Rilanciare il Governo? Andare a Elezioni? Per Renzi non si può far
nulla fino a quando non si approva la legge elettorale. Non c’è
fretta, ora che Letta ha rilanciato l’occupazione inducendo alle
dimissioni Mastrapasqua. È venuto fuori che Mr. Venticinque
incarichi aveva falsificato gli esami all’università. Mi pareva
strano che un laureato trovasse tutti quei posti di lavoro. Il
supermanager si è dimesso dopo un lungo discorso: «Mi dimetto, mi
dimetto, mi dimetto, mi dimetto, mi dim…», confortato dal fatto che
sua moglie conserva tutti e venti gli incarichi che pure lei ha
accumulato (poi dice che in Italia non c’è la parità di genere).
Non c’è fretta. Possiamo aspettare, mentre Electrolux minaccia
di spostare la produzione in Polonia come Marchionne, che mentre
noi si aspetta l’Italicum sposta la sede in Olanda e il domicilio
fiscale a Londra dopo aver trasferito la produzione della maggior
parte dei modelli all’estero assicurando che «Una parte delle Fiat
restano in Italia» (quelle che non partono). Possiamo aspettare
mentre Obama aggancia il salario dei dipendenti federali
all’inflazione e noi agganciamo il salario degli operai alle offerte
del discount (paghi 2 prendi 3). Possiamo aspettare mentre
Berlusconi tira fuori dal cilindro ministri marocchini che
attestano che Ruby era maggiorenne («Ho le prove! Nessuno ha
cambiato il suo anno di nascita sul registro dell’anagrafe!». Hanno
solo aggiunto A.C.), aspettare mentre Berlusconi suggerisce di
uscire dalla crisi con un trucchetto contabile: considerare il
sommerso ai fini del Pil («Ma l’Eurostat già calcola nel Pil 17 punti
percentuali di sommerso» gli fa notare Friedman che lo intervista
sul Corriere. E Berlusconi: «Solo 17? Sono molti di più!». Glielo ha
detto il suo commercialista).
Possiamo aspettare mentre il Governo regala soldi alle banche per
mantenere le promesse elettorali (quelle di Berlusconi,
all’opposizione del Governo che mantiene le sue promesse); aspettare
mentre i sobri deputati di Scelta Civica mollano sberle a loro
insaputa (il video di Dambruoso che mena la Cinquestelle Lupo è così
virale che nel prossimo video Fabri Fibra indosserà il loden).
Possiamo aspettare mentre i deputati grillini replicano dando
delle pompinare alle deputate del Pd (è il loro modo di ribadire che
per loro non c’è differenza tra destra e sinistra). Possiamo
aspettare mentre la presidente della camera ricorre alla
ghigliottina per far votare il decreto Imu-Bankitalia e rimediare ai
pasticci del Governo, che ha messo insieme due cose che non c’entravano
nulla l’una con l’altra: centrodestra e centrosinistra.
Possiamo aspettare perché la priorità è approvare l’Italicum. In
virtù del quale, dicono i sondaggi, Berlusconi può vincere al primo
turno, ricompattando il centrodestra. Casini compreso, pronto
a rientrare alla base spaccando quel che resta del centro (non punta
a vincere le elezioni: punta a vincere il Nobel per la fisica
atomica). Sì, lo stesso Casini blandito da Bersani in campagna
elettorale; tirato in ballo dalla carta d’intenti della defunta
Coalizione Bene Comune che favoleggiava di «un accordo di
legislatura con le forze del centro democratico» poi diventato
«centro liberale» così che Vendola potesse dire che il riferimento
era a Di Pietro: il celebre Centro Liberale di Ferrero
e Diliberto. Non mi sorprende Casini (padre amorevole, ogni sera
racconta alle figlie una fiaba: «C’era una giravolta…»), mi sorprende
che il segretario del Pd blocchi il paese per dare priorità a una
legge elettorale che conviene a Berlusconi. Cioè, io avevo capito
che bisognava Cambiare Verso, ma mica all’inno di Forza Italia.
E Forza Italicum, che siamo tantissimi…
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