di Claudio Tognonato - Il Manifesto
È stupefacente vedere quanto tradizionalisti sono diventati i
vertici della chiesa cattolica dopo Wojtyla e Ratzinger che oggi Jorge
Bergoglio sembra progressista e forse lo sarà.
Il passato non lo assolve, la storia non la può modificare nemmeno Dio. Bergoglio e i vertici della chiesa argentina sono stati complici di uno dei regimi più spietati e inumani del XX secolo. Si vantavano di eliminare i sovversivi con una «morte cristiana», gettandoli in mare per separare l’erba buona da quella cattiva. Il futuro forse, magari, dirà che anche lui può cambiare e non essere una conseguenza di quel passato. Può diventare anche un ottimo papa, ma dovrà in qualche momento riconoscersi nel suo passato. Bergoglio è in linea con la curia argentina, che non ha mai fatto autocritica per aver fiancheggiato la dittatura militare. Le istituzioni, così come i singoli individui, devono assumere con chiarezza la propria storia. È il primo passo, quello ineludibile.
La società italiana aveva bisogno di un papa buono ed eccolo, fatto. In lui è depositato tutto il Bene possibile, un Bene assoluto e fuori dal mondo perché è una investitura divina. Non si parla d’altro. Se la realtà è una costruzione sociale, l’innalzamento di quella del nuovo pontefice è iniziata alla grande, cercando di scoprire in gesti, parole, silenzi quello che si desiderava avere.
Bergoglio ha un passato tradizionalista, in politica aveva assunto una posizione netta, quindi non è difficile collocarlo. Da giovane era membro di Guardia de Hierro, un gruppo peronista di estrema destra. Se il peronismo è un fenomeno di difficile definizione, la destra no. Delle destre, quella di Bergoglio è quella populista.
Perché Bergoglio? Possiamo solo fare ipotesi. Alcuni già dicono che per fermare l’ondata della sinistra latinoamericana, ma è meglio aspettare. Leggendo Leonardo Boff (il manifesto di ieri) dire che Bergoglio ha salvato molta gente da morte sicura si sente a cosa si è ridotta la Teologia della Liberazione dopo essere stata bandita da Ratzinger. Tutto dopo di lui dovrà necessariamente essere meglio. All’improvviso Bergoglio è diventato troppo potente per opporsi a lui senza rischiare di rimanere ancora una volta schiacciati dalla storia. In fondo la storia non è che una narrazione.
Al punto che ieri, un professore di storia contemporanea, mi diceva: non è possibile, è figlio di emigrati italiani, uno che dal nulla arriva al papato non può avere un passato inglorioso. Ora, all’improvviso non si può dire, per esempio che Bergoglio (che non è più lui ma il papa Francisco), mente sul suo passato. Ci sono principi della realtà che bisogna rispettare e per principio il papa non mente. La magia è fatta. Quando un fatto storico non ci piace lo cancelliamo. Magia, solo magia perché purtroppo, le testimonianza delle vittime ci sono e i documenti anche.
Non si tratta di pro e contro, di fare un discorso bilanciato, equo, per descrivere una figura. Ognuno ha un passato, una biografia ed è responsabile, questa è la modernità. La storia è una e poi va raccontata in modi diversi, ma non si può dire che la storia è solo quella narrazione. I fatti ci inchiodano al reale. Purtroppo le testimonianze, le torture e i desaparecidos sono reali. Troppo reali. I militari sotto processo per crimini contro l’umanità, che ieri in Argentina si sono presentati in tribunale tutti con i colori vaticani in petto per festeggiare la nomina di un loro amico lo confermano. La realtà è una costruzione sociale ma la storia non è fatta da finzioni.
Il passato non lo assolve, la storia non la può modificare nemmeno Dio. Bergoglio e i vertici della chiesa argentina sono stati complici di uno dei regimi più spietati e inumani del XX secolo. Si vantavano di eliminare i sovversivi con una «morte cristiana», gettandoli in mare per separare l’erba buona da quella cattiva. Il futuro forse, magari, dirà che anche lui può cambiare e non essere una conseguenza di quel passato. Può diventare anche un ottimo papa, ma dovrà in qualche momento riconoscersi nel suo passato. Bergoglio è in linea con la curia argentina, che non ha mai fatto autocritica per aver fiancheggiato la dittatura militare. Le istituzioni, così come i singoli individui, devono assumere con chiarezza la propria storia. È il primo passo, quello ineludibile.
La società italiana aveva bisogno di un papa buono ed eccolo, fatto. In lui è depositato tutto il Bene possibile, un Bene assoluto e fuori dal mondo perché è una investitura divina. Non si parla d’altro. Se la realtà è una costruzione sociale, l’innalzamento di quella del nuovo pontefice è iniziata alla grande, cercando di scoprire in gesti, parole, silenzi quello che si desiderava avere.
Bergoglio ha un passato tradizionalista, in politica aveva assunto una posizione netta, quindi non è difficile collocarlo. Da giovane era membro di Guardia de Hierro, un gruppo peronista di estrema destra. Se il peronismo è un fenomeno di difficile definizione, la destra no. Delle destre, quella di Bergoglio è quella populista.
Perché Bergoglio? Possiamo solo fare ipotesi. Alcuni già dicono che per fermare l’ondata della sinistra latinoamericana, ma è meglio aspettare. Leggendo Leonardo Boff (il manifesto di ieri) dire che Bergoglio ha salvato molta gente da morte sicura si sente a cosa si è ridotta la Teologia della Liberazione dopo essere stata bandita da Ratzinger. Tutto dopo di lui dovrà necessariamente essere meglio. All’improvviso Bergoglio è diventato troppo potente per opporsi a lui senza rischiare di rimanere ancora una volta schiacciati dalla storia. In fondo la storia non è che una narrazione.
Al punto che ieri, un professore di storia contemporanea, mi diceva: non è possibile, è figlio di emigrati italiani, uno che dal nulla arriva al papato non può avere un passato inglorioso. Ora, all’improvviso non si può dire, per esempio che Bergoglio (che non è più lui ma il papa Francisco), mente sul suo passato. Ci sono principi della realtà che bisogna rispettare e per principio il papa non mente. La magia è fatta. Quando un fatto storico non ci piace lo cancelliamo. Magia, solo magia perché purtroppo, le testimonianza delle vittime ci sono e i documenti anche.
Non si tratta di pro e contro, di fare un discorso bilanciato, equo, per descrivere una figura. Ognuno ha un passato, una biografia ed è responsabile, questa è la modernità. La storia è una e poi va raccontata in modi diversi, ma non si può dire che la storia è solo quella narrazione. I fatti ci inchiodano al reale. Purtroppo le testimonianze, le torture e i desaparecidos sono reali. Troppo reali. I militari sotto processo per crimini contro l’umanità, che ieri in Argentina si sono presentati in tribunale tutti con i colori vaticani in petto per festeggiare la nomina di un loro amico lo confermano. La realtà è una costruzione sociale ma la storia non è fatta da finzioni.
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