Antonio Sciotto, Il Manifesto
«I lavoratori non vanno imbrogliati ma vanno rispettati». Maurizio Landini è netto nel ribadire che le modalità di voto approvate dal Direttivo Cgil mercoledì sera sono «antidemocratiche» e «inaccettabili». «Viene impedito di avere i due punti di vista: qualunque cittadino normale, quando va a un referendum, ha la possibilità di informarsi sul sì e sul no. In tutte le democrazie avviene così. Mentre in Cgil, dopo la firma del Testo unico, adesso siamo al Pensiero unico». Il segretario Fiom non vuole anticipare quanto verrà deciso al Comitato centrale convocato per lunedì mattina, ma dalle sue dichiarazioni si capisce che i metalmeccanici non sono intenzionati a partecipare a una consultazione che ritengono non democratica, e quindi non vincolante.
Eppure accettando di indire una consultazione, Susanna Camusso vi è venuta incontro.
Più che una soluzione politica a me pare un imbroglio politico: non si chiede di dire sì o no al Testo unico, ma a un giudizio espresso dal Direttivo. Ma qui nessuno ha mai chiesto un voto sul gruppo dirigente della Cgil, o di mettere a verifica il segretario: noi avevamo chiesto un confronto sui contenuti dell’accordo. Invece ora siamo messi davanti a un plebiscito sul gruppo dirigente della Cgil: e tra l’altro, parecchio anomalo. Mi chiedo io: ma se mai vincesse il no, visto che siamo sotto congresso, decadrebbe tutto il gruppo dirigente della Cgil?
Camusso spiega che solo ai Congressi si portano due tesi contrapposte, mentre sugli accordi, per tutelare l’unità dell’organizzazione di fronte alle controparti, è giusto venga portata solo una posizione: quella del Direttivo.
Vorrei ricordare innanzitutto che questo accordo, prima di essere firmato, non è mai stato discusso con nessuno dentro la Cgil: per come sono abituato io, in genere si chiede un mandato. Poi si sigla un’intesa, si porta come ipotesi al voto dei lavoratori, e infine si firma. Io mi vanto di non aver mai firmato nulla senza prima averlo sottoposto al voto degli interessati: e se mi sconfessavano, tornavo al tavolo per migliorarlo. Quanto alle regole della consultazione, la replica non mi pare fondata: il Direttivo, in piena autonomia, poteva decidere benissimo di indire assemblee con l’illustrazione paritaria di due tesi, presentandole se voleva come una di maggioranza e una di minoranza; imponendo un voto uguale nei tempi e nei modi in tutte le sedi.
Però verranno fatte delle assemblee informative, unitarie.
Questo è ancora più paradossale: a presentare l’accordo ci sarà magari un rappresentante di Cisl o Uil, ma poi potranno votare solo gli iscritti Cgil. E per giunta non sull’intesa, ma sul parere del Direttivo. Ma è una presa in giro.
Camusso ha comunque chiarito che se vince il no ritirerà la firma.
Ma se il referendum è già falsato, se non c’è pari dignità e spazio per il sì e il no, che legittimità ha quel voto? Ai lavoratori devi sempre dire la verità, bella o brutta che sia, portar loro rispetto.
Cosa farete a questo punto? È naturale pensare che non parteciperete alla consultazione, e che anzi la Fiom ne indirà una propria.
Non posso anticipare nulla, discuteremo tutto al comitato centrale. Ribadisco che non c’è una dualità Fiom-Cgil, non c’è uno scontro personale tra i segretari, e che anzi personalizzare ci danneggia. Perché invece noi chiedevamo di votare su contenuti precisi che non condividiamo: 1) l’accordo introduce sanzioni alle organizzazioni e ai delegati; 2) introduce l’arbitrato interconfederale; 3) non prevede il voto dei lavoratori sugli accordi aziendali; 4) riduce l’autonomia delle categorie, perché le Rsu possono fare accordi da sole, derogando ai contratti; 5) non c’è pieno rispetto della sentenza della Consulta sul caso Fiat; 6) si cancella il pluralismo sindacale, con il principio che la firma del 50%+1 dei sindacati vincola anche il 49,9% in dissenso, prevedendo per giunta delle sanzioni.
Su questi temi, affermate, non c’è mai stato confronto.
Ricordo solo che nel 2009 la Cgil non firmò l’accordo sul modello contrattuale per 5 ragioni: introduceva arbitrato, sanzioni, deroghe sul contratto; perché i lavoratori non votavano, e perché con l’Ipca si abbassavano i salari. Tutti punti che mi ritrovo in questo accordo che adesso la Cgil ha firmato, ma senza che si sia mai discusso un qualche cambio di strategia.
Quanto alle prime mosse del governo Renzi, che idea si è fatta la Fiom sul taglio del cuneo?
Il tema di un alleggerimento fiscale delle buste paga dei lavoratori c’è tutto, e anzi io aggiungo che si dovrebbe finanziare la legge sui contratti di solidarietà: si potrebbe arrivare a decontribuire le imprese del 30–40% per diversi anni, salvando i posti di lavoro grazie alla riduzione degli orari. Un punto però mi sta a cuore più di tutti: qualsiasi sgravio, Irap o altro, dai alle imprese, non si deve dare a pioggia: ma si deve chiedere quanti posti di lavoro salva e crea.
Avete avuto già qualche contatto con la ministra Guidi?
Ancora nessuno, ma presto chiederemo un incontro: faremo presenti le nostre proposte, tra le quali c’è anche quella di coordinare da Palazzo Chigi le politiche dei ministeri del Lavoro e dello Sviluppo. Per Renzi la priorità è il lavoro? Bene, anche per noi marzo sarà il mese del lavoro: indiremo una grande Assemblea con tutti gli eletti nei direttivi Fiom, per fissare le prossime iniziative e manifestazioni, non escludendo degli scioperi.