Michela Murgia apostrofa con un certo sgarbo i redattori e il conduttore di Agorà,Michela Murgia apostrofa con un certo sgarbo i redattori e il conduttore di Agorà. rei di averle dedicato poco spazio, hanno cominciato in maniera subliminale a girarmi per la testa. Sono andato a prendere il caffè al bar e ho sentito la sua voce: "Mi avete fatto svegliare alle sette e mezza per questo?". Sono tornato alla scrivania per pianificare la giornata e - fra una telefonata e l'altra - rieccola: "Mi avete fatto svegliare alle sette e mezza per questo?". Ho fatto riunione di redazione ma niente da fare: "Mi avete fatto svegliare alle sette e mezza per questo?".
Allora ho preso coscienza che quelle parole, quella che all'inizio mi è sembrata una semplice gaffe, hanno smosso qualcosa. Il mio inconscio ha cominciato a elaborare mentre la parte razionale seguiva il flusso quotidiano delle cose da fare. Una sensazione strisciante di fastidio e insofferenza sì è impossessata pian piano del mio umore. Fino a uscire fuori all'improvviso, quasi di getto, senza filtro, con le parole che escono fuori senza passare per la censura del super-io: "Ma la Murgia come si permette? Crede di poter cambiare la Sardegna svegliandosi alle nove di mattina?
La rivoluzione è possibile, quindi, ma solo dopo una bella ronfata?".
Ecco. Ho capito perché quella frase mi risuonava dentro in maniera ossessiva. In quella manciata di parole la Murgia si è tradita. Ha tradito uno stile di vita, un modo di essere che va bene per uno scrittore, un artista, un intellettuale o comunque per chi non ha ruoli di diretta responsabilità nei confronti di chicchessia né aspira ad esercitarli. Ma uno che si propone di dare una speranza e un futuro a una regione splendida e dimenticata come la Sardegna non se lo può permettere.
Chi glielo va a dire alle tante famiglie sarde che sono ancora alle prese con i danni di un'alluvione maledetta e già passata in cavalleria? Chi lo va a dire ai tanti ragazzi da Sassari a Cagliari che sono costretti ad andare fuori per trovare lavoro e per realizzare i propri sogni. Chi lo va a dire a quel giovane su due che è perennemente disoccupato? Chi lo va a dire ai ragazzi dell'isola dei cassintegrati o agli operai del Sulcis?
Allora, cara Murgia, cominci a svegliarsi presto la mattina, come tutti i santi giorni fanno centinaia di migliaia di sardi e milioni di italiani per portare a casa fra mille difficoltà lo stipendio, spesso precario e sottopagato. Cominci col respirare l'aria fredda e pungente delle sei e mezza, inizi a uscire di casa ai primi bagliori dell'alba, si fermi a prendere un caffè in uno dei tanti bar italiani affollati di facce assonnate e visi corrucciati, vada a lavoro in un bus affollato e claustrofobico. Forse tutto questo le sarà utile. Forse la prossima volta il tono delle sue parole cambierà e invece di sbraitare ringrazierà quelli di Agorà: "Mi avete fatto svegliare alle sette e mezza per questo". Con un sorriso e senza punto interrogativo.
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