"La
nostra priorità è il lavoro, vogliamo affrontare le difficoltà dei
lavoratori e dei disoccupati: abbiamo ricette precise per contrastare il
modello che fino ad oggi si è affermato, quello del duo
Marchionne-Monti, basato sul disprezzo dei diritti dei lavoratori senza
alcun rimedio per la disoccupazione”. Antonio Ingroia oggi è andato
davanti ai cancelli della Fiat Mirafiori. Una scelta netta, condivisa
con Paolo Ferrero e Antonio Di Luca, l’operaio di Pomigliano del gruppo
dei 19 iscritti dalla Fiom messi fuori dalla Fiat.
“Noi vogliamo realizzare una Rivoluzione Civile per rovesciare questo modello. La nostra è la giusta sintesi tra la buona politica, che è sempre stata dalla parte dei diritti dei lavoratori, e della società civile: per questo abbiamo candidato Paolo Ferrero e Antonio Di Luca", ha detto Ingroia nel corso della conferenza stampa. Come capolista in Piemonte per il Senato, Rc ha candidato Nilo Durbiano, il sindaco che si è opposto al Tav. “Rappresentante di quegli amministratori locali – sottolinea Ingroia -che stanno dalla parte dei cittadini contro i gruppi che tutelano gli interessi finanziari ed economici”. Per quanto riguarda il quadro politico, Ingroia ha detto che Bersani ha già scelto, “andrà con Monti e quindi, se così dovesse essere, gli italiani si dovranno ancora una volta rassegnare a non avere un Governo di centrosinistra”. “È chiaro che non si può fare un Governo di centrosinistra con la destra che Monti rappresenta”, ha aggiunto. “Noi faremo le nostre battaglie in Parlamento e, se si creeranno le condizioni per un Governo con obiettivi e proposte di sinistra, in linea con il nostro programma – ha concluso - noi ci saremo e non ci sposteremo di un millimetro”.
“Noi vogliamo realizzare una Rivoluzione Civile per rovesciare questo modello. La nostra è la giusta sintesi tra la buona politica, che è sempre stata dalla parte dei diritti dei lavoratori, e della società civile: per questo abbiamo candidato Paolo Ferrero e Antonio Di Luca", ha detto Ingroia nel corso della conferenza stampa. Come capolista in Piemonte per il Senato, Rc ha candidato Nilo Durbiano, il sindaco che si è opposto al Tav. “Rappresentante di quegli amministratori locali – sottolinea Ingroia -che stanno dalla parte dei cittadini contro i gruppi che tutelano gli interessi finanziari ed economici”. Per quanto riguarda il quadro politico, Ingroia ha detto che Bersani ha già scelto, “andrà con Monti e quindi, se così dovesse essere, gli italiani si dovranno ancora una volta rassegnare a non avere un Governo di centrosinistra”. “È chiaro che non si può fare un Governo di centrosinistra con la destra che Monti rappresenta”, ha aggiunto. “Noi faremo le nostre battaglie in Parlamento e, se si creeranno le condizioni per un Governo con obiettivi e proposte di sinistra, in linea con il nostro programma – ha concluso - noi ci saremo e non ci sposteremo di un millimetro”.
"In Parlamento le lotte che ho fatto davanti ai cancelli di Pomigliano". Intervista ad Antonio Di Luca
Alle
13 di oggi Antonio Ingroia, Paolo Ferrero e Antonio Di Luca, l’operaio
di Pomigliano candidato con Rc, saranno davanti ai cancelli di Mirafiori
(porta 20) per volantinare e parlare con i lavoratori. Controlacrisi ha
intervistato Di Luca.
Quali sono i motivi che ti hanno spinto ad accettare la candidatura in Parlamento?
Dapprima mi è stata chiesta una disponibilità in linea di principio.
Ed io ho detto da subito che davo la mia adesione a patto che la mia
candidatura venisse considerata come l’emblema del più grosso attacco ai
diritti del lavoro della storia della Repubblica.
Una bella responsabilità
Vedi, anche negli anni ‘50 c’erano i reparti confino e i
licenziamenti politici, ma sempre nel solco del riconoscimento del
sindacato e della libertà del lavoratore a sceglierlo, mentre questa
volta siamo dinnanzi a uno ei più violenti attacchi alla rappresentanza e
ai diritti umani, quindi alla libertà dell’individuo. Questa
condivisione c’è stata in tutto il percorso politico che ha portato alla
formazione della coalizione, da Cambiare si può a Rivoluzione civile.
Nella storia dell’Italia repubblicana sono entrati diversi operai in
Parlamento ma nel mio caso c’è stata una scelta precisa sul tema del
lavoro e non sul singolo rappresentante.
Entrerai a far parte di una compagine articolata. Non ti preoccupa?
Politicamente tutto si tiene. Trovo sorprendente che oggi alcune
visioni di sinistra vedono invece a tenuta stagna le varie culture
politiche, da quella dei diritti dei cittadini, a quella operaia,
passando attraverso il grande tema delle differenze di genere. Credo
invece che un tema tenga l’altro. E’ questa visione che deve costruire
la nostra forza. E’ la ragione sociale di Rivoluzione civile. Su questo
non ci sono dubbi. Come trovo sorprendente che molti che sono scesi in
piazza urlando contro l’attacco neoliberista oggi tentennano a dare
l’adesione. Non è il momento di tentennare. Non si può fare sempre il
“più uno”. Oggi è un errore politico gravissimo. Se Rivoluzione civile
non entra in parlamento sarà la morte di tutta la sinistra per i
prossimi decenni. Su questo sbagliano sia la sinistra estrema che i
movimenti.
E’ proprio sul lavoro che precipitano le contraddizioni della
variegata alleanza costruita attorno a Bersani. Questo vorrà dire che
in Parlamento ci sarà uno scontro senza precedenti.
Ho la forza del mio programma, cosa che non hanno altri. A tutti i
metalmeccanici l’unica cosa che posso dire è che tutte le lotte che
stiamo facendo stanno in Rivoluzione civile. Sono talmente sereno sul
fatto che un lavoratore possa votare Rivoluzione civile, e questa
serenità si riconferma ogni volta che vado davanti ai cancelli di una
fabbrica. Condurrò in Parlamento le battaglie che ho fatto nelle piazze.
E questo la gente lo percepisce e lo capisce, senza troppe parole. Può
essere in difficoltà chi le rivendica e poi le riduce a una formula
politica. Non è più tempo delle formule politiche. Di fronte alla forza
dell’attacco bisogna rispondere con delle scelte chiare.
La Fiat è in pieno impasse, non sa che pesci prendere.
Non sarei così sicuro. Avevamo visto giusto nel 2008, Fip era un
prodotto della finanza e un escamotage per attaccare Pomigliano e poi
portare quella battaglia in tutto il mondo del lavoro e in ogni piega
della società. Adesso, come un gioco delle tre carte, Fip torna in Fiat
ma in realtà c’è ancora l’obiettivo della discriminazione. Trovo
sorprendente alcuni passaggi semantici dell’azienda da una sigla
all’altra aggirando sempre la legge sul ramo d’azienda. Siamo in una
situazione di continua illegalità. Su questo le istituzioni devono dire
qualcosa, e invece tacciono. Il governo e' stato silente e addirittura
l'ex ministro Fornero oggi si dice dispiaciuta. Anziche' rilasciare
dichiarazioni potrebbe chiedersi perche' Monti non abbia inchiodato
Marchionne alle sue responsabilita'. Perche' si sia recato con
l'amministratore Fiat in apertura della sua campagna elettorale, come se
approvasse l'operazione di smantellamento che si sta operando in quella
fabbrica. Piu' che silente Monti si e' comportato da tifoso. In realta'
il modello Marchionne e' quello che Monti vuole applicare in tutta
Italia"
Insomma, non c’è da disarmare di fronte a un Marchionne che allude al dialogo.
Quello che sta accadendo allo stabilimento Fiat di Pomigliano e' una
discriminazione al cubo. Siamo di fronte all'ennesimo attacco alla
democrazia, ai principi sanciti dalla nostra carta Costituzionale, alla
dignita' dei lavoratori. I 19 operai respinti dall'azienda sono stanchi
di fare appelli. Chiedono delle risposte che solo Rivoluzione civile
puo' dare. Siamo contro l'articolo 8 del decreto Tremonti che ha
cancellato i diritti universali previsti dal contratto nazionale del
lavoro, siamo a favore del ripristino dell'articolo 18 dello Statuto dei
lavoratori
La Fiom sembra distribuirsi in modo articolato tra Rivoluzione civile e Sel.
Sono serenissimo su questo. Le cose che chiede Landini sono contenute
nel nostro programma. Giorgio Airaudo e Baraozzino sono come dei
fratelli per me, abbiamo fatto tante lotte insieme. Loro fanno questo
percorso in difesa dei diritti in un alveo, e io in un altro. Quando
tutti i nodi verranno al pettine sia in Fiat che nel governo saranno
costretti a votare le cose che noi proponiamo.
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