Le notizie ci sono, sono persino stampate e vengono citate sia pure con rapido imbarazzo dalle televisioni: il tonfo della produzione industriale che si è verificato in Italia, quello che si è evidenziato per il terzo mese consecutivo in Germania, i pessimi dati degli Usa, il traballare della Francia, la nuova crisi bancaria in Portogallo, il ribaltamento delle previsioni ottimistiche e dulcis in fundo la velocità con cui Berlino ha anticipato di un anno la normativa europea sul prelievo forzoso dai conti correnti bancari in caso di crisi. Capisco che siamo distratti dal grande problema di trasformare il Senato da assemblea elettiva ad aula di immunità perenne per il ceto politico, ma rimane il mistero come di fronte a questi dati sia possibile che vengano ancora citate la ripresa e la crescita come se fossero acquisite o imminenti alla luce di ricette mentecatte, come si possa alimentare la speranza di agganciarci a un treno che non è mai partito, ma solo annunciato da capistazione ideologicamente rincretiniti o pagati per mentire.
E’ un mistero come si faccia a dire di fronte ai conti italiani e alla dilagante disoccupazione e precarizzazione, che non ci sarà alcuna manovra, come sia possibile guardare all’Europa di Juncker come alla Madonna Pellegrina, in grado di salvarci dal male facendoci l’elemosina di qualche spicciolo, peraltro già bruciato e soprattutto come sia possibile essere creduti.
Eppure accade. La psicologia sociale e le varie branche delle scienze cognitive ci dicono che è sostanzialmente un problema di cornice, di frame, ossia del modo con cui le informazioni vengono fornite e processate dalla mente, rese importanti o marginalizzate. Per banalizzare e semplificare (non sia mai che esca dai binari valoriali del governicchio) è il celebre esempio del chirurgo il quale con faccia scura ci annuncia che c’è un 7% di probabilità che l’intervento non riesca e di quello che sorride rivelandoci che al 93% l’operazione ha successo. La realtà è la stessa, ma il modo di interpretarla emotivamente è diversa: visto che una delle caratteristiche fondamentali delle azioni e reazioni umane è l’avversione al rischio e alla perdita, basta guidare la percezione per creare un frame positivo capace di cancellare ogni razionalità. Se poi aggiungiamo che altri due fattori importanti sono l’acquiescenza cognitiva, ossia la tendenza ad accettare i termini di un problema così come viene posto, tentando di risolverlo solo nei termini in cui ci è stato prospettato e la tendenza alla “segregazione” ossia ad isolare i dati senza considerali nel contesto generale (un esempio è la discussione separata su Senato e Italicum che invece sono strettamente collegati), avremo compreso per quale miracolo l’evidenza può essere negata. O almeno sopita abbastanza da evitare reazioni e spingere ad aggrapparsi a qualche improbabile santino che dia l’impressione di non farci perdere ciò che abbiamo e sacrifichi un mucchio di parole all’immobilismo.
Dunque l’informazione è cruciale in queste dinamiche e quello dei media è divenuto il problema cruciale della democrazia. E’ chiaro che dopo aver diffuso un frame positivo su Europa ed euro del tutto privo di realismo, ma basato su possibilità teoriche depistate da almeno 15 anni su altri interessi e anzi dichiarate infondate dagli stessi che a suo tempo le hanno secondate, è difficile creare una cornice differente, la contestazione viene marginalizzata. A volte accade che la stessa delusione funzioni come deterrente a guardare le cose in modo diverso: l’aumento stratosferico dei prezzi nel passaggio da lira ad euro, sempre per l’effetto segregazione spinge molte vittime ad interpretare come negativo qualsiasi cambio di moneta.
Se volete un esempio di come sia difficile creare frame alternativi rispetto a quelli acquisiti basta riferirsi alla vicenda dei due marò: molti inconsapevolmente situano l’India in un universo mentale nel quale il subcontinente ha ancora caratteri esotici, salgariani e molta dell’indignazione nasce dal fatto che la non consegna dei due fucilieri alle autorità italiane avvenga da parte di uno stato sentito come “coloniale”, dunque di grado inferiore, così come è di grado inferiore la vita dei due pescatori uccisi. Inutile dire che tutto questo non ha nulla a che vedere con una realtà nella quale l’India con il suo miliardo e 200 milioni di abitanti ha un peso assai superiore a quello dell’Italia, è una potenza nucleare ed è più avanzata nelle tecnologie di punta: il vecchio frame è privo di senso, ma continua a funzionare.
E’ lo stesso meccanismo per cui vengono dilapidati dalla Rai soldi pubblici per farci sapere attraverso spot inverecondi e penosi, quanto sia buona l’Europa con le pere: rafforzare il frame in vista delle elezioni non fa mai male, soprattutto quando tutto ci dice che le cose stanno diversamente, mettendoci di fronte ad equazioni i cui termini sono sbagliati. Tanto per informare e non influenzare. Salvo poi tacere quando il consiglio di Europa ci dice che le immunità previste per i politici in Italia sono simili solo a quelle dell’Albania o della Bielorussia che non sono propriamente due preclari esempi di democrazia. O scoprire che il commissario anticorruzione si trova alle prese con leggi di cartapesta.
Ma che importa, tanto c’è la ripresa, così come c’era il cibo nei piatti vuoti di Miseria e Nobiltà. Con la differenza che anche la nobiltà è stata venduta.
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