E' finito il tempo delle "lune di miele"... Al terzo governo
in due anni e quattro mesi, al terzo premier senza legittimazione
elettorale, non c'è più margine per "attendere i risultati". Devo esser
immediati.
Parliamo delle attese dei cosiddetti "poteri forti" - capitale
multinazionale, in primo luogo finanziario, Unione Europea e Troika, in
fondo alla clasifica anche Confindustria - visto che quelle delle classi
sfruttate (o come volete chiamare il 90% della popolazione italiana)
non si può davvero attendere nulla di "positivo".
Però, anche comprendendo la fretta di questi poteri, ci sembra di
poter dire che la "luna di miele" di cui potrà godere Renzi prima di
essere bersagliato dalle critiche è già finita- Non si era mai visto un
premier così "allertato" prima ancora di giurare nelle mani del
presidente della Repubblica.
Mettiamo in fila alcuni titoli di ieri, 22 febbraio (il giuramento è avvenuto in tarda mattinata, al Quirinale):
"Esuberante debolezza" (Antonio Polito, Corriere della sera)
"Il dilemma della leggerezza" (Mario Calabresi, La Stampa)
"Da De Gasperi a Beautiful, la speranza di essere clamorosamente
smentiti" (editoriale non firmato, ossia del direttore Napoletano,
IlSole24Ore)
Non male, vero? I tre giornali principali della grande borghesia
italiana - tralasciamo Repubblica, il cui proprietario sembra aver
operato la scelta di portare questo giovane paninaro a Palazzo Chigi) -
sono "scettici", per usare un eufemismo, sulla possibilità che Matteo
Renzi possa realizzare quel che loro pretendono.
Le ragioni di essere diffdenti, anche dal loro punto di vista, non
mancano. Sono opposte alle nostre, ma hanno un loro fondamento. A
cominciare dalle modalità "antiche" con cui il massoncello di Rignano è
arrivato sulla poltrona di premier: la più classica delle congiure di
palazzo (all'interno del Pd, oggi, come un tempo avveniva nella Dc).
Si pone cioè un problema di "consenso", o legittimazione popolare,
che nemmeno 'oscenasceneggiata delle "primarie" può surrogare in modo
credibile. I sondaggi, notoriamente, risentono soprattutto del grado di
esposizione mediatica; e qui Renzi ha da mesi fatto il pieno a scapito
di tutti gli altri. Ma l'esposizione mediatica è un'arma a doppio
taglio: se ne può morire con altrettanta rapidità, se le cose cominciano
ad andare storte.
E Renzi ha dimostrato da subito di non essere - diciamo così - un
genio. La formazione della sua "squadra di governo" è un piccolo
capolavoro di "accrocco" senza capo né coda. Tre ministri "vecchi" per
accontentare gli indispensabili "alfaniani" (lo stesso Alfano e gli
impresentabili Lupi e Lorenzin), accettando perciò un "danno di
immagine" subito pesante. Un ministro di Forza Italia (la perennemente
"giovane imprenditrice" Federica Guidi), con una sfilza di "conflitti di interesse" che metà bastano.
Un "civatiano" alla giustizia al posto del suo candidato, il giudice
Gratteri (depennato da Napoitano, ormai terrorizzato dai giudici
antimafia). Il presidente della Lega Coop al "lavoro", per realizzare il
"jobs act", ovvero una contrattualizzazione "modello coop" che ci
riporterà ai tempi delle mondine e dei caporali...
E poi una sfilza di sconosciuti/e che ieri nei corridoi del Quirinale
sorridevano come vincitori della lotteria, mediamente divisi tra
persone con competenze certe (un altro rettore, donna, al ministero
della pubblica istruzione, per esempio) e altre che sembrano essere
state selezionate dal casting Mediaset (Maria Elena Boschi e Marianna
Madia, sul cui "merito" si può leggere qui) per dare "un'immagine giovane" a una macchinetta mal in arnese.
Il giudizio negativo del grande capitale italiano è momentaneamente
sospeso solo perché al ministero dell'economia è stato chiamato Pier
Carlo Padoan, capo economista dell'Ocse, e membro autorevole del Fondo
Monetario Internazionale (nonché membro della Fondazione
Italianieuropei di D'Alema e Giuliano Amato). Uno che aveva appena scritto, nel rapporto Going for Growth,
quel che l'Italia avrebbe dovuto fare in tema di "riforme strutturali".
Una garanzia di eterodirezione del ministero di via XX Settembre, nel
senso voluto dalla Bce e dall'Unione Europea (quindi "dai mercati"); non
diverso da Fabrizio Saccomanni, dallo stesso Mario Monti o altri
estratti dalla stessa sacca.
Lo schema renziano sembra al dunque ridotto a ben poca cosa: Padoan
fa la politica economica (l'unica cosa che interessa alla Troika) e io
intrattengo il pubblico con la mia faccetta da Fonzie, qualche cazzata
giovanilistica, facendomi aiutare dalle "segreterine" di cui mi sono
circondato apposta. Per temere insieme una maggioranza decisamente
composita e senza alcun legame, mi affido al vecchio Cencelli
democristiano, per cui un ministro non si nega a nessuno, fin quando mi
fa stare in sella.
Questo è "il nuovo". "Beautiful" in salsa democristiana, come in una
pessima fiction da tv locali. Tutto qui, maledettamente soltanto questo.
Naturalmente Padoan e gli altri tecnocrati degli organismi
internazionali sperano di avere il tempo sufficiente a rottamare la
Costituzione materiale e formale italiana, come programmato da tempo. Ma
anche a loro deve essere venuto in mente, all'improvviso, un dubbio: e
se questo "ganzo" non fosse stata la scelta giusta? Beh, sapremo presto
la risposta. A maggio le elezioni europee serviranno soltanto a misurare
il livello di "gradimento" che Renzi avrà presso il grande pubblico.
Poi, per sei mesi, non accadrà nulla di irreparabile perché inizia il
"semestre europeo" (l'Italia è di turno per assumere la presidenza
dell'Unione). Poi, da gennaio 2015, tutto torna in ballo. Basterà vedere
quale "nuovo personaggio" verrà proiettato al centro della scena
mediatica...
E' la maledizione di una clsse politica inesistente: girare in tondo,
da un brocco all'altro. La nostra maledizione è che questo avviene
mentre dai cieli della Troika piovono ordini che ci cambiano le
prospettive di vita. Per questo,anche, va preparata una svolta nel
conflitto sociale e politico di questo paese. A cominciare dal 12
aprile.
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