Bersani o non Bersani? Elezioni o non elezioni? Una cosa è certa, a
giugno per effetto delle leggi ratificate dal Governo Monti e da chi lo
ha sostenuto ci sarà in Italia una nuova mazzata! Imu, Iva, Tarsu
cresceranno ancora assieme alla recessione e alla disoccupazione, alla
precarietà sociale ed al lavoro nero. La guerra dei ricchi contro i
poveri, dei parassiti del capitale contro chi vive del proprio sudore,
prevede quindi un altro capitolo di lacrime e sangue per un popolo che
ha iniziato ora a capire che la crisi morde e dove è stato confinato dai
suoi politicanti. Il nuovo cappio al collo si chiama "Two Pack",
recentemente approvato dal parlamento di Bruxelles, prevede ulteriori
cessioni di sovranità da parte del nostro parlamento a favore della
Commissione Europea che potrà visionare preventivamente le nostre
finanziarie e intervenire per fare in modo che il rigore dei conti possa
essere rispettato. Messa così possiamo anche dire che il ministro
dell'economia nel nostro paese potrebbe anche non esserci dato che le
finanziarie di fatto le decideranno in Europa gli stati che contanto
come la Germania. Colpisce che a fronte di questioni così importanti che
riguardano il futuro di tutti noi, gli interventi in parlamento vadano
in altra direzione. Almeno per ora, questa questione in Italia è
completamente rimossa dal dibattito politico in parlamento. E' come se
per qualche strano motivo tutti abbiano paura di agitare troppo le acque
su temi così importanti. Se questo non avviene in parlamento però è
altrettanto vero che questo non avviene nemmeno nelle piazze. Il livello
della mobilitazione sociale in questo paese è stato azzerato, da un
lato dalla delega in bianco che in molti hanno dato al movimento di
Grillo, dall'altro dall'inedia della troika sindacale ( Cgil Cisl Uil)
che spera nel miracolo della concertazione con il Governo amico. Male
quindi, molto male, non solo perchè aumenta la crisi, ma perchè
diminuiscono le lotte a fronte di una dinamica sociale che invece
potrebbe determinare una loro estensione. La sinistra di classe, i
sindacati conflittuali, non devono commettere l'errore di tergiversare
ancora sul piano delle mobilitazioni sociali perchè l'esito della crisi
in atto è del tutto imprevedibile. Ma la mobilitazione da mettere in
campo non può essere basata sul riprendere il cammino fatto fino ad ora,
è necessario introdurre elementi di discontiuità. Oggi non è più
sufficiente essere nelle lotte e nei quartieri, se non si è identificati
come gli interpreti utili della rottura sistemica il nostro lavoro
sociale rischia di diventare parziale sul piano politico. Anche le forme
delle mobilitazioni devono cambiare, in un paese in crisi meglio un
blocco stradale che uno sciopero tanto per intenderci, meglio occupare
una casa in un corteo che fare gli scontri per le telecamere. Occorre
allora dire cose chiare e nette, e dirsele tutte in maniera franca.
Penso che sia necessario, a partire dal piano delle mobilitazioni che
metteremo in piedi nei prossimi mesi, produrre anche sul piano simbolico
un orizzonte nel quale il blocco sociale stretto nella tenaglia della
crisi possa riconoscersi nelle pratiche e nei contenuti. Per questo è
necessario che le nostre proposte divengano bandiere nelle lotte e le
nostre pratiche esempi riproducibili. Rifiuto unilaterale dei trattati
europei e del ricatto del debito, recupero della sovranità nazionale,
nazionalizzazione delle banche, riduzione dell'orario di lavoro a parità
di salario, diritto alla casa, al reddito, lotta al carovita e alla
disoccupazione devono divenire i terreni su cui aprire una mobilitazione
in grado di produrre organizzazione e un progetto di società. Se da un
lato non ci può essere pace tra il ricco ed il povero, tra il grande
evasore e chi paga le tasse, tra chi licenzia e chi è licenziato, è
altrettanto vero che occorre unire la partita iva e il precario,
l'operaio con il disoccupato, chi vive del proprio sudore con chi
difende il territorio in cui vive. Questa è la vera sfida avvincente che
abbiamo davanti, riaccendere la scintilla del movimento che abolisce lo
stato di cose presenti mentre il capitale continuamente opera per
metterci uno contro l'altro. Se volete chiamarla rivoluzione fatelo
pure, avevo in mente proprio quella cosa lì
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