Fino alla fine degli anni ’80 i giovani ricchi, i rampolli dei
potenti, gli enfant gaté toccati dalla buona sorte di nascere in
famiglie di censo e di peso, conservavano almeno la dignità del
silenzio. Sapevano che i loro soldi, le loro cariche, la loro facile
vita era l’incarnazione dell’ingiustizia sociale, della negazione del
merito e cercavano in tutti i modi darsi arie da persone normali. Poi
man mano che il pensiero unico instillava l’idea che l’ingiustizia è
giusta, hanno cominciato a dimenticarlo e nel primo decennio del nuovo
secolo hanno perso le inibizioni e hanno preso a ostentare disprezzo nei
confronti di chi non ce la faceva, come se il fatto di essere nati già
oltre il traguardo fosse dovuto a un diritto divino.
Ora mi chiedo che fine avrebbe fatto l’esile e scolorito John Elkann,
imprenditore di carta velina se il vecchio Giovanni e il fratello
Umberto non lo avessero scelto come erede della Fiat, come il meglio in
una platea di stuporosi e inetti discendenti, mettendogli vicino anche
la badante canadese di nome Marchionne perché pensasse lui alla roba e
ai soldi di famiglia. Cosa sarebbe se non fosse il frutto delle
comprensibili attenzioni di un bel ami svogliato e nullafacente come
Alain Elkann nei confronti Margherita Agnelli? Dubito che sarebbe
divenuto a 21 anni membro del consiglio di amministrazione della Fiat o
che parecchi anni dopo si sarebbe preso uno straccio di laurea in
ingegneria gestionale, guarda caso a Torino che per un membro della casa
reale cittadina è comparabile alla laurea albanese del Trota: quale
docente avrebbe osato fargli ridare un esame? O si sarebbe rifiutato di
scrivere un’ acconcia tesi? Può anche darsi che oggi aspirerebbe a fare
i turni estivi alle poste, con il capufficio che si lamenta per quella
zazzera incongrua, mentre il fratello Lapo figurerebbe nelle
segnalazioni dell’Interpol.
Ma il faticoso eloquio di questo folgorante self made man si è
attardato ieri in profonde considerazioni sul lavoro, rivelando tutto
l’acume tenuto nascosto per una spontanea tendenza alla modestia: «Il
lavoro c’è ma i giovani non sono così determinati a cercarlo – ha detto
Elkann – Se guardo a molte iniziative che ci sono, non vedo in loro la
voglia di cogliere queste opportunità perché da un lato non c’è una
situazione di bisogno oppure non c’è l’ambizione a fare certe cose. Ci
sono tantissimi lavori nel settore alberghiero e c’è tantissima domanda
di lavoro ma c’è poca offerta perché i giovani o stanno bene a casa o
non hanno ambizione. Certo, io sono stato fortunato ad avere molte
opportunità, ma quando le ho viste ho saputo anche coglierle».
Capisco che la mancanza di cameriere ai piani degli hotel a mille
stelle possa irritare un lavoratore come lui, ma quel che è giusto è
giusto:quando a 18 anni gli hanno fatto sapere di far parte della
famiglia più ricca ricca e potente d’Italia, lui ha colto l’occasione.
Praticamente un genio. Su una cosa ha ragione però: se non fosse per il
welfare familiare che ancora riesce a tenere il coperchio della pentola
pressione italiana, i giovani sarebbero molto più attivi e molto più
incazzati. E credo che si troverebbe molto lavoro nel settore calci in
culo a John Elkann e ai grassatori di diritti e civiltà.
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