Shopping scontato per i clienti che
indossano il bikini. Così un negozio del quartiere Prati ha attirato
oltre 700 ragazze che, sin dalle prime ore del mattino, hanno fatto la
fila indossando solo un costume da bagno. Hanno sfidato la pioggia e le
intemperie pur di fare shopping a prezzi scontati nel negozio di via
Cola di Rienzo. Alle 9 del mattino c’era già una lunga fila per essere
tra le prime dieci che si aggiudicavano due indumenti gratis e poi per
comprare a prezzi scontati. Bikini week, si chiama la simpatica
iniziativa arrivata alla sua terza edizione invernale: “Ormai è un
appuntamento fisso per la ragazze che frequentano il negozio e lo
aspettano con ansia – dice il proprietario – noi le avvertiamo come
sempre tramite Facebook e ogni volta c’è un grande riscontro di
pubblico. L’ ultima volta sono venute 700 giovanissime. Un successone”.
Chissà che cosa ne pensano i censori di
Miss Italia in Tv, quelli che pensano che il sessismo stia cancellando
la democrazia. niente probabilmente perché il loro sguardo non scende
fino a Via Cola di Rienzo, a come con l’avidità e con la trasformazione
di ogni bene in merce, si siano consumati coscienza di sé, dignità,
rispetto dei propri diritti.
Lo ammetto, sono una bacchettona, a tutti
i livelli territoriali e sociali, tanto che comincio a distinguere tra
soggetti passivi e vittime, tra persuasi e coartati, tra chi è costretto
a subire un ricatto e chi se ne serve come di un alibi. Anzi ho
cominciato da un bel po’, da quando una pratica di assoluzione e
redenzione intermittente, esercitava operazioni salvifiche di proterve
ministre in via di pentimento, ciniche olgettine, festose pulitrici di
dentiere eccellenti, mezzane impenitenti, come anche di cronisti che si
elevavano dallo stato supino per intraprenderne uno nuovo,
professionisti del voltafaccia, incendiari diventati pompieri con
idranti molto potenti.
Non mi pare una ragazzata da ochette che
centinaia di ragazze sfidino l’eccezionale bomba d’acqua che si è
abbattuta sulla Capitale resa vulnerabile da imperizia, incapacità
inadeguatezza e malaffare, sfilando in bikini per comprarsi stracci a
prezzi scontati. Mi sembra una tremenda allegoria dell’istinto a sfidare
il ridicolo insieme al freddo, a dismettere dignità e amor proprio per
acquisire prodotti largamente superflui ma di nuova generazione, che
deriva dalla vittoria della teocrazia del mercato che fa di mode, merci
reclamizzati, oggetti inutili, qualcosa di indispensabile,
irrinunciabile, rassicurante e vitale. E che diventano ancora più
necessari e primari nel momento nel quale circola avvelenato un senso di
perdita, di smarrimento di certezze, sogni, speranze, il più delle
volte inconsapevole e impercettibile, come un gas, un inquinamento che
stordisce.
Ma che è più amaro e oltraggioso quando
invece tanti sono consci di aver perso davvero qualcosa di vitale, il
lavoro, la salute, la sicurezza, i diritti, la libertà di esprimersi, e
di aver subito la rinuncia obbligatoria come una condanna cui non ci si
può sottrarre, pena la miseria, l’emarginazione, la sommersione.
Tanti ma non abbastanza se sopportiamo
che il piazzista del governo vada in giro a svenderci come il negozio di
Via Cola di Rienzo, a prezzi stracciati e dopo averci messi in mutande.
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