Se non fosse esistito, sarebbero stati costretti a inventarlo. E l'avrebbero inventato.
I
media e il governo di questo paese, da una settimana, stanno costruendo
un monumento al capitano Schettino. Anzi, sembrano aver deciso di
definire un vero e proprio “format”, non solo televisivo, ma che possa
rappresentare plasticamente il futuro del paese. Senza neanche la
necessità di parlar bene del capitano stesso...
Diciamolo
in un altro modo: ci possiamo presentare d'ora in poi come un paese di
poeti, santi, eroi e comunicatori. Dopo l'exploit del comandante della
Costa Concordia, infatti, come navigatori siamo in pole position per la
presa in giro...
Non
che nelle altre specialità ce la stiamo cavando meglio, specie quanto a
santità ed eroismo, ma insomma: il primo posto a Schettino non glielo
toglie nessuno.
Non
avete ancora capito? Ci stiamo riferendo al serial televisivo, che ha
tracimato inarrestabile anche su tutti i quotidiani mainstream,
intitolato “il miracolo della Concordia”. Titolo, vero, non ironico
(potrebbe sembrarlo, no?), appannaggio quasi esclusivo di Repubblica,
che in quanto a giornale del padronebatte largamente anche La Stampa e
Il Giornale, appunto.
dal Corriere della Sera
Concordia, meta raggiunta Foto|Live
E Renzi arriva via mare: guarda le foto
Doppia
lettura, però. Quella più immediata, quasi esplicita, è l'occupazione
del palinsensto con le operazioni di raddrizzamento, galleggiamento e
trasferimento del relito più costoso della storia. In una settimana in
cui i massacri di Gaza e l'aria di guerra globale che spira dall'Ucraina
consegnata ai “nazisti europeisti” di Svoboda e Pravy Sektor avrebbero
costretto direttori, capiredattori, editorialisti e cronisti a disperati
contorsionismi per giustificare le dichiarazioni di Obama, Merkel,
Netanyahu e via cantando; per suscitare indignazione antipalestinese e
antirussa, tranquillizzando allo stesso tempo i lettori-telespettatori
(sempre più vicini, pur partendo da livelli culturali e di
partecipazione civile opposti); per “aizzare canalizzando”, insomma,
sempre embedded con i massacratori, ma alle prese con una
materia informativa scivolosa... Bene, in questa settimana “fortunata”
tutti hanno potuto mettere al centro, in testa, in apertura, “il
miracolo della Concordia”.
Fin qui tutto normale, anzi, normale “arma di distrazione di massa", come da sempre si fa nei giornali padronali.
da La Repubblica
Concordia a Genova, viaggio finito - fotostoria Renzi:
"Non è un giorno lieto, ma grazie"
Gabrielli: missione compiuta video - diretta tv - tutti i video
Inquinamento, Galletti contro Parigi - Vd Nave dalla Lanterna
Liveblog - Timelapse Dalla notte all'alba - In tempo reale
Il
salto di qualità sta nel secondo passaggio, od obiettivo. Fare del più
ignobile, ridicolo, traumatico, tragico, pezzente fallimento della
capacità industriale di questo paese in tempi recenti “un esempio
miracoloso del genio italico”.
L'impresa era titanica, ammettiamolo pure. Si parte da una nave da
crociera di dimensioni abnormi – uscita da Fincantieri, uno degli ultimi
gioielli di famiglia della nostrana tradizione industriale (pubblica,
certo, solo quella ci sono rimasta, anche se ancora per poco) -
comandata da un campione dell'italianuccio senza particolari qualità,
quella figura tipica la cui carriera corre rispettando sempre con
entusiasmo la logica dell'”inchino”. Di quelli che si fanno al capomafia
locale il giorno della processione così come a un “amico” che ha la
casa a pochi metri dal mare, sull'isola del Giglio; di quelli che si
fanno al potente che passa in strada, se debitamente scortato,
altrimenti monetine. Uno rimasto famoso per quel terribile “torni a
bordo, cazzo!” scagliato da un ufficiale della capitaneria di Porto di
Livorno, che proprio non riusciva a credere che un capitano con quel po'
po' di gradi fosse stato tra i primi a mettersi in salvo anziché
affondare con la sua nave (come avrebbe suggerito un pizzico di
vergogna, se non l'etica della marina che fu e non c'è più).
Si deve far finta che il mondo non ci
rida dietro da quel giorno, che non si tratti di un disastro immane (32
morti, non proprio un incidente come tanti), che se ne possa fare un
format di successo. Vai con i media che straparlano di quanta
intelligenza tecnologica ci sia in questo paese, quella in grado di
rimettere il linea di galleggiamento una balena di ferro di oltre 300
metri di lunghezza, mestamente spiaggiata su una scogliera. Vai con il
“genio” che si fa strada solo nelle grandi difficoltà, con le spalle al
muro, con la disperata necessità di “riscattarsi”.
da L'Unità
La Concordia nel porto di Genova | DIRETTA
Renzi: «Oggi non è giorno lieto, ma del ricordo»
DIRETTA TV | MAPPA "LIVE" | VIDEO | FOTO: L'ARRIVO E L'ATTRACCO A GENOVA | FOTO: IL VIAGGIO DAL GIGLIO | TWITTER | I rimorchiatori portuali hanno portato il relitto al porto di Genova in retromarcia (VIDEO) | Il premier: «Grazie a chi ha realizzato l'impossibile»
| Gabrielli: «Attracco iniziato». Il ministro Galletti: «Francesi
imparino a fidarsi di più...». Lo smantellamento durerà 22 mesi.
FOTOGALLERY | La nave verso il porto di Genova, la manovra d'attracco
FOTOGALLERY | La nave verso il porto di Genova, la manovra d'attracco
È così che è stata confezionata la
“favola” mediatica. Il recupero di un relitto affondato nel ridicolo, lo
sforzo di trainarlo fino alla banchina della demolizione – "della
demolizione! cazzo!" -, il tutto al modico prezzo di un miliardo e
mezzo, ci vengono imbanditi come la prova che “il paese ce la può fare”.
Che siamo capaci di tutto, è proprio
vero. Nulla come il destino della Concordia mostra plasticamente la
direzione in cui sta muovendo questo paese, con al timone il “Grande
Rottamatore”.
È perfetto. Dovendo utilizzare la merda che c'è, non si poteva assemblare un plot migliore. Profetico.
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