Quando nel 1994 Silvio Berlusconi vinse le
elezioni per la prima volta fu sollevato lo scandalo sul ruolo
determinante che nel risultato elettorale aveva giocato il suo controllo
su una parte rilevante del sistema della informazione. Questo scandalo
non era solo sollevato da sinceri democratici, ma anche da quella parte
del mondo dell'informazione controllata da chi era estraneo od ostile
agli interessi di Berlusconi.
Ora De Benedetti, Berlusconi, Squinzi, Caltagirone,
John Elkann, i rappresentanti italiani di Murdoch, cioè tutti coloro che
in Italia gestiscono il sistema dell'informazione, e mi scuso con chi
ho dimenticato, sono sostenitori, simpatizzanti o disponibili verso
Matteo Renzi. Il suo è il primo governo delle larghe intese radio
televisive, visto che l'ente pubblico Rai è da sempre il puro
registratore dei rapporti di potere e quindi sta con Renzi per vocazione
naturale.
Renzi è stato mediaticamente costruito ben più del
padrone di Mediaset. Finora è stato solo un mediocre sindaco di Firenze,
che non ha dato nessun particolare segno di innovazione: ha litigato
con i tranvieri , ha lamentato le difficoltà a trovare i soldi per
coprire le buche nelle strade, ha tagliato un pò di servizi accusando
Roma, insomma ha fatto modestamente quello che fa la normalità dei
sindaci, naturalmente godendo dello scenario di una delle città più
belle del mondo. Cosa lo ha fatto diventare presidente del consiglio
allora? Un gigantesco investimento mediatico sulla sua persona.
Se penso a quello che devono fare coloro che perdono
il lavoro per farsi ascoltare, salire sulle gru è il minimo, o al fatto
che il congresso CGIL, dove sono in discussione questioni rilevantissime
per il lavoro ed il paese, è emerso dalle nebbie mediatiche quando
Landini è stato minacciato di provvedimenti disciplinari e qualcuno è
stato aggredito in una normale assemblea. Se penso a come funziona
davvero la selezione e la costruzione delle notizie e delle personalità
pubbliche nel mondo di oggi, resto stupito della magnifica costruzione
mediatica che ha portato al governo del paese lo sconosciuto Renzi.
E ora la costruzione continua, il governo è un format.
Tolto il ministro della economia che è il fiduciario
delle banche e del Fondo monetario internazionale, lì non si scherza, e
qualche figura chiamata per maquillage democratico, il format del
governo è: i giovani al potere finalmente.
Peccato che questi giovani siano tutti pecore Dolly
della politica. Ricordate quell'ovino clonato che i realtà si scoprì
essere nato già biologicamente vecchio?
Ecco, la gioventù al governo è tutta clonata dai
precedenti gruppi dirigenti, lo stesso presidente del consiglio a me
ricorda un pò Craxi e un po' Forlani, con una spruzzata di Andreotti per
il gusto delle battute ciniche. Essi devono rappresentare il nuovo
nella più pura tradizione del Gattopardo: cambiare proprio tutto perché
non cambi proprio nulla.
Ma perché tutto questo? Perché i governi tecnici
nella loro fredda brutalità distruggono consenso e questo è molto
pericoloso per un sistema di potere che sa perfettamente che le
politiche di austerità non sono una emergenza temporanea, ma il modo di
funzionare che si vuole imporre all'economia e alla società per tutti i
prossimi anni. Ci vuole più consenso e quindi bisogna inventare una
narrazione che appassioni un poco, che illuda che alla fine usciremo
dalla crisi. Renzi serve a questo, intanto passa un po' di tempo poi si
vedrà.
Quando poi il personaggio comincerà a stancare se ne
inventerà un altro con gli stessi mezzi, sono sicuro che i talent scout
del palazzo sono già al lavoro nella selezione tra nuove sconosciute
promesse.
Oggi i signori dell'informazione sono al governo del
paese, verrebbe da dirgli: governate allora! Ma sono sicuro che quando
le cose cominceranno ad andare come al solito la grande informazione si
scoprirà di governo e di lotta e contribuirà alla caduta di Renzi, come è
accaduto agli inizialmente santificati Monti e Letta.
Questo almeno fino a che tutte e tutti coloro che son fuori dai palazzi non saranno in grado di organizzarsi e di scontrarsi con i poteri veri, per cambiare le cose sul serio.
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