte al fallimento dell’azienda, un'ampia
coalizione sociale di operai, studenti, lavoratori precari e autonomi
riapre i cancelli della fabbrica per rigenerarla. Una vita nuova, dove i
padroni hanno fallito, sfruttato e speculato.
In contemporanea con le mobilitazioni di protesta contro le
politiche di austerity che si svolgeranno in tutta Europa (da
Francoforte a Madrid, da Lisbona a Londra), a Roma, l'1 e 2 giugno,
ri-occupiamo per ri-occuparci.
Prendono vita le Officine Zero (OZ). Zero padroni, Zero sfruttamento, Zero inquinamento.
Inizia un progetto che ha come obiettivi principali:
- il futuro lavorativo dei 33 operai (all’ultimo anno di Cassa Integrazione)
- la salvaguardia produttiva dell’area delle Officine di via Umberto Partini
- la riconversione e rigenerazione delle Officine
- l'organizzazione e lo sviluppo di uno spazio di co-working, mutualismo e autotutela dei lavoratori precari e autonomi.
Le Officine ex-RSI (manutenzione dei Treni notte, ex Wagon Lits) sono
state occupate il 20 febbraio 2012 dagli operai in Cassa Integrazione
con la collaborazione attiva del centro sociale Strike e della rete
sociale di Casalbertone. Fin dall’inizio, c’è stato un ampio sostegno di
molte realtà sociali e di movimento di Roma.
A due passi dalla Stazione Tiburtina, nuovo snodo centrale dell’alta
velocità e faraonica opera pubblica che sta sconvolgendo l’assetto
urbanistico e sociale dell’intera zona, le Officine ex-RSI diventano
rapidamente un simbolo dei paradossi della crisi. Acquisite nel 2008
dalla Barletta Srl, non per rilanciare il settore della manutenzione dei
Treni, ma per dismettere l’attività produttiva e realizzare una
speculazione immobiliare. Rendita immobiliare che sostituisce la
produzione. 33 famiglie e una vita di competenze e saperi al macero.
Ma oltre ad essere simbolo di un capitalismo parassitario, le
Officine diventano simbolo della resistenza alla crisi. Tra mille
difficoltà e paure, gli operai, grazie a un sostegno sociale assai
ampio, occupano una fabbrica al centro di Roma, che diventa occasione di
incontro tra vecchie e nuove forme del lavoro.
Dopo un anno e mezzo di occupazione, tra fasi alterne di grande
partecipazione e di grande sfiducia, per l’assenza di risposte da parte
delle istituzioni, la lotta è arrivata a un punto di svolta. Già nel
settembre del 2012, infatti, prende vita il “laboratorio sulla
riconversione”, grazie al contributo di architetti, economisti, esperti
del settore e attivisti. Per mesi si discute e progetta un’alternativa
concreta alla speculazione, per rilanciare e rigenerare la produzione e
mettere a frutto i saperi e le competenze degli operai.
Quando il 3 Maggio la Magistratura decreta il fallimento dell’azienda
CSF (ex-RSI), il progetto assume un’inattesa accelerazione e viene
presentato alla città. Assemblee pubbliche partecipate da centinaia di
persone rafforzano e arricchiscono il “laboratorio della riconversione” e
nasce la “Pazza idea” delle Officine Zero. Un progetto che prende vita
nelle Officine ex-RSI, come parte di un processo di lotta e sostegno
alla vertenza operaia. Un progetto alternativo alla speculazione, ma
integrativo della manutenzione ferroviaria. Un progetto dove si
intrecciano formazione e produzione, autotutela, mutualismo e
cooperazione tra lavoratori.
Al “laboratorio della riconversione”, infatti, si affianca un
percorso di auto-organizzazione animato, già da diversi mesi, da
studenti, lavoratori precari e autonomi (partite Iva, collaboratori,
consulenti). L'idea è quella di dare vita ad uno spazio che sia, nello
stesso tempo, di co-working e camera del lavoro e del welfare. Un luogo
dove produrre comunemente, connettendo saperi e competenze, un
dispositivo di servizio e di assistenza che sia stimolo e sostegno per
vertenze contro la precarietà, per un welfare universale (reddito di
base, formazione, sanità, previdenza), contro la disoccupazione.
Tra il “laboratorio della riconversione” e la ricerca pratica di
nuovi strumenti capaci di difendere e organizzare l'inorganizzabile, il
lavoro autonomo e precario, nasce un rapporto virtuoso; figure
produttive diverse si combinano per resistere alla crisi, per inventare
alternative alla catastrofe che ci tocca in sorte.
Al centro del progetto c’è l’idea che le competenze di manutentori
dei treni possano essere parzialmente (e magari temporaneamente)
re-impiegate in un servizio di pubblica utilità: la formazione di
personale che operi nel mondo del riciclo e del riuso, delle energie
rinnovabili, dell’artigianato vecchio e nuovo. Per costruire
materialmente un utilizzo alternativo dei rifiuti e degli oggetti di
consumo sempre più rapido e scellerato. In tutta Europa il riuso e le
nuove forme di artigianato producono nuove forme di economia, dove
compatibilità sociale e ambientale viaggiano insieme. Le Officine Zero
vogliono ripartire dalle origini del movimento operaio, unendo ciò che i
padroni vogliono dividere: conflitto, mutualismo e produzione autonoma.
1) Le Officine Zero sono Officine del lavoro comune,
dove il prodotto principale è l’unione, dove non ci sono padroni o capi
reparto, dove si progetta e decide in comune. Uno spazio dove convivano
forme di Co-working e di autogestione, di lavoro artigiano e di
autoformazione.
2) Le Officine Zero sono Camera del lavoro autonomo e precario,
dove precari, lavoratori autonomi, disoccupati possano trovare servizi e
spazio per organizzarsi, per unirsi, per fare del mutualismo il
collante davanti alla frammentazione e alla solitudine.
3) Le Officine Zero sono Studentato autogestito, in
una città in cui i servizi per gli universitari sono ridotti sotto la
soglia minima, in cui è diventato impossibile costruire percorsi di
autonomia dalla propria famiglia. A fronte di un welfare studentesco
inesistente e di un’università pubblica dissanguata dalla crisi, lo
studentato autogestito Mushrooms è riappropriazione della possibilità di
vivere una vita degna.
4) Le Officine Zero sono Riconversione economica, sociale e ambientale
che accoglie la progettualità elaborata e scritta dalla comunità locale
e che vuole tenere insieme dignità del lavoro ed equilibrio ambientale.
Per restituire alla comunità locale ricchezza sociale e solidarietà.
Le Officine Zero sono un laboratorio dove creare nuove forme di mutualismo e cooperazione
tra quei soggetti che maggiormente subiscono i ricatti dell’austerity.
L’alternativa che proponiamo per rompere la solitudine in cui ci
vorrebbero relegare, all’interno del quale studenti, precari e
lavoratori non (più) garantiti si possano confrontare per costruire un
luogo da abitare e non solo da attraversare, uno spazio di dignità, di
umanità e di autonomia.
Le Officine Zero ricominciano e non da zero!
Programma
Sabato 1 giugno
ore 12 – assemblea pubblica e conferenza stampa di presentazione del progetto. A seguire “visita guidata” delle Officine e dei reparti
ore 13 – pranzo a cura di StraKitchen
ore 14:30 – prima tavola rotonda: “Ammortizzatori sociali e reddito di base: quali diritti contro la crisi?”
“Visita guidata” delle Officine e dei reparti
ore 17:30 – seconda tavola rotonda:
“Conflitti precari e nuove forme di organizzazione sindacale”
Sono invitati a partecipare e intervenire:
Coordinamento lavoratori autoconvocati, Cassaintegrati Irisbus
(Avellino), Gianni Boetto (ADLCobas, Padova), Precari La7, Precari
AlmaViva, Lavoratori Cinecittà Studios, Francesca Re David e Roberta
Turi (FIOM), Guido Lutrario (USB), Roberto D'Andrea (NIdiL), punti San
Precario (Milano), Elena Doria (Strade), Manila Ricci (Laboratorio Paz –
Rimini), Communia, Piattaforma per il Reddito di base e i diritti
ore 19:30 – diretta streaming da Blockupy (Francoforte), dalla Polonia, da Londra
ore 20 – cena a cura di StraKitchen
ore 21:30 – Video-presentazione di Officine Zero; a seguire concerto hip hop con Kento e Amir
Domenica 2 giugno
a partire dalle 10 – laboratori artigiani + spazio bimbi
ore 13 – pranzo a cura della StraKitchen
ore 14:30 – prima tavola rotonda: “Riconversione economica: produzione e sostenibilità ambientale e sociale. Si può fare!”
“Visita guidata” delle Officine e dei reparti
ore 17:30 – seconda tavola rotonda: “Lavorare senza padrone: co-working e fabbriche autogestite”
Sono invitati a partecipare e intervenire: Re
Federico (co-working di Palermo), SPQWoRk (co-working Roma), Archificio
(co-working Roma), Work[in]Co (co-working Roma), Officine Libetta
(co-working Roma), Millepiani (co-working Roma), Teatro Valle Occupato,
Nuovo Cinema Palazzo, FabLab, Guido Viale (Economista), Ri-Maflow
(Milano), RSU AlmaViva, Gianfranco Bongiovanni (Occhio del Riciclone),
Alberto Zoratti (ExColorificio di Pisa/Fair Watch), Bartolo Mancuso
(SCUP – Roma), Angelo Mastandrea (il Manifesto), Laura Greco (A Sud),
Lab. Urb. RESET, Antonio Conti (Rete ONU – Operatori Nazionali
dell'Usato), Piergiorgio Oliveti (presidente Città Slow International)
ore 20 – Ivano De Matteo e Valerio Mastandrea presentano
“Gli equilibristi” (2012. Un film di Ivano De Matteo con Valerio Mastandrea, Barbora Bobulova, Grazia Schiavo, Antonio Gerardi)
a seguire proiezione del film
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