di Micaela Bongi - Il Manifesto
Appena quattro giorni dopo le elezioni, era stato il segretario di stato John Kerry a rivelare ai suoi commensali italiani incontrati a Villa Taverna che gli Stati uniti «guardano da tempo e con molta attenzione al fenomeno Grillo, senza nessuna demonizzazione». Una conversazione privata che, riportata dalle agenzie di stampa, non destò troppo clamore. Da tempo, diceva Kerry e infatti già nel 2008 – amministrazione Bush – l’allora ambasciatore americano Ronald Spogli aveva inviato un lungo telegramma a Condoleezza Rice riferendo di un «pranzo con l’attivista italiano Beppe Grillo» e della sua denuncia contro «l’endemica corruzione nella classe politica italiana». Per concludere, a proposito del leader del MoVimento 5 Stelle: «La sua unica miscela di humour aggressivo sostenuto da statistiche e ricerche giuste quanto basta, ne fa un interlocutore credibile sul sistema politico italiano».
Ora è il nuovo ambasciatore Usa, David Thorne, a scatenare un putiferio con i suoi apprezzamenti nei confronti dei militanti grillini. Parla in pubblico, agli studenti del liceo romano Visconti, e in italiano incalza: «Voi giovani siete il futuro dell’Italia. Voi potete prendere in mano il vostro paese e agire, come il Movimento 5 Stelle, per le riforme e il cambiamento. Spero che molti di voi daranno un contributo positivo in questo senso per il vostro paese». Prima, rispondendo in inglese a uno studente, aveva detto: «E’ interessante vedere che effetto avranno i grillini, anche se non vogliono farsi chiamare così. Abbiamo incontrato molti di loro, sono giovani, molto seri, si organizzano completamente sul web, non vogliono ricevere soldi e una delle grandi questioni in Italia è quella della quantità di soldi destinata al sistema politico. E’ interessante vedere un movimento di riforma che non viene dall’alto verso il basso, ma dal basso all’alto. Un segnale incoraggiante».
Stavolta in coro, Pd e Pdl tuonano contro la «grave ingerenza». Dal Partito democratico, Michele Anzaldi chiede l’intervento del ministro degli esteri Terzi perché chieda al Dipartimento di stato Usa «una smentita». Anche il pidiellino Carlo Giovanardi chiede chiarimenti agli Stati uniti. E Lapo Pistelli, responsabile esteri del Pd: «Stiamo vivendo giorni delicati. Di tutto si sente il bisogno fuorché di parole inappropriate come quelle dette dall’ambasciatore americano». Si sfiora l’incidente diplomatico, mentre Grillo gongola e posta sul suo blog le dichiarazioni di Thorne.
Lo stesso ambasciatore commenta l’incontro con gli studenti via twitter: «Le mie parole hanno suscitato interesse. L’uso dei new media è positivo per il sistema politico italiano». Ma forse ancora non sa che il suo intervento ha suscitato la reazione furibonda dei partiti. E allora dalla sede diplomatica Usa parte un altro cinguettio che prova a stemperare: «L’ambasciata non appoggia nessun soggetto politico. Dialoga con tutti e sostiene l’uso dei social media come strumento di cambiamento». Ma la correzione del tiro non placa soprattutto i pidiellini, che a ancora sera continuano a tenere alta la polemica. Del resto sono già particolarmente nervosi: dopo le toghe rosse, ci mancavano gli americani «grillini».
Appena quattro giorni dopo le elezioni, era stato il segretario di stato John Kerry a rivelare ai suoi commensali italiani incontrati a Villa Taverna che gli Stati uniti «guardano da tempo e con molta attenzione al fenomeno Grillo, senza nessuna demonizzazione». Una conversazione privata che, riportata dalle agenzie di stampa, non destò troppo clamore. Da tempo, diceva Kerry e infatti già nel 2008 – amministrazione Bush – l’allora ambasciatore americano Ronald Spogli aveva inviato un lungo telegramma a Condoleezza Rice riferendo di un «pranzo con l’attivista italiano Beppe Grillo» e della sua denuncia contro «l’endemica corruzione nella classe politica italiana». Per concludere, a proposito del leader del MoVimento 5 Stelle: «La sua unica miscela di humour aggressivo sostenuto da statistiche e ricerche giuste quanto basta, ne fa un interlocutore credibile sul sistema politico italiano».
Ora è il nuovo ambasciatore Usa, David Thorne, a scatenare un putiferio con i suoi apprezzamenti nei confronti dei militanti grillini. Parla in pubblico, agli studenti del liceo romano Visconti, e in italiano incalza: «Voi giovani siete il futuro dell’Italia. Voi potete prendere in mano il vostro paese e agire, come il Movimento 5 Stelle, per le riforme e il cambiamento. Spero che molti di voi daranno un contributo positivo in questo senso per il vostro paese». Prima, rispondendo in inglese a uno studente, aveva detto: «E’ interessante vedere che effetto avranno i grillini, anche se non vogliono farsi chiamare così. Abbiamo incontrato molti di loro, sono giovani, molto seri, si organizzano completamente sul web, non vogliono ricevere soldi e una delle grandi questioni in Italia è quella della quantità di soldi destinata al sistema politico. E’ interessante vedere un movimento di riforma che non viene dall’alto verso il basso, ma dal basso all’alto. Un segnale incoraggiante».
Stavolta in coro, Pd e Pdl tuonano contro la «grave ingerenza». Dal Partito democratico, Michele Anzaldi chiede l’intervento del ministro degli esteri Terzi perché chieda al Dipartimento di stato Usa «una smentita». Anche il pidiellino Carlo Giovanardi chiede chiarimenti agli Stati uniti. E Lapo Pistelli, responsabile esteri del Pd: «Stiamo vivendo giorni delicati. Di tutto si sente il bisogno fuorché di parole inappropriate come quelle dette dall’ambasciatore americano». Si sfiora l’incidente diplomatico, mentre Grillo gongola e posta sul suo blog le dichiarazioni di Thorne.
Lo stesso ambasciatore commenta l’incontro con gli studenti via twitter: «Le mie parole hanno suscitato interesse. L’uso dei new media è positivo per il sistema politico italiano». Ma forse ancora non sa che il suo intervento ha suscitato la reazione furibonda dei partiti. E allora dalla sede diplomatica Usa parte un altro cinguettio che prova a stemperare: «L’ambasciata non appoggia nessun soggetto politico. Dialoga con tutti e sostiene l’uso dei social media come strumento di cambiamento». Ma la correzione del tiro non placa soprattutto i pidiellini, che a ancora sera continuano a tenere alta la polemica. Del resto sono già particolarmente nervosi: dopo le toghe rosse, ci mancavano gli americani «grillini».
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