Intervista al blogger 'Quit the doner': «E' solo
marketing, il Movimento Cinque Stelle ripropone le stesse ricette
liberiste che ci hanno portato alla crisi in cui siamo».
I suoi post sul Movimento Cinque Stelle vengono condivisi dieci volte tanto rispetto a quelli di Beppe Grillo. Lui si fa chiamare Quit the doner, sostiene di essere un ex kebabbaro umanista, ha sì e no trent'anni e adora la scuola di Francoforte. Ma, soprattutto, le sue chilometriche analisi sull'exploit dei grillini stanno facendo il giro del web, tra applausi e insulti: «Guarda, mi hanno anche accusato di aver comprato dei "like", cosa che, insoma... Ritengo di aver di meglio da fare».
A parte le critiche a Grillo, non credi che il suo movimento abbia riempito dei vuoti lasciati dalla sinistra radicale?
«Grillo fornisce una narrazione che è puro marketing, ripropone gli stessi schemi liberisti che ci hanno portato alla situazione in cui siamo. In realtà, però, dove la sinistra ha candidato persone decenti, Grillo è scomparso: penso a Pisapia a Milano, o De Magistris a apoli. O a Vicenza, con i No Dal Molin: lì non ha sfondato.
Molti hanno votato il Movimento Cinque Stelle individuando al suo interno un centro, una destra e una sinistra, sostenendo che almeno alcune lotte - come il No Tav, o il No Muos - avrebbero qualche possibilità di contare qualcosa in parlamento.
«In realtà, a livello locale non è che abbiano mai fatto cose di sinistra, guarda a Parma... Comunque, il livello nazionale spesso contraddice quello locale. Il suo elettorato viene da sinistra, da destra e dal centro, ma poi sul territorio l'azione è piuttosto identitaria. Più si sale e più Casaleggio e Grillo controllanto intensamente. In molti c'è ancora un retaggio emozionale del Beppe Grillo pre-Casaleggio, quando diceva cose grosso modo di sinistra. Ma quello è un Grillo che non esiste più da un po'».
Oltre a fare un uso della rete da uomo di 65 anni, come hai annotato nei tuoi pezzi, Grillo ha anche una concezione del mondo legata, diciamo, a Renzo Arbore e a quando parole come «negro» o «frocio» facevano sghignazzare complici gli italiani. Tu dici, ad esempio, che quando lui durante i suoi comizi dice «italiani!» come il Duce, esprime il vero se stesso...
«Come diceva Luttazzi, lo sfottò è reazionario, non intacca le strutture di potere, agisce a livelli più bassi. La comunicazione di Grillo è populista e molto efficace. Qui dovrebbero essere i giovani a sviluppare qualcosa di diverso. Certo, è difficile, d'altra parte Grillo aveva un patrimonio di fama televisiva da spendere che quasi nessuno ha».
Lui spesso dice «o me o Alba Dorata», ma in Europa, negli ultimi anni, ci sono stati anche altri movimenti antisistema.
«Dunque. Ok, Grillo non è un fascista classico. Ma il suo è comunque un discorso politico autoritario, per quanto nuovo. Io non voterei mai per Alba Dorata, ma chiediamoci: Grillo è davvero meglio? Mi spiego: entrambi sono accomunati da sentimenti antidemocratici. Eppoi, dire "io non sono nazista" basta per porsi come guida di un paese democratico europeo? In realtà questa è la logica inversa rispetto a quando lui dice che non bisogna votare il meno peggio, cioè il Pd. Lui sostiene, in sostanza, di essere il meno peggio rispetto ad Alba Dorata. Un po' pochino...».
Grillo sembra aver ripreso molto del sistema organizzativo di Berlusconi.
«Sì, diciamo che però lui è un passo successivo. Se Berlusconi è dovuto scendere a patti con i suoi colonnelli, Grillo ha completamente eliminato questo passaggio. Senza colonnelli non si pone il problema».
Beppe Grillo ha recentemente attaccato i suoi contestatori dicendo che in sostanza "sono tutti troll", la famosa democrazia della rete gli si sta ritorcendo contro?
«Internet non è meglio della vita reale. C'è una contraddizione in quello che dice Grillo: appena ha toccato un po' di potere, si è accorto che molti non sono d'accordo con lui. Trova resistenze e la cosa lo manda in bestia. Questo perché ha sempre considerato internet come la verità, come il portatore della democrazia diretta. Ovviamente erano tutte fandonie».
I suoi post sul Movimento Cinque Stelle vengono condivisi dieci volte tanto rispetto a quelli di Beppe Grillo. Lui si fa chiamare Quit the doner, sostiene di essere un ex kebabbaro umanista, ha sì e no trent'anni e adora la scuola di Francoforte. Ma, soprattutto, le sue chilometriche analisi sull'exploit dei grillini stanno facendo il giro del web, tra applausi e insulti: «Guarda, mi hanno anche accusato di aver comprato dei "like", cosa che, insoma... Ritengo di aver di meglio da fare».
A parte le critiche a Grillo, non credi che il suo movimento abbia riempito dei vuoti lasciati dalla sinistra radicale?
«Grillo fornisce una narrazione che è puro marketing, ripropone gli stessi schemi liberisti che ci hanno portato alla situazione in cui siamo. In realtà, però, dove la sinistra ha candidato persone decenti, Grillo è scomparso: penso a Pisapia a Milano, o De Magistris a apoli. O a Vicenza, con i No Dal Molin: lì non ha sfondato.
Molti hanno votato il Movimento Cinque Stelle individuando al suo interno un centro, una destra e una sinistra, sostenendo che almeno alcune lotte - come il No Tav, o il No Muos - avrebbero qualche possibilità di contare qualcosa in parlamento.
«In realtà, a livello locale non è che abbiano mai fatto cose di sinistra, guarda a Parma... Comunque, il livello nazionale spesso contraddice quello locale. Il suo elettorato viene da sinistra, da destra e dal centro, ma poi sul territorio l'azione è piuttosto identitaria. Più si sale e più Casaleggio e Grillo controllanto intensamente. In molti c'è ancora un retaggio emozionale del Beppe Grillo pre-Casaleggio, quando diceva cose grosso modo di sinistra. Ma quello è un Grillo che non esiste più da un po'».
Oltre a fare un uso della rete da uomo di 65 anni, come hai annotato nei tuoi pezzi, Grillo ha anche una concezione del mondo legata, diciamo, a Renzo Arbore e a quando parole come «negro» o «frocio» facevano sghignazzare complici gli italiani. Tu dici, ad esempio, che quando lui durante i suoi comizi dice «italiani!» come il Duce, esprime il vero se stesso...
«Come diceva Luttazzi, lo sfottò è reazionario, non intacca le strutture di potere, agisce a livelli più bassi. La comunicazione di Grillo è populista e molto efficace. Qui dovrebbero essere i giovani a sviluppare qualcosa di diverso. Certo, è difficile, d'altra parte Grillo aveva un patrimonio di fama televisiva da spendere che quasi nessuno ha».
Lui spesso dice «o me o Alba Dorata», ma in Europa, negli ultimi anni, ci sono stati anche altri movimenti antisistema.
«Dunque. Ok, Grillo non è un fascista classico. Ma il suo è comunque un discorso politico autoritario, per quanto nuovo. Io non voterei mai per Alba Dorata, ma chiediamoci: Grillo è davvero meglio? Mi spiego: entrambi sono accomunati da sentimenti antidemocratici. Eppoi, dire "io non sono nazista" basta per porsi come guida di un paese democratico europeo? In realtà questa è la logica inversa rispetto a quando lui dice che non bisogna votare il meno peggio, cioè il Pd. Lui sostiene, in sostanza, di essere il meno peggio rispetto ad Alba Dorata. Un po' pochino...».
Grillo sembra aver ripreso molto del sistema organizzativo di Berlusconi.
«Sì, diciamo che però lui è un passo successivo. Se Berlusconi è dovuto scendere a patti con i suoi colonnelli, Grillo ha completamente eliminato questo passaggio. Senza colonnelli non si pone il problema».
Beppe Grillo ha recentemente attaccato i suoi contestatori dicendo che in sostanza "sono tutti troll", la famosa democrazia della rete gli si sta ritorcendo contro?
«Internet non è meglio della vita reale. C'è una contraddizione in quello che dice Grillo: appena ha toccato un po' di potere, si è accorto che molti non sono d'accordo con lui. Trova resistenze e la cosa lo manda in bestia. Questo perché ha sempre considerato internet come la verità, come il portatore della democrazia diretta. Ovviamente erano tutte fandonie».
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua