mercoledì 9 luglio 2014

La ricostruzione della sinistra nel dopo Tsipras di Ezio Locatelli


La ricostruzione della sinistra nel dopo Tsipras
Non c’è dubbio alcuno che il risultato ottenuto dalla lista “L’altra Europa con Tsipras” abbia rappresentato una scossa positiva, innescato una carica di fiducia, motivato l’apertura di un confronto sul tema della costruzione della sinistra di alternativa nel nostro Paese. Ma da qui a dire che a sinistra c’è uno “spazio enorme” che aspetta solo di essere riempito con elementi di buona volontà, intenti unitari, soluzioni organizzative varie ce ne passa. Questo spazio va ricostruito, palmo dopo palmo.
Il discorso di unità che si è aperto a sinistra va portato avanti con convinzione sapendo che siamo situati, collocati dentro una fase di globalizzazione in cui, per citare Luciano Gallino, prevale “la lotta di classe dopo la lotta di classe”. Una fase che, ancor prima di una crisi politica, in una situazione di passivizzazione di massa, si manifesta come crisi di produzione di soggettività. Di questa situazione dobbiamo farcene carico con l’idea che per riprendersi, rigenerarsi la sinistra non può rimanere campata in aria, confinata al solo orizzonte della politica, mentre i rapporti sociali e l’immaginario collettivo vengono modellati dai poteri dominanti. La riapertura di una prospettiva di sinistra, tanto più in una fase di crisi, non può che andare di pari passo alla ripresa del conflitto, ad una pratica della trasformazione sociale.
Come si è visto in questi ultimi tempi non pochi hanno rinunciato a questa prospettiva disponendosi, come nel caso dei transfughi di Sel, a salire sul carro del vincitore. Un carro a prima vista scintillante. Chi lo guida, Matteo Renzi, ha fatto il pieno di voti con promesse mirabolanti, con un’abile “gioco di specchi e di immagini”, per usare le parole di Eugenio Scalfari che pure di Renzi è stato un sostenitore. Nulla a che vedere con quanto effettivamente viene avanti: politiche antisociali, smantellamento dei diritti del lavoro, privatizzazione di beni comuni, riduzione degli spazi di democrazia.
Emblematiche le parole di un parlamentare di Scelta Civica, anch’esso passato in quota al Pd:”lo dico con ammirazione, Renzi ha saputo mettere in pratica una razzia positiva sui nostri valori. E anche su quelli berlusconiani, se vogliamo dirla tutta”. Parole disvelatrici. Bisogna vivere in un altro mondo per pensare che esista ancora il centrosinistra o la possibilità di rifondarlo. Chi si attarda a pensarlo non solo è velleitario, semina confusione e disorientamento politico. Così come bisogna smetterla di fare affidamento sugli equivoci del grillismo “né di destra né di sinistra”. Alla prova dei fatti il gruppo dirigente M5S ha stretto, in campo europeo, l’alleanza con il campione della destra xenofoba e razzista Nigel Farage e ha aperto, in campo nazionale, il confronto con Renzi per una legge elettorale che affossa gli ultimi barlumi di democrazia rappresentativa.
La sinistra o torna in campo con un suo progetto autonomo, in opposizione e in alternativa alle politiche neoliberiste di devastazione sociale, oppure non è. Torni in campo con un profilo di coerenza. Basta posizioni altalenanti, non si può stare con Tsipras a livello europeo e con Renzi e Chiamparino a livello nazionale e regionale. Questo progetto va ricostruito sulla base del pieno riconoscimento dell’apporto plurale di tante soggettività sociali, politiche antiliberiste, anticapitaliste, di sinistra. Nella condivisione del progetto nessuno chieda a nessuno di rinunciare alla propria peculiarità politica. Soprattutto, per non rimanere lettera morta, questo progetto deve essere fondato sul lavoro politico e sociale, deve tornare a praticare il terreno privilegiato delle lotte contro i licenziamenti, l’attacco ai diritti sociali, le privatizzazioni, le grandi opere, la distruzione del territorio. Tra le altre bene la proposta che in autunno la sinistra di alternativa scenda in campo per una grande manifestazione contro le politiche di austerità
Il recente rapporto preparato da Istat e Cnel sui livelli di disuguaglianza, disoccupazione, precarietà raggiunti nel nostro Paese raffigura un quadro sociale sempre più “insostenibile”. Questo è il vero punto debole, il tallone d’Achille del governo Renzi. La sua opera mistificante è destinata a sbattere contro un quadro sociale drammatico destinato ulteriormente a peggiorare, con interi settori sociali che saranno ridotti alla fame, con l’entrata a pieno regime delle politiche di rigore e del fiscal compact. Prepariamoci come sinistra ad una ripresa del conflitto sociale. La presenza o meno in questo conflitto, con la capacità di una proposta politica netta di cambiamento oltre che di unità, sarà l’elemento decisivo che dirà del futuro della sinistra.
*segretario provinciale Rifondazione Comunista Torino

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