Letta resiste e Renzi vorrebbe nascondersi. Non so come finirà questa titanica lotta tra l’enfant gaté degli apparati che forse pensava di poter governare con stessa facilità con la quale padroneggia la retorica politichese ai congressi di partito e il padroncino Renzi portatore insano di berlusconismo. Ma in compenso la vicenda dimostra in quale palude di irrealtà siamo costretti a vivere.
Letta vuole resistere perché spera che qualche parte brilli una luce in fondo al tunnel da attribuirsi dopo un anno di drammatico sgoverno, non importa che sia un cerino bagnato, sa che uscire adesso dopo una straordinaria dimostrazione di incapacità significa bruciarsi definitivamente. Ma ciò che fa più impressione è il recalcitrare dell’ambizioso Renzi di fronte alla poltrona di Palazzo Chigi che da sempre è il suo vero obiettivo: stando alle verità ufficiali, sarebbe il momento ideale dal momento che viene prevista una sia pur modestissima ripresa nel 2014, niente più di un dato statistico giocato sull’equivoco tra pil reale e nominale, ma che potrebbe con poco sforzo dargli il destro di atteggiarsi a salvatore della patria. E invece ha tirato fino all’ultimo il culo indietro perché sa benissimo che la narrazione è fasulla, che sarà un nuovo anno di disastri, che in Europa non potrà rifiutare alcuna medicina, che sarà costretto a rendere palesi sino al limite del comune senso del pudore le profonde sintonie con l’amico Silvio, che dovrà guardarsi dal suo stesso partito e che le formule magiche da campagna elettorale non fanno uscire veri conigli da veri cilindri. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, anzi questo caso uno sterminato oceano che lo costringerebbe a scoprire il bluff.
Alla fine questa appassionante lotta tra chi si incatena alla poltrona e chi ci viene spinto a forza è la perfetta rappresentazione dello smarrimento del Paese e delle nuove mattanze che ci attendono intanto che si raccontano favole. Così mentre l’Istat testimonia il tracollo di un sistema politico e dei suoi punti di riferimento e certifica che il pil pro capite è precipitato sotto la media Ue ( che ovviamente comprende anche molti Paesi non precisamente ricchi come Lituania, Estonia, Croazia, Slovacchia, Bulgaria e via dicendo), il medesimo sistema vaneggia di bicchieri mezzi pieni e di incerte luminarie alla luce delle stesse ricette che lo hanno debilitato. E continua, con il tradizionale toto ministri con risvolti scaramantici, dove alla fine circolano i vecchi nomi e le giovani scartine, tutti accuratamente scelti per la invidiabile caratteristica di non saper cosa fare, così che sia più facile dettarglielo da qualche capitale nordica. Il solito mercato macello delle prebende e del potere. “Siamo nelle mani della Provvidenza” dice Letta, ma magari fosse, siamo nelle mani di burattini animati da mani nascoste anche se intuibili (la Merkel si è spesa in maniera decisa per Renzi), da Badogli che si susseguono a ritmo incalzante. La favola bella che oggi illude solo chi vuole a tutti i costi essere illuso.
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