Cinque giorni dopo gli articoli di Contropiano e Pagina99, arriva non solo la conferma dell'intenzione di Susanna Camusso di "processare" Maurizio Landini, ma addirittura la lettera interna con cui "il segretario generale" - al maschile, come ama essere chiamata - si rivolge al Collegio Statutario per chiedere se il percoros ipotizzato sia praticabile.
Le "smentite" diffuse dal portavoce di Camusso, Massimo Gibelli, anche via Facebook e persino su Contropiano, sono state smontate stamattina da Il Fatto Quotidiano - che mantiene la pessima abitudine dei "grandi giornali" di non nominare mai i "concorrenti" che hanno dato per primi, e con largo anticipo, la notizia.
Ma almeno ora tutti si possono misurare con la "bomba" che Camusso ha seminato sulla strada del congresso Cgil. Se questo è il trattamento post-congressuale immaginato per un segretario generale di categoria - tra l'altro firmatario della sua stessa mozione di maggioranza - ognuno può facilmente immaginare cosa sarà riservato ai "dissidenti" palesi in questa bataglia.
Il rischio, evidente, è che moltissimi dirigenti, delegati e semplici iscritti siano - dopo maggio - estromessi da ogni incarico e accompagnati alla porta. La via del "sindacato unico di regime", chiaramente tracciata nel "testo unico" sulla rappresentanza concordato insieme a Cisl, Uil e Confindustria, è del resto incompatibile con l'esistenza di aree "disomogenee" rispetto a una linea di politica sindacale che mette al centro l'intangibilità degli interessi aziendali.
Probabile, dunque, che Scarpa e Peroni - passati nei giorni scorsi dalla Cgil all'Usb - siano stati solo gli apripista per una valanga di militanti sindacali indisponibili a fare da supporto al regime. Come camusso pretende.
Il segretario della Fiom, naturalmente già avvertito dell'attacco in preparazione da parte di Camusso, prova comunque a far finta di nulla, da buon militante d'organizzazione. «Se la Cgil» fosse davvero pronta a denunciare la Fiom agli organi di garanzia del sindacato sull'accordo sulla rappresentanza «sarebbe un fatto gravissimo».
«Non ne so nulla, per quello che mi riguarda abbiamo chiesto alla Cgil di ottenere che i lavoratori possano votare e decidere sugli accordi», ha dichiarato il segretario della Fiom, «una richiesta di democrazia minima. Se a una richiesta simile ci fosse una risposta della Cgil di questa natura attraverso gli organi di garanzia del sindacato», ha constatato Landini, «sarebbe un fatto gravissimo».
Comunque, ha concluso, «quello che mi interessa è concentrarmi su Electrolux, su Fiat, sui lavoratori in cassa integrazione, su chi è in difficoltà e non ha un lavoro: dobbiamo concentrarci su questi temi».
Niente politica, insomma. Almeno sulla stampa. Che è poi il terreno su cui il segretario confederale ha deciso di "ridimensionare" una volta per tutte il popolarissimo leader dei metalmeccanici.
Una volta impeditogli - anche solo per autocensura - di campeggiare sulle prime pagine, sarà molto più semplice - e indolore - per la Camusso "regolare i conti all'interno della Cgil". Senza fare prigionieri, come avrebbe detto Cesare Previti
5/2 La lettera di Susanna Camusso...da "Il Fatto"
Mercoledì 05 Febbraio 2014
“Io sottoscritta Susanna Camusso, tessera numero 718519 del 2013 (non essendomi ancora stata consegnata la tessera 2014), (...) chiedo al Collegio Statutario di appurare se è coerente o consentito che il Segretario Generale di una Categoria, nel caso Fiom-Cgil, affermi che le decisioni del Comitato Direttivo non sono per lui e per la sua categoria un vincolo, e che non essendo vincolato discuterà con la Fiom-Cgil e i delegati quello che c’è da fare. Dichiarazioni (che allega a parte, ndr) rese nell’intervento al Comitato Direttivo e reiterate ripetutamente alla stampa. Chiedo, inoltre, al Collegio Statutario se si è in violazione della norma, come si possa determinare il rimedio o la sanzionabilità del comportamento stesso“.
*****
L'articolo de l Fatto:
Cgil, Camusso chiede la scomunica di Landini: “Devono processarlo”
Il segretario del sindacato, con una lettera scritta di suo pugno, chiede al Collegio statutario del sindacato se sia possibile punire il numero uno della Fiom. Al centro delle polemiche, le critiche del leader dei metalmeccanici per l'accordo firmato con Confindustria sulla rappresentanza
di Salvatore Cannavò
Se la domanda che Maurizio Landini aveva posto a Susanna Camusso nel corso dell’ultimo direttivo nazionale della Cgil era: “Che fai mi cacci?”, la risposta è di marmo: “Sì, ci provo”. Questo è il senso del documento che pubblichiamo in questa pagina e che dimostra il tentativo del segretario della Cgil di sanzionare sul piano disciplinare quello che ormai è il suo nemico numero uno in Cgil, Maurizio Landini. Camusso, infatti, in qualità di iscritta alla Cgil “con tessera n° 718519” ha inviato una lettera al Collegio Statutario della Cgil (leggi il testo) per sapere se il segretario della Fiom possa ritenersi non vincolato alle decisioni del Comitato direttivo della Cgil e quale rimedio o sanzione possa essergli comminato. La lettera è del 22 gennaio 2014 con la firma in calce del segretario generale della più grande organizzazione sindacale in Italia. La quale, nel vivo della crisi sociale e dello stesso congresso della sua organizzazione, si espone in prima persona nel tentativo di sanzionare uno degli esponenti più in vista del suo stesso sindacato, segretario della categoria più rappresentativa e storica della Cgil: i metalmeccanici.
Landini potrebbe vedersi comminata una sanzione che va dal “biasimo scritto” fino “all’espulsione” passando per la “sospensione della carica” da 3 a 12 mesi o per “la sospensione delle facoltà di iscritto”. Il Collegio statutario nazionale della Cgil, formato da Wilma Casavecchia, Enza Severino e Michele Gentile, ha risposto due giorni fa ai due quesiti della Camusso. Nella Cgil, scrivono, è previsto il diritto al dissenso e “la salvaguardia della pari dignità delle opinioni a confronto prima della decisione”, ma secondo l’articolo 6 lo Statuto prescrive “l’unicità dell’organizzazione”. Quindi, “prima delle decisioni” si può discutere liberamente in nome del diritto al dissenso, ma “dopo le decisioni degli organismi dirigenti competenti” scatta il principio della “unicità dell’Organizzazione” che, a quel punto, è rappresentata dalle decisioni assunte dall’organismo stesso. “Ne consegue – si legge nel testo del Collegio – che comportamenti difformi o assunti in violazione di detti valori rappresentano, una volta accertati, inadempienza statutaria”. Si fa riferimento, quindi, allo Statuto della Cgil, Titolo V, articolo 26 là dove si prescrivono le “sanzioni disciplinari” possibili per l’iscritto. Che, come abbiamo visto, sono di quattro gradi. In quel caso a esprimersi sono i Comitati di garanzia interregionali (quello del centro per Landini) e, nel caso di ricorso avverso, il Comitato di Garanzia nazionale.
Il percorso è lungo e affonda nelle tecniche di funzionamento di un’organizzazione complessa come la Cgil. Ma il passo di Camusso è un segnale fortissimo sul piano dei rapporti interni. Un passo “tipico del personaggio” dice chi la conosce bene e che Camusso fece già quando, da segretaria regionale in Lombardia, mosse una procedura contro la segretaria milanese della Fiom, Maria Sciancati, poi ritirata.
Il caso attuale, invece, nasce dall’accordo sulla Rappresentanza che la Cgil ha firmato insieme a Cisl, Uil e Confindustria. Un accordo che, sostanzialmente, stabilisce dei criteri nuovi per sancire la rappresentatività di un sindacato (il 5 per cento tra consensi e iscritti); la presenza del 51 per cento dei mandati, a livello aziendale o nazionale, perché un accordo sia valido; la sanzionabilità di scioperi da parte di strutture sindacali o di Rsu contro gli accordi siglati e, infine, l’istituzione di commissioni arbitrali formate, pariteticamente, dai sindacati confederali e dagli imprenditori, nel caso di divergenze.
Landini ha tuonato contro questo testo giudicandolo lesivo dell’autonomia della categoria e dei diritti costituzionalmente definiti di quei lavoratori. In quell’occasione terminò il proprio intervento con queste parole: “Se si pensa che qui decidiamo tutto a me e alla Fiom non mi avete vincolato e discuterò con la Fiom e i delegati su quello che c’è da fare. Sappiatelo con precisione”. Nelle sue conclusioni Camusso non si tirò indietro: “Sono state fatte una serie di affermazioni (…) su alcune di queste la parola spetterà ai nostri organismi di garanzia”. Detto, fatto.
L'articolo di Contropiano del 31 gennaio: //www.contropiano.org/politica/item/21876-camusso-manda-landini-sotto-processo
Le "smentite" diffuse dal portavoce di Camusso, Massimo Gibelli, anche via Facebook e persino su Contropiano, sono state smontate stamattina da Il Fatto Quotidiano - che mantiene la pessima abitudine dei "grandi giornali" di non nominare mai i "concorrenti" che hanno dato per primi, e con largo anticipo, la notizia.
Ma almeno ora tutti si possono misurare con la "bomba" che Camusso ha seminato sulla strada del congresso Cgil. Se questo è il trattamento post-congressuale immaginato per un segretario generale di categoria - tra l'altro firmatario della sua stessa mozione di maggioranza - ognuno può facilmente immaginare cosa sarà riservato ai "dissidenti" palesi in questa bataglia.
Il rischio, evidente, è che moltissimi dirigenti, delegati e semplici iscritti siano - dopo maggio - estromessi da ogni incarico e accompagnati alla porta. La via del "sindacato unico di regime", chiaramente tracciata nel "testo unico" sulla rappresentanza concordato insieme a Cisl, Uil e Confindustria, è del resto incompatibile con l'esistenza di aree "disomogenee" rispetto a una linea di politica sindacale che mette al centro l'intangibilità degli interessi aziendali.
Probabile, dunque, che Scarpa e Peroni - passati nei giorni scorsi dalla Cgil all'Usb - siano stati solo gli apripista per una valanga di militanti sindacali indisponibili a fare da supporto al regime. Come camusso pretende.
Il segretario della Fiom, naturalmente già avvertito dell'attacco in preparazione da parte di Camusso, prova comunque a far finta di nulla, da buon militante d'organizzazione. «Se la Cgil» fosse davvero pronta a denunciare la Fiom agli organi di garanzia del sindacato sull'accordo sulla rappresentanza «sarebbe un fatto gravissimo».
«Non ne so nulla, per quello che mi riguarda abbiamo chiesto alla Cgil di ottenere che i lavoratori possano votare e decidere sugli accordi», ha dichiarato il segretario della Fiom, «una richiesta di democrazia minima. Se a una richiesta simile ci fosse una risposta della Cgil di questa natura attraverso gli organi di garanzia del sindacato», ha constatato Landini, «sarebbe un fatto gravissimo».
Comunque, ha concluso, «quello che mi interessa è concentrarmi su Electrolux, su Fiat, sui lavoratori in cassa integrazione, su chi è in difficoltà e non ha un lavoro: dobbiamo concentrarci su questi temi».
Niente politica, insomma. Almeno sulla stampa. Che è poi il terreno su cui il segretario confederale ha deciso di "ridimensionare" una volta per tutte il popolarissimo leader dei metalmeccanici.
Una volta impeditogli - anche solo per autocensura - di campeggiare sulle prime pagine, sarà molto più semplice - e indolore - per la Camusso "regolare i conti all'interno della Cgil". Senza fare prigionieri, come avrebbe detto Cesare Previti
5/2 La lettera di Susanna Camusso...da "Il Fatto"
Mercoledì 05 Febbraio 2014
“Io sottoscritta Susanna Camusso, tessera numero 718519 del 2013 (non essendomi ancora stata consegnata la tessera 2014), (...) chiedo al Collegio Statutario di appurare se è coerente o consentito che il Segretario Generale di una Categoria, nel caso Fiom-Cgil, affermi che le decisioni del Comitato Direttivo non sono per lui e per la sua categoria un vincolo, e che non essendo vincolato discuterà con la Fiom-Cgil e i delegati quello che c’è da fare. Dichiarazioni (che allega a parte, ndr) rese nell’intervento al Comitato Direttivo e reiterate ripetutamente alla stampa. Chiedo, inoltre, al Collegio Statutario se si è in violazione della norma, come si possa determinare il rimedio o la sanzionabilità del comportamento stesso“.
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L'articolo de l Fatto:
Cgil, Camusso chiede la scomunica di Landini: “Devono processarlo”
Il segretario del sindacato, con una lettera scritta di suo pugno, chiede al Collegio statutario del sindacato se sia possibile punire il numero uno della Fiom. Al centro delle polemiche, le critiche del leader dei metalmeccanici per l'accordo firmato con Confindustria sulla rappresentanza
di Salvatore Cannavò
Se la domanda che Maurizio Landini aveva posto a Susanna Camusso nel corso dell’ultimo direttivo nazionale della Cgil era: “Che fai mi cacci?”, la risposta è di marmo: “Sì, ci provo”. Questo è il senso del documento che pubblichiamo in questa pagina e che dimostra il tentativo del segretario della Cgil di sanzionare sul piano disciplinare quello che ormai è il suo nemico numero uno in Cgil, Maurizio Landini. Camusso, infatti, in qualità di iscritta alla Cgil “con tessera n° 718519” ha inviato una lettera al Collegio Statutario della Cgil (leggi il testo) per sapere se il segretario della Fiom possa ritenersi non vincolato alle decisioni del Comitato direttivo della Cgil e quale rimedio o sanzione possa essergli comminato. La lettera è del 22 gennaio 2014 con la firma in calce del segretario generale della più grande organizzazione sindacale in Italia. La quale, nel vivo della crisi sociale e dello stesso congresso della sua organizzazione, si espone in prima persona nel tentativo di sanzionare uno degli esponenti più in vista del suo stesso sindacato, segretario della categoria più rappresentativa e storica della Cgil: i metalmeccanici.
Landini potrebbe vedersi comminata una sanzione che va dal “biasimo scritto” fino “all’espulsione” passando per la “sospensione della carica” da 3 a 12 mesi o per “la sospensione delle facoltà di iscritto”. Il Collegio statutario nazionale della Cgil, formato da Wilma Casavecchia, Enza Severino e Michele Gentile, ha risposto due giorni fa ai due quesiti della Camusso. Nella Cgil, scrivono, è previsto il diritto al dissenso e “la salvaguardia della pari dignità delle opinioni a confronto prima della decisione”, ma secondo l’articolo 6 lo Statuto prescrive “l’unicità dell’organizzazione”. Quindi, “prima delle decisioni” si può discutere liberamente in nome del diritto al dissenso, ma “dopo le decisioni degli organismi dirigenti competenti” scatta il principio della “unicità dell’Organizzazione” che, a quel punto, è rappresentata dalle decisioni assunte dall’organismo stesso. “Ne consegue – si legge nel testo del Collegio – che comportamenti difformi o assunti in violazione di detti valori rappresentano, una volta accertati, inadempienza statutaria”. Si fa riferimento, quindi, allo Statuto della Cgil, Titolo V, articolo 26 là dove si prescrivono le “sanzioni disciplinari” possibili per l’iscritto. Che, come abbiamo visto, sono di quattro gradi. In quel caso a esprimersi sono i Comitati di garanzia interregionali (quello del centro per Landini) e, nel caso di ricorso avverso, il Comitato di Garanzia nazionale.
Il percorso è lungo e affonda nelle tecniche di funzionamento di un’organizzazione complessa come la Cgil. Ma il passo di Camusso è un segnale fortissimo sul piano dei rapporti interni. Un passo “tipico del personaggio” dice chi la conosce bene e che Camusso fece già quando, da segretaria regionale in Lombardia, mosse una procedura contro la segretaria milanese della Fiom, Maria Sciancati, poi ritirata.
Il caso attuale, invece, nasce dall’accordo sulla Rappresentanza che la Cgil ha firmato insieme a Cisl, Uil e Confindustria. Un accordo che, sostanzialmente, stabilisce dei criteri nuovi per sancire la rappresentatività di un sindacato (il 5 per cento tra consensi e iscritti); la presenza del 51 per cento dei mandati, a livello aziendale o nazionale, perché un accordo sia valido; la sanzionabilità di scioperi da parte di strutture sindacali o di Rsu contro gli accordi siglati e, infine, l’istituzione di commissioni arbitrali formate, pariteticamente, dai sindacati confederali e dagli imprenditori, nel caso di divergenze.
Landini ha tuonato contro questo testo giudicandolo lesivo dell’autonomia della categoria e dei diritti costituzionalmente definiti di quei lavoratori. In quell’occasione terminò il proprio intervento con queste parole: “Se si pensa che qui decidiamo tutto a me e alla Fiom non mi avete vincolato e discuterò con la Fiom e i delegati su quello che c’è da fare. Sappiatelo con precisione”. Nelle sue conclusioni Camusso non si tirò indietro: “Sono state fatte una serie di affermazioni (…) su alcune di queste la parola spetterà ai nostri organismi di garanzia”. Detto, fatto.
L'articolo di Contropiano del 31 gennaio: //www.contropiano.org/politica/item/21876-camusso-manda-landini-sotto-processo
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