Cgil-Cisl-Uil: "Cremaschi non deve parlare"
I direttivi riuniti di Cgil, Cisl e Uil, che
dovevano limare la decisione definitiva suille "regole della
rappresentanza", negano la parola a Giorgio Cremaschi, membro del
Direttivo Cgil. Lui occupa il palco e loro staccano la luce...
La testimonianza di Cremaschi sulla sua espulsione: "Mi hanno spinto giù dal palco"
Nella
mia lunga esperienza sindacale non mi era mai capitato di vivere in
prima persona la scena madre del film 'L'uomo di marmo'.. Ora mi è
successo. Ero sfuggito alle maglie strette della selezione preventiva di
coloro che avevano diritto a partecipare alla riunione degli esecutivi
CGIL CISL UIL. Su circa 150 persone ero la sola in dissenso con la
proposta sulla rappresentanza illustrata dalla relazione di Bonanni.
Ho pertanto presentato la mia regolare richiesta di intervento, a cui
non ho avuto alcuna risposta da una presidenza che guardava le nuvole.
Allora, conclusa la relazione sono intervenuto con una mozione d'ordine,
chiedendo di sapere se il dibattito era aperto a tutti i partecipanti
che formalmente ne avevano il diritto oppure no.(...)
Angeletti mi ha risposto a nome di tutta la presidenza di no,
parlavano solo gli oratori concordati preventivamente dalle
segreterie... A questo punto ho detto che fare una riunione sulla
democrazia ed escludere preventivamente chi è in dissenso, anche se
avrebbe tutti i diritti di intervenire, è una precisa rappresentazione
di ciò che si vuole fare.
Ero solo in quella sala a non essere d'accordo, che paura avevano di
sentire le mie ragioni per 5 minuti? Ma non volevano proprio sentirle e
quando la mia indignazione mi ha spinto a dire alle loro facce
ipocritamente sorridenti che si dovevano vergognare e che in fondo la
loro intolleranza corrispondeva a quello ha stavano decidendo sulla
rappresentanza, cioè la cancellazione del dissenso, sono esplosi.
Ho visto una mano che cercava di staccare la corrente dal microfono,
mentre diversi segretari confederali mi si avvicinavano e cominciavano a
spingermi giù dal palco, uno di loro mi sussurrava di preoccuparmi per
la mia salute. Interveniva il servizio d'ordine che a spintoni mi
accompagnava fuori dalla porta della sala. Se non fossimo stati in una
riunione degli esecutivi CGIL CISL UIL si sarebbe detta una scena di
violenza.
Ripeto io avevo formale diritto a parlare in quella sala, ma quel diritto non mi è stato negato per caso.
L'accordo sulla rappresentanza che CGIL CISL UIL stanno definendo con
la Confindustria è infatti un brutale atto di normalizzazione
autoritaria delle relazioni sindacali. Esso stabilisce che il diritto
alla rappresentanza ce l'hanno solo coloro che preventivamente accettano
quell'accordo. Cioè puoi partecipare alla misurazione della
rappresentanza e alle elezioni delle rsu solo se accetti la flessibilità
e le deroghe ai contratti e soprattutto se ti impegni a non scioperare
se in disaccordo. Esattamente quanto è avvenuto alla Fiat di Marchionne,
che ora viene esteso a tutti.
La nuova rappresentanza sindacale seleziona preventivamente chi ha il
diritto alla democrazia e chi no. È il tavolo che che decide chi
rappresenta i lavoratori e non sono i lavoratori che scelgono chi li
rappresenta al tavolo.
È come se la riforma elettorale del governo Letta stabilisse che alle
prossime elezioni politiche potranno partecipare solo coloro che votano
oggi la fiducia al governo delle larghe intese. Non vorrei che
l'accordo sindacale gli suggerisse l'idea.
D'altra parte tutto questo è in perfetta sintonia con l'impianto
politico del governo appena varato, in un certo senso ne rappresenta il
versante corporativo. CGIL CISL UIL e Confindustria varano oggi il
governissimo delle parti sociali. Ma il fatto più grave non è neanche
questo. Il fatto più grave è che chi non è d'accordo non ha più né
diritto di parola né diritto di rappresentanza.
Questo è il fatto enorme, enorme è la sopraffazione che si sta
organizzando e che, come sempre, per riuscire ha bisogno del silenzio.
Che viene alimentato dalla solita stampa di governo, che ora esalta la
ritrovata unità sindacale. Quando invece quella di oggi è l'esatto
opposto della unità sindacale degli anni 60 e 70. Quella apriva la via
alle conquiste del lavoro e della democrazia, quella includeva. Questa
subisce e accetta le regole imposte dal mercato e dalle imprese, riduce
la democrazia, esclude.
Per questo bisogna fare tacere ogni voce di dissenso.
L'accordo sulla rappresentanza è troppo scandaloso perché lo si
conosca veramente. Deve passare attraverso la rappresentazione politica
mediatica che ne cancella i contenuti reali. Le voci fuori dal coro sono
pericolose...qualcuno potrebbe accorgersi che il re è davvero nudo.
Per questo non ci fermeremo e continueremo a spiegare con tutte le
forze che abbiamo cosa è davvero il porcellum sindacale e perché bisogna
combatterlo.
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