«Senta, una cosa è certa: non voterò Movimento
cinque stelle alle prossime elezioni Europee. Ma lo vede cosa siamo
diventati?». Gessica Rostellato si volta indietro, indica l’Aula della
Camera. È una deputata grillina padovana, schiva e dal marcato accento
veneto. Impegnata in commissione Lavoro, poco attratta dai riflettori.
Adesso, però, sembra aver esaurito ogni residua scorta di pazienza. E in
Transatlantico pronuncia un durissimo j’accuse contro il M5S, chiedendo
ai responsabili degli “incidenti” degli ultimi giorni di dimettersi:
«Io non vado via, sono loro che devono farlo».
Onorevole, in serata i deputati hanno convocato una riunione
per discutere, tra l’altro, del caso di Tommaso Currò. C’è chi ha
proposto l’espulsione.
«Lo accusano di aver fatto una “marchetta” con un emendamento».
Lei è favorevole all’espulsione?
«Io voto sicuramente contro l’espulsione, come ho sempre fatto anche in passato».
Ma cosa sta succedendo nel Movimento?
«Non capisco perché sia in atto questa radicalizzazione. Forse perché lo vuole qualcuno… ».
Forse è un modo per aumentare il consenso in vista delle Europee?
«Non so se è per questo motivo. Ma una cosa è certa: sicuramente non voterò per il Movimento cinque stelle alle prossime elezioni Europee».
Dice davvero?
«Certo. Noi non possiamo mandare in Europa gente come questa (si volta verso l’Aula di Montecitorio, ndr). Io mi vergogno di quanto accaduto ».
Sono parole durissime, onorevole. Il clima è pesante, d’altra parte.
«Quello che è successo è inaccettabile».
Allude agli “incidenti” degli ultimi giorni?
«Non condivido nulla di quanto accaduto, non mi riconosco in quello che siamo diventati».
Quindi si prepara a lasciare il Movimento?
«No, io voglio restare nel Movimento. Se ne devono andare loro. Stanno facendo cose che non c’entrano niente con il Movimento cinque stelle. Nessuno dei nostri si è mai comportato così. Non è che nei consigli comunali facciamo così!».
A chi si riferisce? Chi se ne deve andare?
«Sorial, Tofalo e De Rosa».
Nell’ordine, il deputato che ha dato del “boia” a Giorgio Napolitano, quello che ha pronunciato un “boia chi molla” e l’autore degli insulti sessisti alle deputate del Pd. E il caso di Claudio Messora, come lo giudica? Chiede anche le sue dimissioni?
«Credo proprio che Messora si debba dimettere».
«Lo accusano di aver fatto una “marchetta” con un emendamento».
Lei è favorevole all’espulsione?
«Io voto sicuramente contro l’espulsione, come ho sempre fatto anche in passato».
Ma cosa sta succedendo nel Movimento?
«Non capisco perché sia in atto questa radicalizzazione. Forse perché lo vuole qualcuno… ».
Forse è un modo per aumentare il consenso in vista delle Europee?
«Non so se è per questo motivo. Ma una cosa è certa: sicuramente non voterò per il Movimento cinque stelle alle prossime elezioni Europee».
Dice davvero?
«Certo. Noi non possiamo mandare in Europa gente come questa (si volta verso l’Aula di Montecitorio, ndr). Io mi vergogno di quanto accaduto ».
Sono parole durissime, onorevole. Il clima è pesante, d’altra parte.
«Quello che è successo è inaccettabile».
Allude agli “incidenti” degli ultimi giorni?
«Non condivido nulla di quanto accaduto, non mi riconosco in quello che siamo diventati».
Quindi si prepara a lasciare il Movimento?
«No, io voglio restare nel Movimento. Se ne devono andare loro. Stanno facendo cose che non c’entrano niente con il Movimento cinque stelle. Nessuno dei nostri si è mai comportato così. Non è che nei consigli comunali facciamo così!».
A chi si riferisce? Chi se ne deve andare?
«Sorial, Tofalo e De Rosa».
Nell’ordine, il deputato che ha dato del “boia” a Giorgio Napolitano, quello che ha pronunciato un “boia chi molla” e l’autore degli insulti sessisti alle deputate del Pd. E il caso di Claudio Messora, come lo giudica? Chiede anche le sue dimissioni?
«Credo proprio che Messora si debba dimettere».
Senta, poco fa si sfogava ad
alta voce con una sua collega, in un corridoio di Montecitorio. Diceva
di essere venuta in Parlamento per lavorare. Sembrava sconfortata. Ci
spiega
«Sì, io sono venuta qui per lavorare, non per fare comunicazione, né per fare quello che è successo negli ultimi giorni».
«Sì, io sono venuta qui per lavorare, non per fare comunicazione, né per fare quello che è successo negli ultimi giorni».
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