martedì 4 febbraio 2014

Italiane in mutande


183150368-2600c6d2-f333-43d3-844a-ca0ad61954c8Anna Lombroso per il Simplicissimus
Shopping scontato per i clienti che indossano il bikini. Così un negozio del quartiere Prati ha attirato oltre 700 ragazze che, sin dalle prime ore del mattino, hanno fatto la fila indossando solo un costume da bagno. Hanno sfidato la pioggia e le intemperie pur di fare shopping a prezzi scontati nel negozio   di via Cola di Rienzo. Alle 9 del mattino c’era già una lunga fila per essere tra le prime dieci che si aggiudicavano due indumenti gratis e poi per comprare a prezzi scontati.  Bikini week, si chiama la simpatica iniziativa arrivata alla sua terza edizione invernale: “Ormai è un appuntamento fisso per la ragazze che frequentano il negozio e lo aspettano con ansia – dice il proprietario – noi le avvertiamo come sempre tramite Facebook e ogni volta c’è un grande riscontro di pubblico. L’ ultima volta sono venute 700 giovanissime. Un successone”.
Chissà che cosa ne pensano i censori di Miss Italia in Tv, quelli che pensano che il sessismo stia cancellando la democrazia. niente probabilmente perché il loro sguardo non scende fino a Via Cola di Rienzo, a come con l’avidità e con la trasformazione di ogni bene in merce, si siano consumati coscienza di sé, dignità, rispetto dei propri diritti.
Lo ammetto, sono una bacchettona, a tutti i livelli territoriali e sociali, tanto che comincio a distinguere tra soggetti passivi e vittime, tra persuasi e coartati, tra chi è costretto a subire un ricatto e chi se ne serve come di un alibi. Anzi ho cominciato da un bel po’, da quando una pratica di assoluzione e redenzione intermittente, esercitava operazioni salvifiche di proterve ministre in via di pentimento, ciniche olgettine, festose pulitrici di dentiere eccellenti, mezzane impenitenti, come anche di cronisti che si elevavano dallo stato supino per intraprenderne uno nuovo, professionisti del voltafaccia, incendiari diventati pompieri con idranti molto potenti.
Non mi pare una ragazzata da ochette che centinaia di ragazze sfidino l’eccezionale bomba d’acqua che si è abbattuta sulla Capitale resa vulnerabile da imperizia, incapacità inadeguatezza e malaffare, sfilando in bikini per comprarsi stracci a prezzi scontati. Mi sembra una tremenda allegoria dell’istinto a sfidare il ridicolo insieme al freddo, a dismettere dignità e amor proprio per acquisire prodotti largamente superflui ma di nuova generazione, che deriva dalla vittoria della teocrazia del mercato che fa di mode, merci reclamizzati, oggetti inutili, qualcosa di indispensabile, irrinunciabile, rassicurante e vitale. E che diventano ancora più necessari e primari nel momento nel quale circola avvelenato un senso di perdita, di smarrimento di certezze, sogni, speranze, il più delle volte inconsapevole e impercettibile, come un gas, un inquinamento che stordisce.
Ma che è più amaro e oltraggioso quando invece tanti sono consci di aver perso davvero qualcosa di vitale, il lavoro, la salute, la sicurezza, i diritti, la libertà di esprimersi, e di aver subito la rinuncia obbligatoria come una condanna cui non ci si può sottrarre, pena la miseria, l’emarginazione, la sommersione.
Tanti ma non abbastanza se sopportiamo che il piazzista del governo vada in giro a svenderci come il negozio di Via Cola di Rienzo, a prezzi stracciati e dopo averci messi in mutande.

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