Alle
volte si rimane sorpresi dalla sorpresa. E ci si chiede in che universo
vivano coloro che in un modo o nell’altro sono deputati
all’informazione, oppure se certi editori con tessera non affidino ai
blog delle loro testate online l’incarico di mascherare con un po’ di
piccante il mappazzone del conformismo attivo verso il potere e i
poteri. Così Odifreddi su Repubblica grida vergogna per l’assunzione di
Marianna Madia al soglio ministeriale, sia pure nel truffaldino
ministero della Semplificazione che naviga sul confine tra Orwell e
Razzi.
Eppure questa Marianna è sei anni che circola in Parlamento e nel Pd,
da sei anni ci si chiede da dove venga, che caspita faccia oltre ad
essere assente quando si tratta di far fronte contro gli scudi fiscali,
di quale pensiero sia portatrice, che cosa porti in dote se non
l’inesperienza, cosa di cui ella stessa si fa vanto. Insomma perché è lì
da quando nel 2008 Veltroni la fece a sorpresa capolista nel Lazio. E
forse sarebbe stato opportuno chiedere fin da subito, fin dalla prima
candidatura il significato e il senso di questa nomina dall’alto. Si
perché Marianna Madia è un caso di scuola, un esempio nel quale
ricorrono tutte le fattispecie immaginabili dello scambio e della
cooptazione nelle classi dirigenti, è uno dei mali oscuri italiani,
fatta parlamentare e persona. Intanto deriva da una famiglia del
notabilato meridionale, tanto che il bisnonno, Titta Madia fu deputato
prima con Mussolini e poi con Almirante, uno zio, principe del foro, è
l’avvocato dei Mastella, il padre putatitvo, Stefano Madia, è stato un
personaggio oscillante tra giornalismo, politica e cinema, legato per
parentele e ubiquità al clan Minoli, di cui fa parte anche la Melandri, e
amico del cinefilo Veltroni, così amico di famiglia che una malignità
piuttosto radicata vuole che ci sia stato un increscioso scambio di dna
via Walter.
Ma al di là delle sontuose chiacchiere romane che spesso vanno prese
con spirito andreottiano, la giovane Marianna, nonostante la precarierà
del padre nel mondo di mamma Rai, comincia il suo cursus honorum in una
scuola di elite, il liceo francese Chateaubriand che allora costava
qualche milionata all’anno. Era un vezzo della sinistra quello delle
scuole private di “classe” , religiose, americane, francesi purché non
pubbliche, non italiane e immuni dall’insegnare “qualcosa di sinistra”:
da Rutelli a Nanni Moretti, dalla Castellina a Santoro, dalla Melandri
alla Finocchiaro, da Manconi a Bianca Berlinguer. In ogni caso la
adolescente Madia non si accorge di nulla e ancora al momento della sua
elezione dice al Corriere che lo Chateaubriand è una scuola pubblica,
confondendo il programma di studi che è quello dei licei francesi, con
la conduzione della scuola. Vedete un po’ voi.
Una volta ottenuto il baccalaureat, le bac come si accorcia in
Francia, si iscrive a Scienze politiche e lì da brava studentessa
aspetta che le si offrano occasioni. E il miracolo avviene. Come lei
stessa racconta ”Sto preparando la tesi e mi dicono che c’è una
conferenza in cui s’affrontano proprio i miei argomenti. Così, vado. E
lì, tra gli altri, ascolto Enrico Letta. Mi entusiasma (aiuto dottor Freud ndr)
. Glielo dico e gli racconto della mia tesi. Lui, un po’ annoiato, mi
invita a una roba organizzata, tre giorni dopo, appunto da Arel. Ci
vado. Non solo: porto un curriculum. Ma siccome non so cosa metterci,
scrivo: “Laurea con lode prevista per il prossimo 26 marzo 2004″.
Così Marianna
comincia a lavorare per Arel il centro studi fondato da Andreatta di cui
Enrico Letta è stato segretario per vent’anni, anche lui probabilmente
preso con i medesimi criteri. Poi, grazie ai buoni uffici dello zio
Gianni, diventa consulente della Presidenza del Consiglio. Capito voi
laureati e disoccupati che a 30 anni, dopo aver macinato migliaia di
curricula, non siete nemmeno consulenti della macelleria sotto casa? Per
fortuna che John Elkann ve le ha cantate chiare e la Madia assisa sullo
scranno, semplificando, potrebbe darvi dei coglioni. Tanto più che il
neo ministro non si limita a questo, ma grazie alla sua pervicacia
ottiene di condurre anche un programma per la Rai, una orrida schifezza
chiamata ECubo, giustamente nascosta nella notte. La morte improvvisa
del padre nel frattempo divenuto consigliere comunale della Roma
veltroniana non la ferma di certo e anzi è all’origine delle sue
fortune. Il surreale racconto lo fai lei stessa al Corriere nel 2008
dopo essere diventata capolista nel Lazio.
Signorina Marianna Madia, circolano un paio di concetti essenziali: molto carina e molto raccomandata.
«Molto carina, lo dice lei…».
Si fidi.
«Sarà. Raccomandata, però, proprio no».
Lo spieghi.
«Due settimane fa, squilla il telefonino. È Veltroni. Dice di avermi seguita negli ultimi tre anni e…».
Come nasce la sua amicizia con Veltroni?
«Walter partecipò al funerale di mio padre Stefano. Sostiene di essere rimasto colpito dal piccolo discorso che feci alla fine, ma io nemmeno ricordo di aver parlato… ».
Il dolore di un funerale può cancellare pezzi di memoria.
«Infatti… Comunque poi Walter mi convoca al Loft. E mi spiega che pensa a me, per una candidatura importante. Dice che mi stima».
Mi chiedo come sia possibile pubblicare sul maggiore quotidiano del
Paese una roba del genere, pensando che qualcuno beva la tesi del lancio
in Parlamento grazie a due parole forse dette a un funerale tre anni
prima. In altri ambiti si chiama circonvenzione di incapace, ma qui la
si spaccia per politica. Alta politica anzi, perché proprio in quel
periodo la ragazza passata nel frattempo al leopardato e al tacco 12
s’accende di passione per un brillante professore che ha non ha mai
usato la brillantina Linetti, che ha quasi il doppio dei suoi anni e
che, casualmente, è il figlio di Giorgio Napolitano. Ah quand l’amour fait boum,
avranno cantato con Charles Trenet. Tanto più che anche in questo caso
le circostanze dell’incontro sono ancora più incredibili
dell’iniziazione al lavoro: “Avendo in comune il fisioterapista, mi
ha scritto una lettera sul quotidiano Il Tempo, in cui mi invitava a
lasciar perdere con la politica e a sposarmi e fare figli. Così l’ho
chiamato e lui mi ha invitato a casa sua, per un tè.” Del resto a
chi non capitato di incontrare qualcuno dal parrucchiere che poi ti
scrive sui giornali di fare figli e ti invita a vedere la collezione di
francobolli? Ma dai Madia, inventati qualcosa di più credibile.
Però a onor del vero c’è da dire che Marianna da dopo l’elezione nel
2008 si è data da fare non poco in Parlamento, più con le assenze che
con le presenze, ma comunque con occhio attento sul lavoro giovanile,
tanto che non più di due mesi fa, non appena chiamata da Renzi alla
segreteria, ha scambiato il ministro Zanonato con quello per il lavoro
Giannini. Cose che succedono, anche se i maligni vi vogliono vedere a
tutti i costi un segnale di totale incompetenza e menefreghismo. Del
resto come la stessa Marianna dice: “La verità è che per una donna, specie se giovane, in questo Paese, è ancora molto difficile avere successo… ha capito?”.
Eh si abbiamo capito tutto. Speriamo solo che non scambi il suo ministero per un altro.
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