sabato 8 febbraio 2014

"La sinistra per Perugia" ha presentato il documento programmatico


PERCHÈ LA SINISTRA PER PERUGIA. PER FARE CHE COSA
Il nostro Paese e la nostra Regione stanno attraversando una difficile congiuntura che vede, accanto alla crisi economica, una crisi profonda della politica e della rappresentanza. Una crisi che tocca non solo i costumi di chi è chiamato a rappresentare i cittadini nelle sedi istituzionali ma anche la capacità di analisi della società e la capacità di elaborare proposte in grado di determinare una uscita dalla crisi economica da sinistra e di sinistra. Da un lato la vicenda dei costi della politica e dall’altro la rinuncia, da parte dei partiti maggiormente rappresentativi della sinistra, a difendere le condizioni di vita delle classi sociali più deboli, stanno determinando lo scivolamento del Paese verso posizioni di destra, mentre il popolo della sinistra è sempre più attratto dalle sirene della demagogia e del populismo o dell’astensionismo.
L’egemonia culturale del senso comune di destra, di un certo autoritarismo, del darwinismo sociale, della competizione individuale, del disprezzo del diverso e il crollo dei valori di solidarietà e di uguaglianza, è il frutto della vittoria della cultura del berlusconismo che ha fatto breccia anche a Perugia, nei salotti buoni come nei quartieri e nelle frazioni. A questa deriva culturale occorre rispondere con un nuovo progetto politico e culturale, antagonista alla società del consumismo, alla centralità del mercato e del profitto, che riproponga il tema antico, ma che parla anche al futuro, dell’uguaglianza e della libertà dal bisogno. Emerge con chiarezza l’inadeguatezza dei partiti, non tanto nella loro ragion d’essere un corpo intermedio tra cittadini e istituzioni, ancora fondamentale per evitare una politica tutta tesa al personalismo e ad un certo autoritarismo che il nostro Paese fatica ad espellere dalla proprio bagaglio culturale e sociale. Sono invece le forme e le modalità di partecipazione dei cittadini che ormai non reggono più il passo con un nuovo orientamento che vorrebbe ognuno di noi, indipendentemente dalle proprie idee o sensibilità politiche, in grado di concorrere alla elezione dei vertici di questo o quel partito. Le primarie del PD, che hanno decretato il successo di Renzi, ne sono una fulgida testimonianza. In questo quadro chi ne ha fatto più le spese è stata proprio la sinistra largamente intesa: la sinistra antiliberista, anticapitalista, la sinistra ambientalista, la sinistra dei diritti civili e del lavoro.
C’è una tendenza alla divisione di un fronte comune, un’anomalia tutta italiana che perpetra se stessa a differenza di quanto sta accadendo in Europa. Sono nate negli ultimi anni esperienze importanti che confermano la necessità, oltre che la opportunità, che tutte le forze e le soggettività di sinistra tornino a dialogare e a costruire progetti comuni per invertire una fase che vede l’Europa delle banche e dei banchieri fare carta straccia delle Costituzioni, della sovranità degli stati membri e dei diritti dei cittadini conquistati dal dopoguerra ad oggi. Rispetto a queste tematiche è palese l’inadeguatezza dei partiti nel mettersi in discussione, manca la volontà di rinnovamento e di innovazione dei programmi, delle idee, delle pratiche. Una inadeguatezza che sta allargando in maniera sempre più importante il vulnus tra istituzioni, partiti e società civile. Perugia non è immune dagli elementi prodotti da questa crisi: una crisi economica che colpisce anche i siti produttivi più importanti, che ha smascherato la fragilità di un modello di sviluppo basato prevalentemente sul mattone e sulle grandi superfici di vendita, che crea situazioni di disagio a tutti i livelli, con persone che perdono il posto di lavoro e famiglie che non sono più in grado di pagare l’affitto.
Non aiuta l’impostazione che gli ultimi governi nazionali hanno dato alle politiche economiche fondate sull’austerità e sulle scelte che il Parlamento, in maniera pressoché bipartisan, ha fatto in nome del verbo tedesco – europeo: l’introduzione del principio del pareggio di bilancio in Costituzione, il fiscal compact, il taglio dei servizi e delle risorse che colpiscono duramente le classi sociali più deboli, tutti tasselli di un mosaico che ha trasformato i comuni in esattori per conto dello stato e in enti impossibilitati ad una programmazione che tenga conto dei nuovi bisogni della cittadinanza. Di fronte a questo scenario non possiamo rimanere fermi a guardare ma occorre ripartire dalla nostra città per tentare una netta inversione di tendenza rispetto alle politiche che stanno massacrando il mondo del lavoro e lo stato sociale. Ripartire dal basso significa ripartire dal nostro territorio, dai nostri quartieri, dalle nostre aree urbane, per lanciare proposte che indichino un percorso diverso, un percorso che parli di integrazione, di nuova fruibilità degli spazi pubblici, di servizi accessibili a tutte e tutti, di nuove idee per lo sviluppo economico, per la salvaguardia dell’ambiente, per la piena occupazione e il mantenimento dei livelli occupazionali. Occorre partire dalla storia e dalla tradizione della sinistra perugina per guardare avanti, con la speranza che le conquiste di ieri possano rappresentare il trampolino di lancio per la costruzione di una città al passo con i tempi ed i grado di affrontare le sfide dell’oggi e del domani. Occorre ritrovare il significato che la parola “lavoro” ha rappresentato per tutta la sinistra, per la storia di Perugia, occorre recuperare il valore del lavoro quale fondamenta per la costruzione di una società migliore, più giusta e più civile. Per questo è necessario impegnarsi, senza esclusione di alcuno, alla costruzione di un progetto che possa garantire un governo della sinistra, progressista e democratico, nel segno della tradizione e del rinnovamento delle idee e dei modi di gestione. Rinunciare all’idea che Perugia possa tornare ad essere una città dove lavoro, qualità dei servizi, qualità della vita, arte, cultura e ambiente possano coesistere significherebbe darla vinta alla vulgata che vorrebbe cambiare tutto per non cambiare niente. È ovvio che senza una sinistra forte e unita, dove ognuno conta per la propria testa e le proprie energie, senza orpelli o zavorre di alcun tipo, difficilmente potrebbe essere questo un obiettivo perseguibile. In altre realtà umbre la sinistra ha saputo mettere al bando steccati e divisioni per condividere, insieme alla società civile, progetti che hanno ridato ossigeno alla speranza di poter migliorare la vita nelle nostre città. Perugia non può esimersi dal provarci.
Ci sono tutte le condizioni per la costruzione di una lista civica di Perugia, una lista della sinistra diffusa che possa contribuire, con un proprio programma, al rinnovamento e alla crescita economica e sociale della città. Costruire oggi un programma per Perugia significa prendere atto dei danni che le politiche di austerità stanno causando al tessuto sociale della nostra città, un programma che parla di “Beni comuni”, di nuovo ruolo degli spazi pubblici, di politiche integrate per riportare il lavoro sul territorio e difendere la qualità di quello che ancora resiste. Occorre ragionare sulle nuove forme di precarietà, che ormai non riguardano solamente i lavoratori dipendenti ma colpiscono gli artigiani, i commercianti, gli esercenti ed in generale tutta la realtà delle piccole e medie imprese, spina dorsale del nostro sistema produttivo. Occorre che l’ambizione di diventare capitale europea della cultura non sia solo una competizione con altre illustri città ma diventi un modus operandi che faccia della cultura il volano per uno sviluppo di qualità del nostro territorio. Se è questa la sfida che si pone alla sinistra perugina non possiamo far finta di niente, ma dobbiamo unire le forze per vincerla. Tante sono le energie e le potenzialità troppo spesso umiliate dall’istinto di difendere il proprio orticello senza accorgersi che lo tsunami è dietro l’angolo. Non è tardi per partire ma occorre farlo subito, per un appuntamento, quello delle elezioni comunali di Perugia, che non può trovarci impreparati ma che, anzi, ci impone il massimo impegno per farci trovare pronti, non solo per coloro che aderiranno al progetto ma per tutta la città e la comunità di Perugia Sinistra per Perugia intende caratterizzare la propria proposta politica su quattro temi principali: per la difesa del lavoro che c’è, per creare nuovo lavoro, per una nuova impresa di qualità; per un nuovo sistema fiscale e tariffario; la sicurezza urbana la partecipazione democratica Per la difesa del lavoro che c’è, per creare nuovo lavoro, per una nuova impresa di qualità La crisi economica ha colpito principalmente il mondo del lavoro, da un lato aggravando le condizioni di vita materiali dei lavoratori e dall’altro determinando un aumento della disoccupazione e delle forme di precarietà.
Il processo di deregolamentazione del mercato del lavoro non nasce da oggi ma la fase che stiamo attraversando ne ha messo in luce gli aspetti più drammatici. Oggi si paga il prezzo di scelte che hanno fatto della precarietà e dell’abbattimento delle tutele per i lavoratori la declinazione del pensiero unico che ha inteso far coincidere crescita e produttività con l’abbattimento del costo del lavoro ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti: un paese che è sostanzialmente fermo, con i lavoratori che pagano il prezzo più alto di una crisi di cui non hanno alcuna responsabilità. Come se non bastasse, l’esperienza del governo Monti e la contro- riforma Fornero hanno assestato il colpo di grazia ad una situazione già critica. I lavoratori umbri non stanno meglio dei loro colleghi italiani. I redditi e i salari erano già tra i più bassi dello stivale ed ora, con la chiusura e il ricorso alla cassa integrazione anche da parte delle realtà industriali maggiori della regione, anche l’Umbria e Perugia soffrono una crisi occupazionale senza precedenti che impone alle istituzioni il massimo impegno per contrastarne gli effetti. Serve un comune che lotti contro la crisi Occorre innanzitutto un Piano del Lavoro per l’Umbria e per Perugia. Il lavoro deve tornare ad essere considerato una risorsa strategica e un bene in sé, non un fattore marginale della produzione. Alcune linee di intervento, in questo senso potrebbero essere rappresentate da opere di messa in sicurezza del territorio, dalla valorizzare dei beni culturali per svilupparne le potenzialità. A questo dovrebbe accompagnarsi il superamento del Patto di stabilità interno che favorisca gli investimenti “innovativi” nel tessuto produttivo e infrastrutturale locale e la difesa, oltre che l’implementazione del welfare, che non può essere considerato un costo da comprimere, ma una grande opportunità di sviluppo. Occorre parallelamente operare per un rafforzamento dell’apparato produttivo locale soprattutto per quanto riguarda le piccole e medie imprese, inadatte a reggere la competizione internazionale e ad ammortizzare gli effetti della crisi. È necessario un sostegno alla innovazione, puntando sulla qualità e implementando i servizi alle imprese a partire da garantire l’accesso alle potenzialità di internet e delle nuove tecnologie, per tutti i soggetti interessati.
Per un nuovo sistema fiscale e tariffario Occorre intervenire su un sistema fiscale che sta aumentando il divario fra chi ha più e chi ha meno. È ormai appurato che, negli ultimi anni, le scelte dei governi nazionali non hanno fatto altro che rendere i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri. Il sistema fiscale è caratterizzato da un insopportabile livello di tassazione per il lavoro, le famiglie e le imprese. Gli enti locali, alla faccia del federalismo, sono diventati esattori per conto dello stato e sono sempre meno le risorse che restano sul territorio per i servizi e per far fronte alle difficoltà della crisi. Occorre innanzitutto abbassare la pressione fiscale soprattutto per le fasce più deboli ed impedire che il mondo del lavoro ed i poveri continuino a finanziare le banche ed i ricchi. Soprattutto in un momento difficile come quello che stiamo attraversando la fiscalità dovrebbe servire ad aumentare i servizi sia in termini di quantità che di qualità, destinando parte delle risorse del fisco al sostegno di tutte quelle situazioni di disagio aumentate a causa della crisi. È urgente una politica che redistribuisca la ricchezza, che lotti contro le disuguaglianze crescenti e gli insopportabili privilegi di tante caste. Occorre introdurre, anche a livello comunale, meccanismi di sgravi fiscali per i meno abbienti, anche aumentando le soglie di reddito ad oggi richieste per accedere agli sgravi che già esistono. Insieme alla semplificazione dei tributi e dei relativi adempimenti, bisogna ripensare una fiscalità a misura di piccole e medie imprese, orientata a incentivare la fedeltà fiscale e l'efficienza dell'attività produttiva. Va, quindi, costruita una tassazione che premi quelle aziende che reinvestono il reddito prodotto in sicurezza, innovazione e nuove tecnologie.
Serve una moratoria fiscale per le piccole e medie imprese, prevedendo, cioè, che le aziende, gli artigiani e i commercianti siano messi nelle condizioni di pagare subito il 40-50% dei propri oneri fiscali, con il resto che viene invece posticipato e rateizzato. È fondamentale creare maggiore liquidità sia consentendo i pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni sia facilitando l’accesso al credito. Occorre favorire le aziende che assumono con contratti a tempo indeterminato. Occorre sostenere, attraverso la leva fiscale, quei proprietari che mettono a disposizione gli immobili per le famiglie in difficoltà, alla luce dell’emergenza abitativa crescente. La sicurezza urbana: Perugia è ormai da troppo tempo è dentro l’occhio del ciclone per un problema di sicurezza. Purtroppo però le ricette che leggiamo sui giornali assomigliano più a reazioni emotive che a proposte concrete in grado di arginare i fatti criminosi a cui stiamo assistendo anche nelle ultime settimane. C’è un problema innanzitutto di salvaguardia della legalità che non può prescindere dalla promozione di una cultura della legalità e dell’integrazione. L’ordine pubblico è prima di tutto una competenza delle forze dell’ordine e dello Stato. Questura e prefettura hanno sicuramente tutti gli strumenti in questo senso che i sindaci non hanno, in particolare sotto il profilo di un’azione di intelligence che individui i canali attraverso i quali, ad esempio, la droga arriva in città, e la possibilità di isolare i criminali che materialmente provvedono a smerciare tra i piccoli spacciatori e i consumatori gli stupefacenti. L’ente istituzione può, invece, svolgere un azione positiva di promozione di un coordinamento tra i vari soggetti deputati a garantire ordine pubblico e sicurezza per i cittadini. La politica repressiva non basta. Occorre un’azione mirata allo sviluppo di politiche sociali e di integrazione oltre ad interventi che migliorino la qualità dei nostri quartieri, dalle periferie al centro storico. È necessario definire con urgenza progetti complessivi di ‘sicurezza democratica' con soluzioni innovative, avanzando proposte di riqualificazione e progettazione urbanistica al fine di creare un territorio sicuro e funzionale a sostenere la vitalità dei quartieri, rendendo fruibili gli spazi della città a tutti coinvolgendo gli stessi residenti anche nel contrastare il degrado delle aree verdi. La partecipazione democratica: Negli ultimi anni abbiamo assistito, nei procedimenti amministrativi, all’introduzione di elementi di partecipazione alle scelte politiche degli enti. Nella maggior parte dei casi però questa è una partecipazione burocratica, che interviene quando determinate scelte sono state già assunte per avallarle e, soprattutto, difficilmente diventa un momento di reale perfezionamento dell’atto in maniera vincolante. Certamente la cancellazione delle circoscrizioni a Perugia non ha fatto altro che aumentare il divario tra rappresentati e rappresentanti, che in una città complessa come Perugia diviene determinante per la qualità delle scelte amministrative. Il trend nazionale vede crescere la sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, Riteniamo opportuno che, proprio partendo dalle realtà territoriali, si possa invertire la tendenza, introducendo meccanismi di partecipazione attraverso l’aumento dei momenti di incontro e di confronto. Troppo spesso il problema dei costi della politica, che esiste, viene artatamente risolto con una riduzione degli spazi della democrazia invece che con interventi seri sulla macchina amministrativa. Riteniamo importante creare istituti di democrazia partecipativa a partire dal bilancio, ripristinando organismi territoriali decentrati come ad esempio i Consigli di Quartiere.
Non possiamo farci sfuggire le opportunità che internet e la nuova tecnologia digitale ci offre; l’introduzione di strumenti consultivi digitali servirebbe certamente a rendere la E democracy un obiettivo perseguibile e utile ad un’amministrazione che vuole effettuare scelte nell’interesse della collettività. Ovvio che occorre una precisa e ferma volontà di allargare gli spazi di partecipazione democratica, una volontà che dovrebbe però partire principalmente dalle forze politiche che si candidano a governare la città e che presuppone la disponibilità a mettersi in gioco, sotto il profilo del rinnovamento, a cominciare da quello interno dei partiti stessi. L’obiettivo de La Sinistra per Perugia è contribuire ad un processo unitario della sinistra in città, che partendo dalle opportunità delle elezioni amministrative abbia l’ambizione di costruire un progetto comune, politico ed organizzativo, che ha l’aspirazione di crescere ulteriormente dopo le elezioni. Il nostro proposito è attivare un processo unitario che parte dal basso, dalle relazioni nei quartieri e nelle frazioni, connettere il mondo dell’associazionismo democratico e progressista e le sue forme diverse di azione, di mobilitazione, di confronto e di discussione, in un processo orizzontale e democratico. Non abbiamo un leader, e non lo vogliamo. La nostra forza deve essere la partecipazione di eguali, la convergenza di soggetti collettivi organizzati e di singole personalità della città, di istanze territoriali, culturali, sportive e ricreative, del mondo del lavoro e di quello giovanile. Pertanto le proposte concrete di cambiamento e sviluppo economico e sociale compatibile e sostenibile con l’ambiente, non possono che scaturire da un confronto serrato, libero e franco tra diversi soggetti politici e culturali e con il pieno coinvolgimento di quella rete di associazioni popolari di cui Perugia è ricca. Solo al termine di questo percorso, di cui da oggi ci impegniamo a verificare la praticabilità reale, presenteremo un programma amministrativo di governo della nostra città, Perugia, e solo a questo punto si porrà, eventualmente, il tema delle alleanze e di chi dovrà rappresentare il nostro progetto, compreso l’indicazione della candidata o del candidato alla carica di sindaco.

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