Tira più un pelo di Ruby che la Costituzione, la storia, la politica e il futuro del Paese. Pensavamo di essere caduti nello sprofondo quando il vecchio sporcaccione, premier con il 46, 8% dei voti e un’affluenza dell’80%, si rivelò pedofilo e lenone, quando il Parlamento dei nominati si erse coraggiosamente a difesa delle balle più indegne e certificò della che la ragazza era nipote di Mubarak. E invece ci ritroviamo ancora attaccati alle grazie sottostanti della ninfetta, perché è dalla sentenza per questi fatti osceni che dipende se il premier attuale con il 40% e un’affluenza del 55% riuscirà ad imporre una svolta autoritaria alla nostra democrazia, derivandola direttamente dai quei programmi della P2 che sono sempre stati la stella polare del patriarca del malgoverno.
E’ evidente che un assoluzione o una pena lievissima porterà Berlusconi a fare una politica più indipendente rispetto al Pd e a non appiattire Forza Italia su Renzi anche a costo distruggerla, mentre una condanna pesante a sette anni, ma anche a tre lo costringerà a stare totalmente al gioco del delfino per contrattare una soluzione per sé e per la sua roba. Si tratta di tattiche, di convenienze rispetto alla sua persona e al suo impero, le uniche cose che lo abbiano mai interessato, perché sul piano strategico ne esce in ogni caso vincitore: le sue rozze idee da piccolo borghese maneggiore e privo di qualsiasi inibizione morale hanno conquistato anche l’opposizione divenendo parte dell’immaginario post democratico nel quale governabilità, velocità, decisione, crescita, competitività, mercato fanno da belletto a una visione sociale fatta di pochi padroni e molti servi, di pochi ricchi e di molti poveri ricattabili. E nella quale non c’è più posto per i diritti sostanziali.
La democrazia ridotta a rito, a farsa, a competizione sportiva, a dialettica tra curve nella quale sono state allevate due generazioni. un degrado che diventa evidente quando di fronte al massacro istituzionale e sociale c’è solo acquiescenza e nemmeno un millesimo di quei moti di ribellione che si ebbero quando le stesse cose, anzi meno indecorose della riforma di un Senato come camera di immunità, tentava di realizzarle Berlusconi: così Calderoli dipinto col muso di porcellum è immediatamente ridiventato umano e statista benché il grufolio dell’Italicum sia ancor più evidente. L’ipocrisia, gli interessi di bottega e l’abbandono ai giochi di comunicazione più scoperti fanno sempre il loto mestiere.
Quindi non mi rimane che fare mea culpa per non aver creduto che Ruby fosse nipote di Mubarak, di pensare che le riforme istituzionali ed elettorali siano un’ignominia frutto di tracotanza e di torbida ignoranza, di ritenere che il job act sia stato scritto sotto dettatura dagli sfruttatori del lavoro. Mi adeguo all’intelligenza e alla tempra di informatori e clientes. Che il pelo non l’hanno solo sullo stomaco, ma anche in testa.
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