La cripto democrazia della rete
di Giovanni Codovini*
«Nella stagione più liquida della democrazia liquida, gli straordinari risultati elettorali del Movimento 5 Stelle ci costringono a prendere atto, o meglio a riproporre, il nodo del rapporto tra politica e rete. Ed il nucleo del rapporto ruota intorno all’idea circolare della formazione del consenso attraverso il web, della selezione della rappresentanza e di uno spazio per il voto delegato (o proxy voting).Capire questa circolarità significa cogliere le trasformazioni della democrazia nel secondo millennio e, soprattutto, le sue forme di degenerazione. Parallelamente ci aiuta a cogliere il processo di come la democrazia liquida della rete si liquefa di fronte alla corporeità dei luoghi fisici della democrazia (il parlamento e le diverse assemblee elettive).
Si pensi proprio al proxy voting che è un meccanismo chiave della piattaforma “LiquidFeedback”, adoperata da organizzazioni politiche come i partiti “Pirata”: i partecipanti, per esempio, possono decidere di affidare ad altri i dibattiti e le deliberazioni su un argomento. Tecnicamente è la vera democrazia liquida che si differenzia dall’edemocracy, poiché non si eleggono i rappresentanti, ma si delega attraverso un meccanismo fiduciario le persone che si ritengono competenti, ad esempio perché sono maggiormente coinvolte o perché capitalizzano il valore di rappresentare altri. Qui l’ambiguità del meccanismo. Si intenderebbe, per la verità, la democrazia diretta – si pensi ai grillini – ma in realtà si tratta di una forma di rappresentanza alla seconda potenza: si delega a delegati che a loro volta sono già stati delegati. Insomma un meccanismo infernale; liquido appunto dove tutto si disperde, persino la deliberazione finale.
di Giovanni Codovini*
«Nella stagione più liquida della democrazia liquida, gli straordinari risultati elettorali del Movimento 5 Stelle ci costringono a prendere atto, o meglio a riproporre, il nodo del rapporto tra politica e rete. Ed il nucleo del rapporto ruota intorno all’idea circolare della formazione del consenso attraverso il web, della selezione della rappresentanza e di uno spazio per il voto delegato (o proxy voting).Capire questa circolarità significa cogliere le trasformazioni della democrazia nel secondo millennio e, soprattutto, le sue forme di degenerazione. Parallelamente ci aiuta a cogliere il processo di come la democrazia liquida della rete si liquefa di fronte alla corporeità dei luoghi fisici della democrazia (il parlamento e le diverse assemblee elettive).
Si pensi proprio al proxy voting che è un meccanismo chiave della piattaforma “LiquidFeedback”, adoperata da organizzazioni politiche come i partiti “Pirata”: i partecipanti, per esempio, possono decidere di affidare ad altri i dibattiti e le deliberazioni su un argomento. Tecnicamente è la vera democrazia liquida che si differenzia dall’edemocracy, poiché non si eleggono i rappresentanti, ma si delega attraverso un meccanismo fiduciario le persone che si ritengono competenti, ad esempio perché sono maggiormente coinvolte o perché capitalizzano il valore di rappresentare altri. Qui l’ambiguità del meccanismo. Si intenderebbe, per la verità, la democrazia diretta – si pensi ai grillini – ma in realtà si tratta di una forma di rappresentanza alla seconda potenza: si delega a delegati che a loro volta sono già stati delegati. Insomma un meccanismo infernale; liquido appunto dove tutto si disperde, persino la deliberazione finale.
Questa
ansiosa ricerca della democrazia diretta trova un’altra modalità di
gestione in rete, quella tipica del Movimento 5 Stelle. La visione dei Meetup
sta nell’idea delle consultazioni online continue. Idea in sé
pregevole, ma finisce per ammazzare ciò che più conta nella democrazia:
la maturazione dei tempi di formazione di un’opinione. La rete irrompe
proprio su questo meccanismo cognitivo, che ha alla base il principio
del dialogo costruito e di un accordo razionale. La logica delle
assemblee rappresentative si fonda proprio su questa maturazione
dell’opinione, contrapposta alla logica della consultazione in rete.
Se ne sono accorti i rappresentanti del Movimento 5 Stelle in parlamento, perché hanno sperimentato come impossibile la nomina, per esempio, dei due presidenti di Camera e Senato, con una decisione da parte di qualcuno che sta fuori (del Parlamento). Questo meccanismo di democrazia diretta, allargando il discorso, diventa utopico sulla votazione di una legge emendamento su emendamento. Ogni giorno, in parlamento, ma anche nel consiglio comunale, si vota innumerevoli volte e il voto ha conseguenze sulla vita di tutti. Le istituzioni non sono né un condominio né un social network di gruppi più o meno allargati. Sono per tutti.
Ma qui il retropensiero che intravediamo sulla spinta alla democrazia diretta via web. Chi è che vota, solitamente, online? Le minoranze attive, non di certo la stragrande maggioranza delle persone. Ciò significa che la richiesta e presupposta democrazia diretta nasconde in realtà il suo opposto: la tecno politica. Il pirata o il grillino che scorribanda in rete è per la verità un tecno-cittadino che limita l’esercizio della democrazia; anzi, forse, ama la cripto democrazia.
È cripto democrazia questa della democrazia in rete? La risposta la stanno dando proprio i rappresentanti in parlamento del Movimento 5 Stelle, che ancora non hanno trovato un modo accettabile per garantire quella trasparenza e pubblicità delle decisioni che reclamano a gran voce e che li ha portati ad essere il primo partito nazionale. Come ricordava già Antonio Polito, in Senato, per decidere il presidente, lo hanno fatto a porte chiuse e con pugni sul tavolo (altro che virtualità) e finora non c’è stato uno straccio di confronto pubblico nemmeno con una semplice conferenza stampa botta e risposta.
Si vuole nascondere o si vogliono le istituzioni come case di vetro?»
* Fonte: Giornale dell'Umbria
Se ne sono accorti i rappresentanti del Movimento 5 Stelle in parlamento, perché hanno sperimentato come impossibile la nomina, per esempio, dei due presidenti di Camera e Senato, con una decisione da parte di qualcuno che sta fuori (del Parlamento). Questo meccanismo di democrazia diretta, allargando il discorso, diventa utopico sulla votazione di una legge emendamento su emendamento. Ogni giorno, in parlamento, ma anche nel consiglio comunale, si vota innumerevoli volte e il voto ha conseguenze sulla vita di tutti. Le istituzioni non sono né un condominio né un social network di gruppi più o meno allargati. Sono per tutti.
Ma qui il retropensiero che intravediamo sulla spinta alla democrazia diretta via web. Chi è che vota, solitamente, online? Le minoranze attive, non di certo la stragrande maggioranza delle persone. Ciò significa che la richiesta e presupposta democrazia diretta nasconde in realtà il suo opposto: la tecno politica. Il pirata o il grillino che scorribanda in rete è per la verità un tecno-cittadino che limita l’esercizio della democrazia; anzi, forse, ama la cripto democrazia.
È cripto democrazia questa della democrazia in rete? La risposta la stanno dando proprio i rappresentanti in parlamento del Movimento 5 Stelle, che ancora non hanno trovato un modo accettabile per garantire quella trasparenza e pubblicità delle decisioni che reclamano a gran voce e che li ha portati ad essere il primo partito nazionale. Come ricordava già Antonio Polito, in Senato, per decidere il presidente, lo hanno fatto a porte chiuse e con pugni sul tavolo (altro che virtualità) e finora non c’è stato uno straccio di confronto pubblico nemmeno con una semplice conferenza stampa botta e risposta.
Si vuole nascondere o si vogliono le istituzioni come case di vetro?»
* Fonte: Giornale dell'Umbria
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