di Barbara Collevecchio - Il Fatto Quotidiano
Ma davvero gli italiani hanno bisogno di leader televisivi? Davvero
anni di berlusconismo ci hanno resi così warholiani da aver bisogno di
identificarci in leader dal sorriso bianco e studiato,
che ci illudano dei 15 minuti di celebrità? Dove sono i politici che si
sporcano le mani nelle borgate, tra gli operai, tra i precari in piazza?
Eccole le nuove star: soggetti votati alla società
dello spettacolo che disertano direzioni del partito e il confronto con
gli elettori, per pontificare con il fondotinta, dagli show televisivi. E
guai a storcere il naso: altrimenti sei radical chic. Ma qui, signori
miei, siamo nel nuovo regno multimediale del trash assurto ad icona.
Tra vaffanculo, troie, ceroni, giacchette unfit e scarpe lucide. Il
verbo del leader messia cala dall’alto di blog e palchi scenografici, il
corpo del capopopolo diventa un simulacro nel gioco perverso del
l’identificazione. “Renzi è pop”, dicono. Ma pop cosa? Cosa vuol dire? Pop sta per popolare cioè a contatto con il popolo o popolare nel senso di ” famoso”?
E noi come spettatori inebetiti davvero ci identifichiamo in questi
comunicatori del vacuo, mentre tutto crolla come in un impero decadente e
volgare? Questa è la nuova decadenza: dover essere cool, pop e tutte
queste sciocchezze perché altrimenti non sai comunicare. Ma cosa comunicare, nessuno se lo chiede.
E come in un format scadente siamo qui, nell’assoluta solitudine
dell’effimero dove tutto è scadente spettacolarizzazione volgarotta. La
pseudo sinistra di derivazione democristiana è l’evoluzione del
Berlusconismo: dalle veline al regno dei Tronisti della De Filippi. Per
forza sennò non sei ” Pop”.
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