Dispiace dirlo, ma l’Italia appare ogni giorno di più come una nave alla deriva senza pilota, senza timone e senza rotta
che imbarca vistosamente acqua, come dimostrano tutti gli indicatori
economici sempre più giù, a eccezione dello spread che torna a salire.
Vi faremo grazia di tutte le indiscrezioni che ipotizzano questo o quel
governicchio appeso ai capricci di partiti e partitini che, per
garantire uno straccio di fiducia, dovrebbero entrare e uscire dall’aula
del Senato, come in certe pochade gli amanti clandestini entrano ed escono dagli armadi.
La
verità è che nessuno ha la più pallida idea di come uscire
dall’incommensurabile casino in cui ci hanno gettato l’imperizia e
l’irresponsabilità di troppi presunti leader, per non parlare dei guru
che scommettono sull’apocalisse. Gli insulti di Beppe Grillo sono
diventati insopportabili anche per i tanti che avevano votato M5S
sperando di dare un governo del cambiamento al Paese e
si ritrovano davanti un muro di ostilità verso tutto e tutti. Gli va
però dato atto che lo aveva detto già un’ora dopo il voto e ripetuto
fino allo sfinimento, che mai e poi mai il movimento avrebbe appoggiato
governi politici di qualsivoglia colore o camuffamento.
E allora appare incomprensibile e perfino ottusa l’ostinazione di Bersani
nel proporre alleanze impossibili che l’ex comico si diverte a
stracciare con le ingiurie più sanguinose. A meno che non sia tutta una
messinscena per dimostrare quanto i grillini siano inaffidabili in una
campagna elettorale che non finisce mai. Voto anticipato (già a
ottobre?) su cui, con il consueto cinismo, gioca le sue carte anche
Berlusconi, convinto che gli italiani, di fronte alla inettitudine della
sinistra e alle mattane grillesche, lo riporteranno sulle spalle a
Palazzo Chigi.
L’ultima parola spetta ora a Napolitano. Si parla di un nome a sorpresa, di un asso nella manica non sgradito a Grillo. La pochade continua, mentre la nave affonda.
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