PERCHÈ LA SINISTRA PER PERUGIA. PER FARE CHE COSA
Il nostro Paese e la nostra Regione stanno attraversando una
difficile congiuntura che vede, accanto alla crisi economica, una crisi
profonda della politica e della rappresentanza. Una crisi che tocca non
solo i costumi di chi è chiamato a rappresentare i cittadini nelle sedi
istituzionali ma anche la capacità di analisi della società e la
capacità di elaborare proposte in grado di determinare una uscita dalla
crisi economica da sinistra e di sinistra. Da un lato la vicenda dei
costi della politica e dall’altro la rinuncia, da parte dei partiti
maggiormente rappresentativi della sinistra, a difendere le condizioni
di vita delle classi sociali più deboli, stanno determinando lo
scivolamento del Paese verso posizioni di destra, mentre il popolo della
sinistra è sempre più attratto dalle sirene della demagogia e del
populismo o dell’astensionismo.
L’egemonia culturale del senso comune di destra, di
un certo autoritarismo, del darwinismo sociale, della competizione
individuale, del disprezzo del diverso e il crollo dei valori di
solidarietà e di uguaglianza, è il frutto della vittoria della cultura
del berlusconismo che ha fatto breccia anche a Perugia, nei salotti
buoni come nei quartieri e nelle frazioni. A questa deriva culturale
occorre rispondere con un nuovo progetto politico e culturale,
antagonista alla società del consumismo, alla centralità del mercato e
del profitto, che riproponga il tema antico, ma che parla anche al
futuro, dell’uguaglianza e della libertà dal bisogno. Emerge con
chiarezza l’inadeguatezza dei partiti, non tanto nella loro ragion
d’essere un corpo intermedio tra cittadini e istituzioni, ancora
fondamentale per evitare una politica tutta tesa al personalismo e ad un
certo autoritarismo che il nostro Paese fatica ad espellere dalla
proprio bagaglio culturale e sociale. Sono invece le forme e le modalità
di partecipazione dei cittadini che ormai non reggono più il passo con
un nuovo orientamento che vorrebbe ognuno di noi, indipendentemente
dalle proprie idee o sensibilità politiche, in grado di concorrere alla
elezione dei vertici di questo o quel partito. Le primarie del PD, che
hanno decretato il successo di Renzi, ne sono una fulgida testimonianza.
In questo quadro chi ne ha fatto più le spese è stata proprio la
sinistra largamente intesa: la sinistra antiliberista, anticapitalista,
la sinistra ambientalista, la sinistra dei diritti civili e del lavoro.
C’è una tendenza alla divisione di un fronte comune, un’anomalia
tutta italiana che perpetra se stessa a differenza di quanto sta
accadendo in Europa. Sono nate negli ultimi anni esperienze importanti
che confermano la necessità, oltre che la opportunità, che tutte le
forze e le soggettività di sinistra tornino a dialogare e a costruire
progetti comuni per invertire una fase che vede l’Europa delle banche e
dei banchieri fare carta straccia delle Costituzioni, della sovranità
degli stati membri e dei diritti dei cittadini conquistati dal
dopoguerra ad oggi. Rispetto a queste tematiche è palese l’inadeguatezza
dei partiti nel mettersi in discussione, manca la volontà di
rinnovamento e di innovazione dei programmi, delle idee, delle pratiche.
Una inadeguatezza che sta allargando in maniera sempre più importante
il vulnus tra istituzioni, partiti e società civile. Perugia non è
immune dagli elementi prodotti da questa crisi: una crisi economica che
colpisce anche i siti produttivi più importanti, che ha smascherato la
fragilità di un modello di sviluppo basato prevalentemente sul mattone e
sulle grandi superfici di vendita, che crea situazioni di disagio a
tutti i livelli, con persone che perdono il posto di lavoro e famiglie
che non sono più in grado di pagare l’affitto.
Non aiuta l’impostazione che gli ultimi governi nazionali hanno
dato alle politiche economiche fondate sull’austerità e sulle scelte
che il Parlamento, in maniera pressoché bipartisan, ha fatto in nome del
verbo tedesco – europeo: l’introduzione del principio del pareggio di
bilancio in Costituzione, il fiscal compact, il taglio dei servizi e
delle risorse che colpiscono duramente le classi sociali più deboli,
tutti tasselli di un mosaico che ha trasformato i comuni in esattori per
conto dello stato e in enti impossibilitati ad una programmazione che
tenga conto dei nuovi bisogni della cittadinanza. Di fronte a questo
scenario non possiamo rimanere fermi a guardare ma occorre ripartire
dalla nostra città per tentare una netta inversione di tendenza rispetto
alle politiche che stanno massacrando il mondo del lavoro e lo stato
sociale. Ripartire dal basso significa ripartire dal nostro territorio,
dai nostri quartieri, dalle nostre aree urbane, per lanciare proposte
che indichino un percorso diverso, un percorso che parli di
integrazione, di nuova fruibilità degli spazi pubblici, di servizi
accessibili a tutte e tutti, di nuove idee per lo sviluppo economico,
per la salvaguardia dell’ambiente, per la piena occupazione e il
mantenimento dei livelli occupazionali. Occorre partire dalla storia e
dalla tradizione della sinistra perugina per guardare avanti, con la
speranza che le conquiste di ieri possano rappresentare il trampolino di
lancio per la costruzione di una città al passo con i tempi ed i grado
di affrontare le sfide dell’oggi e del domani. Occorre ritrovare il
significato che la parola “lavoro” ha rappresentato per tutta la
sinistra, per la storia di Perugia, occorre recuperare il valore del
lavoro quale fondamenta per la costruzione di una società migliore, più
giusta e più civile. Per questo è necessario impegnarsi, senza
esclusione di alcuno, alla costruzione di un progetto che possa
garantire un governo della sinistra, progressista e democratico, nel
segno della tradizione e del rinnovamento delle idee e dei modi di
gestione. Rinunciare all’idea che Perugia possa tornare ad essere una
città dove lavoro, qualità dei servizi, qualità della vita, arte,
cultura e ambiente possano coesistere significherebbe darla vinta alla
vulgata che vorrebbe cambiare tutto per non cambiare niente. È ovvio che
senza una sinistra forte e unita, dove ognuno conta per la propria
testa e le proprie energie, senza orpelli o zavorre di alcun tipo,
difficilmente potrebbe essere questo un obiettivo perseguibile. In altre
realtà umbre la sinistra ha saputo mettere al bando steccati e
divisioni per condividere, insieme alla società civile, progetti che
hanno ridato ossigeno alla speranza di poter migliorare la vita nelle
nostre città. Perugia non può esimersi dal provarci.
Ci sono tutte le condizioni per la costruzione di una lista civica di Perugia, una
lista della sinistra diffusa che possa contribuire, con un proprio
programma, al rinnovamento e alla crescita economica e sociale della
città. Costruire oggi un programma per Perugia significa prendere atto
dei danni che le politiche di austerità stanno causando al tessuto
sociale della nostra città, un programma che parla di “Beni comuni”, di
nuovo ruolo degli spazi pubblici, di politiche integrate per riportare
il lavoro sul territorio e difendere la qualità di quello che ancora
resiste. Occorre ragionare sulle nuove forme di precarietà, che ormai
non riguardano solamente i lavoratori dipendenti ma colpiscono gli
artigiani, i commercianti, gli esercenti ed in generale tutta la realtà
delle piccole e medie imprese, spina dorsale del nostro sistema
produttivo. Occorre che l’ambizione di diventare capitale europea della
cultura non sia solo una competizione con altre illustri città ma
diventi un modus operandi che faccia della cultura il volano per uno
sviluppo di qualità del nostro territorio. Se è questa la sfida che si
pone alla sinistra perugina non possiamo far finta di niente, ma
dobbiamo unire le forze per vincerla. Tante sono le energie e le
potenzialità troppo spesso umiliate dall’istinto di difendere il proprio
orticello senza accorgersi che lo tsunami è dietro l’angolo. Non è
tardi per partire ma occorre farlo subito, per un appuntamento, quello
delle elezioni comunali di Perugia, che non può trovarci impreparati ma
che, anzi, ci impone il massimo impegno per farci trovare pronti, non
solo per coloro che aderiranno al progetto ma per tutta la città e la
comunità di Perugia Sinistra per Perugia intende caratterizzare la
propria proposta politica su quattro temi principali: per la difesa del
lavoro che c’è, per creare nuovo lavoro, per una nuova impresa di
qualità; per un nuovo sistema fiscale e tariffario; la sicurezza urbana
la partecipazione democratica Per la difesa del lavoro che c’è, per
creare nuovo lavoro, per una nuova impresa di qualità La crisi economica
ha colpito principalmente il mondo del lavoro, da un lato aggravando le
condizioni di vita materiali dei lavoratori e dall’altro determinando
un aumento della disoccupazione e delle forme di precarietà.
Il processo di deregolamentazione del mercato del
lavoro non nasce da oggi ma la fase che stiamo attraversando ne ha messo
in luce gli aspetti più drammatici. Oggi si paga il prezzo di scelte
che hanno fatto della precarietà e dell’abbattimento delle tutele per i
lavoratori la declinazione del pensiero unico che ha inteso far
coincidere crescita e produttività con l’abbattimento del costo del
lavoro ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti: un paese che è
sostanzialmente fermo, con i lavoratori che pagano il prezzo più alto di
una crisi di cui non hanno alcuna responsabilità. Come se non bastasse,
l’esperienza del governo Monti e la contro- riforma Fornero hanno
assestato il colpo di grazia ad una situazione già critica. I lavoratori
umbri non stanno meglio dei loro colleghi italiani. I redditi e i
salari erano già tra i più bassi dello stivale ed ora, con la chiusura e
il ricorso alla cassa integrazione anche da parte delle realtà
industriali maggiori della regione, anche l’Umbria e Perugia soffrono
una crisi occupazionale senza precedenti che impone alle istituzioni il
massimo impegno per contrastarne gli effetti. Serve un comune che lotti
contro la crisi Occorre innanzitutto un Piano del Lavoro per l’Umbria e
per Perugia. Il lavoro deve tornare ad essere considerato una risorsa
strategica e un bene in sé, non un fattore marginale della produzione.
Alcune linee di intervento, in questo senso potrebbero essere
rappresentate da opere di messa in sicurezza del territorio, dalla
valorizzare dei beni culturali per svilupparne le potenzialità. A questo
dovrebbe accompagnarsi il superamento del Patto di stabilità interno
che favorisca gli investimenti “innovativi” nel tessuto produttivo e
infrastrutturale locale e la difesa, oltre che l’implementazione del
welfare, che non può essere considerato un costo da comprimere, ma una
grande opportunità di sviluppo. Occorre parallelamente operare per un
rafforzamento dell’apparato produttivo locale soprattutto per quanto
riguarda le piccole e medie imprese, inadatte a reggere la competizione
internazionale e ad ammortizzare gli effetti della crisi. È necessario
un sostegno alla innovazione, puntando sulla qualità e implementando i
servizi alle imprese a partire da garantire l’accesso alle potenzialità
di internet e delle nuove tecnologie, per tutti i soggetti interessati.
Per un nuovo sistema fiscale e tariffario Occorre intervenire su un
sistema fiscale che sta aumentando il divario fra chi ha più e chi ha
meno. È ormai appurato che, negli ultimi anni, le scelte dei governi
nazionali non hanno fatto altro che rendere i ricchi sempre più ricchi
ed i poveri sempre più poveri. Il sistema fiscale è caratterizzato da un
insopportabile livello di tassazione per il lavoro, le famiglie e le
imprese. Gli enti locali, alla faccia del federalismo, sono diventati
esattori per conto dello stato e sono sempre meno le risorse che restano
sul territorio per i servizi e per far fronte alle difficoltà della
crisi. Occorre innanzitutto abbassare la pressione fiscale soprattutto
per le fasce più deboli ed impedire che il mondo del lavoro ed i poveri
continuino a finanziare le banche ed i ricchi. Soprattutto in un momento
difficile come quello che stiamo attraversando la fiscalità dovrebbe
servire ad aumentare i servizi sia in termini di quantità che di
qualità, destinando parte delle risorse del fisco al sostegno di tutte
quelle situazioni di disagio aumentate a causa della crisi. È urgente
una politica che redistribuisca la ricchezza, che lotti contro le
disuguaglianze crescenti e gli insopportabili privilegi di tante caste.
Occorre introdurre, anche a livello comunale, meccanismi di sgravi
fiscali per i meno abbienti, anche aumentando le soglie di reddito ad
oggi richieste per accedere agli sgravi che già esistono. Insieme alla
semplificazione dei tributi e dei relativi adempimenti, bisogna
ripensare una fiscalità a misura di piccole e medie imprese, orientata a
incentivare la fedeltà fiscale e l'efficienza dell'attività produttiva.
Va, quindi, costruita una tassazione che premi quelle aziende che
reinvestono il reddito prodotto in sicurezza, innovazione e nuove
tecnologie.
Serve una moratoria fiscale per le piccole e medie imprese, prevedendo,
cioè, che le aziende, gli artigiani e i commercianti siano messi nelle
condizioni di pagare subito il 40-50% dei propri oneri fiscali, con il
resto che viene invece posticipato e rateizzato. È fondamentale creare
maggiore liquidità sia consentendo i pagamenti da parte delle pubbliche
amministrazioni sia facilitando l’accesso al credito. Occorre favorire
le aziende che assumono con contratti a tempo indeterminato. Occorre
sostenere, attraverso la leva fiscale, quei proprietari che mettono a
disposizione gli immobili per le famiglie in difficoltà, alla luce
dell’emergenza abitativa crescente. La sicurezza urbana: Perugia è ormai
da troppo tempo è dentro l’occhio del ciclone per un problema di
sicurezza. Purtroppo però le ricette che leggiamo sui giornali
assomigliano più a reazioni emotive che a proposte concrete in grado di
arginare i fatti criminosi a cui stiamo assistendo anche nelle ultime
settimane. C’è un problema innanzitutto di salvaguardia della legalità
che non può prescindere dalla promozione di una cultura della legalità e
dell’integrazione. L’ordine pubblico è prima di tutto una competenza
delle forze dell’ordine e dello Stato. Questura e prefettura hanno
sicuramente tutti gli strumenti in questo senso che i sindaci non hanno,
in particolare sotto il profilo di un’azione di intelligence che
individui i canali attraverso i quali, ad esempio, la droga arriva in
città, e la possibilità di isolare i criminali che materialmente
provvedono a smerciare tra i piccoli spacciatori e i consumatori gli
stupefacenti. L’ente istituzione può, invece, svolgere un azione
positiva di promozione di un coordinamento tra i vari soggetti deputati a
garantire ordine pubblico e sicurezza per i cittadini. La politica
repressiva non basta. Occorre un’azione mirata allo sviluppo di
politiche sociali e di integrazione oltre ad interventi che migliorino
la qualità dei nostri quartieri, dalle periferie al centro storico. È
necessario definire con urgenza progetti complessivi di ‘sicurezza
democratica' con soluzioni innovative, avanzando proposte di
riqualificazione e progettazione urbanistica al fine di creare un
territorio sicuro e funzionale a sostenere la vitalità dei quartieri,
rendendo fruibili gli spazi della città a tutti coinvolgendo gli stessi
residenti anche nel contrastare il degrado delle aree verdi. La
partecipazione democratica: Negli ultimi anni abbiamo assistito, nei
procedimenti amministrativi, all’introduzione di elementi di
partecipazione alle scelte politiche degli enti. Nella maggior parte dei
casi però questa è una partecipazione burocratica, che interviene
quando determinate scelte sono state già assunte per avallarle e,
soprattutto, difficilmente diventa un momento di reale perfezionamento
dell’atto in maniera vincolante. Certamente la cancellazione delle
circoscrizioni a Perugia non ha fatto altro che aumentare il divario tra
rappresentati e rappresentanti, che in una città complessa come Perugia
diviene determinante per la qualità delle scelte amministrative. Il
trend nazionale vede crescere la sfiducia dei cittadini nei confronti
delle istituzioni, Riteniamo opportuno che, proprio partendo dalle
realtà territoriali, si possa invertire la tendenza, introducendo
meccanismi di partecipazione attraverso l’aumento dei momenti di
incontro e di confronto. Troppo spesso il problema dei costi della
politica, che esiste, viene artatamente risolto con una riduzione degli
spazi della democrazia invece che con interventi seri sulla macchina
amministrativa. Riteniamo importante creare istituti di democrazia
partecipativa a partire dal bilancio, ripristinando organismi
territoriali decentrati come ad esempio i Consigli di Quartiere.
Non possiamo farci sfuggire le opportunità che internet e la nuova tecnologia digitale ci offre;
l’introduzione di strumenti consultivi digitali servirebbe certamente a
rendere la E democracy un obiettivo perseguibile e utile ad
un’amministrazione che vuole effettuare scelte nell’interesse della
collettività. Ovvio che occorre una precisa e ferma volontà di allargare
gli spazi di partecipazione democratica, una volontà che dovrebbe però
partire principalmente dalle forze politiche che si candidano a
governare la città e che presuppone la disponibilità a mettersi in
gioco, sotto il profilo del rinnovamento, a cominciare da quello interno
dei partiti stessi. L’obiettivo de La Sinistra per Perugia è
contribuire ad un processo unitario della sinistra in città, che
partendo dalle opportunità delle elezioni amministrative abbia
l’ambizione di costruire un progetto comune, politico ed organizzativo,
che ha l’aspirazione di crescere ulteriormente dopo le elezioni. Il
nostro proposito è attivare un processo unitario che parte dal basso,
dalle relazioni nei quartieri e nelle frazioni, connettere il mondo
dell’associazionismo democratico e progressista e le sue forme diverse
di azione, di mobilitazione, di confronto e di discussione, in un
processo orizzontale e democratico. Non abbiamo un leader, e non lo
vogliamo. La nostra forza deve essere la partecipazione di eguali, la
convergenza di soggetti collettivi organizzati e di singole personalità
della città, di istanze territoriali, culturali, sportive e ricreative,
del mondo del lavoro e di quello giovanile. Pertanto le proposte
concrete di cambiamento e sviluppo economico e sociale compatibile e
sostenibile con l’ambiente, non possono che scaturire da un confronto
serrato, libero e franco tra diversi soggetti politici e culturali e con
il pieno coinvolgimento di quella rete di associazioni popolari di cui
Perugia è ricca. Solo al termine di questo percorso, di cui da oggi ci
impegniamo a verificare la praticabilità reale, presenteremo un
programma amministrativo di governo della nostra città, Perugia, e solo a
questo punto si porrà, eventualmente, il tema delle alleanze e di chi
dovrà rappresentare il nostro progetto, compreso l’indicazione della
candidata o del candidato alla carica di sindaco.
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