Approvato il piano di aiuti e trovata all’ultimo istante una via
d’uscita al rischio fallimento di Cipro. I mercati finanziari
festeggiano nella mattinata, ma l’ennesima toppa della Troika non
rimette in alcun modo in discussione e non incide sulle cause
strutturali che hanno portato alle recenti crisi nei Paesi europei. E
nel pomeriggio arriva un nuovo crollo.
Cipro è salva. Dopo un forcing durato tutto il fine settimana e
frenetici incontri tra il presidente cipriota e gli emissari della
Troika (Commissione europea, Fmi e Bce), i ministri delle finanze della
zona euro hanno ratificato il piano di salvataggio. Sbloccati i 10
miliardi di aiuti europei, evitata la bancarotta, le Borse festeggiano,
scende lo spread.
Per ricevere i 10 miliardi, Cipro si è impegnata a trovarne altri 7.
Questi arriveranno in particolare colpendo i depositi bancari sopra i
100.000 euro presso la Bank of Cyprus, la principale del Paese. I
depositi potrebbero essere congelati e trasformati in obbligazioni di
Stato. La seconda banca, la Laiki Bank, potrebbe essere chiusa, creando
una “bad bank” con i debiti e girando gli attivi alla stessa Bank of
Cyprus. Nelle prossime settimane la Troika dovrà stabilire l’entità
delle perdite per la Bank of Cyprus e più in generale le misure che
dovrà adottare il governo cipriota.
È stato scongiurato il prelievo forzoso sui depositi al di sotto dei
100.000 euro, una misura che avrebbe potuto avere conseguenze
deflagranti. Prima di tutto ovviamente per i cittadini ciprioti ma più
in generale costituendo un precedente pericoloso con il rischio di un
effetto contagio. Di fatto, è bastato accennare a questa possibilità, la
scorsa settimana, per scatenare il panico sui mercati europei. Fino a
oggi i conti correnti sotto tale soglia erano considerati assolutamente
sicuri, in particolare perché in tutta Europa è prevista una garanzia
pubblica in caso di fallimento della banca, per depositi inferiori
proprio ai 100.000 euro.
La scelta di intervenire unicamente sui depositi di maggiori
dimensioni andrà a colpire i cittadini più ricchi e prima ancora gli
stranieri, russi in testa, che negli scorsi anni hanno scelto Cipro per
depositare all’estero una parte delle proprie ricchezze. Di fatto si
potrebbe affermare che con l’accordo raggiunto nella notte Cipro ha
deciso di guardare a Bruxelles e non a Mosca.
Tutto bene, quindi? Dipende. Ancora una volta l’Ue la Troika sono
riuscite a mettere una toppa all’ultimo momento, evitando così la
bancarotta di uno Stato sovrano, con conseguenze imprevedibili. Ma
continuare a mettere delle toppe quando sta franando una diga non può
portare da nessuna parte. Un piano di aiuti che rappresenta circa lo
0,1% del Pil europeo ha tenuto l’Ue con il fiato sospeso per una
settimana.
Una toppa che non aggredisce in nessun modo le cause della crisi.
Delle cause legate a un sistema finanziario fuori controllo e cresciuto
in maniera ipertrofica. Dal dopoguerra alla fine degli anni ’70, Wall
Street ha avuto una dimensione pari a circa il 15% del Pil statunitense.
A fine anni ’80 toccava il 35%. Dieci anni dopo il 150%. Nel 2006 la
finanza superava il 350% del Pil, e questa gigantesca bolla ha
trascinato il mondo nella peggiore recessione degli ultimi decenni.
Cifre impressionanti, ma nulla rispetto a cosa avveniva in un’isola che
ha fondato sui servizi finanziari la propria ricchezza. Le banche di
Cipro hanno attivi pari all’800% del Pil nazionale. Che senso ha una
finanza otto volte più grande del sistema economico di cui dovrebbe
essere al servizio?
Ma c’è di peggio. La finanza non è unicamente la causa della crisi, è
il fine ultimo delle politiche. Nella vicenda cipriota, il problema di
fondo riguarda un sistema bancario europeo non solo troppo grande, ma
soprattutto troppo intercorrelato per potere fallire. L’elemento
scatenante della crisi delle banche cipriote è nell’ammontare di titoli
greci nel loro portafogli. Come la crisi greca ha contaminato la finanza
cipriota, Cipro avrebbe potuto contaminare altre nazioni, innescando un
effetto domino sul fragile sistema bancario europeo.
Ma c’è ancora di peggio. La finanza non è unicamente causa e fine. È
anche il giudice che decide se le istituzioni politiche fanno abbastanza
per salvarla e compiacerla. Quali sono e potranno essere i sacrifici
che dovranno accettare i cittadini ciprioti è del tutto secondario.
L’ennesima toppa sembra momentaneamente placare l’ira del Moloch
finanziario. Le Borse festeggiano, lo spread cala. Poi esce la notizia
che l’Ue potrebbe non rivedere i 10 miliardi di euro di aiuti dati a
Bankia, quarto gruppo bancario spagnolo e che ha chiuso il 2012 con una
perdita record. Zoellick, ex-presidente della Banca mondiale, segnala
che la Francia potrebbe essere “il prossimo malato”. Gira voce che
Moody’s potrebbe abbassare il rating italiano. E l’euforia del mattino
diventa un nuovo crollo dei mercati nel pomeriggio. Per oggi Cipro è
salva, domani chissà. Tutto bene, madama la Marchesa. Avanti così.
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